Si è conclusa per auto e camion la lunga e affascinante tappa marathon che ha infilato come una spada la Bolivia, lasciandosi alla spalle i poco amati (dal fisico dei piloti) saliscendi cileni, arrivo dei camion a parte che era tutto in discesa. Certo, la tappa di oggi si è svolta tutta a quattromila metri di altitudine; il ritorno a Iquique consentirà ai piloti di auto e camion di riposarsi, in vista di una settimana intensa.

Oggi vince il debuttante (e che debuttante!) Yazeed al Rajhi su Toyota. Da tempo viaggiava in orbita, ma solo quest’anno ha coronato il sogno, che potrebbe diventare anche qualcosa di più grande. Le qualità nella categoria dei rally raid erano note, ma oggi ha letteralmente spazzato un qual certo understatement irritante nei confronti dei rookie. Si sapeva già molto di al Rajhi, è vero, ma il modo sapiente in cui ha condotto la gara è stato tanto ineguagliabile quanto imprevedibile. E poi questo Hilux, così sincero nel rispondere e così vivace, con una curva di coppia subito alta, già ai bassi regimi. I minuti da Al Attiyah, comunque, sono solo diciotto. Il qatariota arriva invece terzo, mentre De Villiers, dopo aver cercato la zampata, ha concluso subito dietro. In classifica lo separa dalla Mini in testa un gap di appena otto minuti –un tiro di schioppo- che comunque Al Attiyah saprà ben controllare. Ancora alla ribalta Terranova, secondo, mentre Peterhansel, per la verità, convince sì, ma non troppo: quel settimo posto, in una tappa tecnicamente favorevole, non piace troppo, per una casa che pure avrebbe ambizioni differenti. Ad ogni modo, è una gara in crescendo e lentamente cominciano a sparire i difettucci di gioventù.

Fra i camion, c’è un altro pilota arrembante, Eduard Nikolaev, che senza distinzione di marca ha fatto piazza pulita, lasciando un ottimo Gerard De Rooy (Iveco) a undici minuti –e ribadiamo, i rimpianti sono molti- e terzo il compagno Karginov a quindici minuti. A pagare la veemenza del rampante compagno –che fino a ieri tribolava- è stato il leader Mardeev, a più di mezz’ora!
Di fatto, in una sola giornata, Nikolaev ha quasi riassorbito tutto il distacco subito nella giornata di ieri, dimostrando di essere diventato –aggiungiamo noi, finalmente- la punta di diamante di una squadra che finora si era affidata all’equipaggio “di turno”. Mancava “un Chagin”, per così dire.
E sono già cinque su otto le tappe vinte da Nikolaev; a questo punto si fa invece dura per Loprais, buono quarto a venti minuti, ma davvero lontano da un terzetto che macina il terreno sudamericano e, in particolar modo, la sabbia soffice. Bene anche Kolomy (Tatra), in sesta posizione parziale e ottavo nell’assoluta, mentre soffre Stacey, seppure inizialmente a suo agio sulla terra a inizio tappa, a due ore nella generale in sesta posizione.

Fra le moto piccoli cambiamenti ci sono, ma sono sempre molti diluiti –insolito per una categoria che vive i problemi quotidiani della navigazione- ed oggi sicuramente un primo segnale è arrivato. Il clou della Dakar sulle moto sarà domani, quando si concluderà la marathon e l’assistenza sarà svolta dai piloti. A rilanciarsi è sicuramente Goncalves, che vince la tappa e si porta ad appena dieci minuti da Barreda Bort ed è saldamente terzo in classifica. Coma, a cui è sempre piaciuta l’etichetta della volpe, rinuncia al successo di tappa per appena 14”, ma mette nel taschino sei minuti, riducendo lo scarto a sei minuti nella generale su un terreno un po’ “cassant”, per i francesi, cioè fragile.
Lo spagnolo della Honda è infatti caduto nel finale ed ha chiuso a sei minuti e tredici secondi, con lo stesso tempo di Botturi, vicinissimo alla top ten, ma ancora lontano da prestazioni più convincenti. Terzo Walkner, uno dei due debuttanti –e nel paddock è ormai una febbre- che ha infiammato la Dakar assieme a Price, oggi quinto e regolare. Davanti a lui un’altra rivelazione dell’anno, Quintanilla, che è solido quarto.

Si riprende domani con moto e quad, con una tappa identica a quella percorsa oggi dalle auto: vista le difficoltà incontrate oggi, è lecito aspettarsi delle sorprese, il vero sale della Dakar…

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