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Era una rivincita attesa da tempo, come nel duello fra Bezuchov e Dolochov in “Guerra e Pace”: in questo caso, la ferita inflitta da Kopecky allo Janner Rallye, non è bastata per eliminare il rivale storico Bouffier, penetrante poiché giunta a sorpresa e inaspettata. Allora però, si poté parlare effettivamente di freddezza ritrovata del ceco. E’ questo l’estremo riassunto dell’edizione 2013 del rally immortale per eccellenza, che tuttora sopravvive nella sua natura, riproponendo di anno in anno un format tradizionale e storico, conservando ancora quei patrimoni che appartengono alla cultura sportiva europea. Un vero polmone verde, che offre ossigeno ad una disciplina che l’aria sta per esaurirla; nonostante una sforbiciata del percorso, il Tour de Corse raccoglie sempre le eccellenze storiche di questo rally: l’uomo dell’evento, il simbolo, avendo vinto nel 1993, è chiaramente Delecour, ma anche Sarrazin lascia il segno. Come vedremo, gli occhi sono tutti per il corpo a corpo Kopecky-Bouffier, perché i più arrembanti Breen e Kubica, di fatto i più competitivi, sono state le vittime dell’appuntamento, fra sfortuna e imprecisioni. Significativo è il coraggio della rivincita di Bouffier, che non si sottomette alla pressione del ceco e nell’insieme, con un podio così formato, emerge quel volto caratteristico del Tour de Corse, in mano eternamente al tatto degli asfaltisti puri, capaci di estrarre da un fondo umido ed in costante evoluzione tutta la propria abilità interpretativa, nonché versatilità ed incisività. Non sono casuali i successi di Neuville e Sordo, così come i tre tentativi falliti di Kopecky nell’agguantare una classica prestigiosa. Difficile riuscire a sconfiggere questo tabù…
Prossimo appuntamento il GEKO Ypres Rally, in netta controtendenza con l’evento francese per quanto concerne gli aspetti strettamente tecnici: anziché svolgersi fra collina e costa, si srotola tutto a basse quote nelle Fiandre, un percorso che si distingue, a differenza del Tour de Corse, per le staccate violente a novanta gradi, in uno scenario immerso nella campagna belga, nell’insieme veloce e particolarmente insidioso è proprio il nastro dell’asfalto, stretto e viscido. L’essenza, tuttavia, è la stessa, una storica tappa insostituibile, dove la scrematura emerge chiaramente.
CLASSIFICA DEI PROTAGONISTI
Bryan Bouffier 10
Fervente e ancestrale è stata l’attesa, appagante il premio, cioè una vittoria che colma un vuoto, una ferita rimasta aperta e mai colmata. Perché –in fin dei conti- Bouffier è una sorta di “ras” delle classiche, ne è padrone in quanto sono proprio quelle prove a mettere in risalto la dote di asfaltista maniacalmente preciso e sensibile, un tatto fuori dal comune che del resto è già emerso a Montecarlo in due differenti occasioni. Come si ricorda in questo articolo (http://www.rally.it/giru-di-corsica-2013-un-grande-show/) è una vittoria più grande rispetto al Monte 2011. Non per un discorso strettamente legato al prestigio, il quale è comunque di rilievo, essendo due eventi notevoli, ma soprattutto in virtù dell’approccio, non più arrendevole, ma ricercato, studiato e preparato, con finezza chirurgica. In tal senso, però, dobbiamo evidenziare un secondo aspetto: non è stato il ritmo incalzante, caratteristico di Kopecky, a consentire la vittoria del francese, bensì la volontà, la passione e il cuore, l’uomo che prova a superare lo strumento, il mezzo. E’ opportuno infatti richiamare il divario prestazionale della 207 S2000, considerata da larga parte degli addetti ai lavori in pensione, invece tuttora efficace e versatile. L’alacrità si è tramutata nell’impeto travolgente di chi non si arrende e non cede, chi è consapevole di disporre di mezzi inferiori ma della giusta dose di ambizione. Il “cornicione” di questa splendida performance è stata la gestione strategica, esemplare e raffinata. Sembrava, dopo la prima tappa, più lontano di Breen dal successo, la reazione è avvenuta invece nella seconda giornata, in condizioni variabili, risultando il miglior amministratore del bilanciamento gomme dure al posteriore e morbide all’anteriore. Una metamorfosi ripartita con ancora più grinta, che testimonia uno stato di forma eccezionale. Una piccola epopea che nasconde un cambiamento ben più vasto. IN EMERSIONE
Jan Kopecky 8+
Dopo essersi riconfermato quattro volte vicecampione IRC, forse è giunto il momento ideale per vincere, in seguito alla rivisitazione del format dell’ERC. Eppure, si tratta di un’affermazione del tutto ipotetica, che non pare ritrarre esattamente la realtà dei fatti. Proviene da un trittico di appuntamenti vincenti e nonostante ciò, osservando quanto avvenuto in Corsica, Kopecky non è riuscito nell’impresa di replicarsi, rendendosi protagonista anzi di una debacle improvvisa nell’affrontare il “Rally delle Diecimila Curve”, a metà fra il calcolatore e l’attaccante. A mancare, è stata proprio la continuità, un filo conduttore nella prova. Del resto, per la terza volta consecutiva, Kopecky si piazza secondo, trovando il ritmo solo nel finale, non è stato attore ma comparsa, scrutando solo i movimenti altrui senza muovere un’offensiva vera e decisa. La leadership temporanea del venerdì è stata una grande illusione, perché –è opportuno evidenziarlo- ad affliggere il ceco è stato il sottosterzo, causato dalla precaria aderenza del fondo, sulla quale, del resto, si è giocata la partita. Una visione tattico/strategico non ottimale, combinata ad un ritmo singhiozzante, hanno prodotto una piazza d’onore positiva per il campionato, ma francamente priva di spessore. Ad abbandonarlo sulla Skoda, è anche il motore attraverso la PS finale. COMPARSA
Stéphane Sarrazin 7½
Il bramato podio, la voglia di mettersi in gioco, di duellare a qualsiasi costo, senza pressione: una performance senza canoni precostituiti, adibita solo a puntare in alto, quasi per esclusiva passione. Il desiderio, in fondo, di riportare la stessa vettura di Sordo alla sua collocazione, al successo, ma le dinamiche sono profondamente differenti. La 207 e la Fabia sono vettura accurate, affidate a veterani del settore. Eppure, è lodevole lo spirito verace del francese, che si è lanciato in una rincorsa a spron battuto, senza alcun indugio. In realtà, la vera contesa ha coinvolto il pilota stesso e la vettura, imprecisa al retrotreno e pertanto inefficace. A premiarlo, però è stata l’audacia e la prudenza: l’accortezza è la corona dei saggi. In tal modo, ha recuperato un terzo posto non scoppiettante ma certamente lodevole. EFFICACE
Craig Breen 8
Non importa se la vittoria è sfumata, il titolo si allontana e la distanza è esigua dal podio: l’ERC per l’irlandese è come una palestra, un test ampio per confrontare i risultati conseguiti nei due anni precedenti. E su questo piano, si evince quanto le mutazioni siano state di spessore: da exploiter a condottiero in un solo anno, fra peripezie e travagli. Nel mezzo, c’è una tragedia, ma anche il titolo SWRC. Ritratto di un percorso ricco di contrasti, così come la sua performance in Corsica, in cui ha “assaporato” il gusto della leadership per metà giornata, dimostrando grandi abilità di controllo e superiorità tecnica di guida, anche sull’ostico asfalto. E poi, in sequenza, sfumature decisamente più opache, con una foratura e diverse toccate violente sul posteriore: sul viscido ha letto eccezionalmente la gara e guadagnato un gap davvero ragguardevole, successivamente è iniziata la parabola discendente.
E’ questo il Breen fra luci e ombre, che ad ogni rappresenta una delle future carte vincenti del rally SCOMMESSA
Francois Delecour 7-
Fra i sei protagonisti del rally, Delecour, in qualità anche di vincitore dell’edizione 1993, quando il Tour de Corse era ancora un mattone del WRC, era fra i più attesi: una porzione di storia, fra nuovo che emerge e antiche tradizioni preservate, indissolubile dall’evento. Tuttavia, è avvenuto l’esatto opposto, in quanto la prestazione del francese ha trovato in strada riscontri del tutto incolori, privi di guizzi significativi, se non un riscatto tutto tricolore alla ripartenza del sabato. Vent’anni fa, il chilometraggio era il doppio ed oggi appare chiaro quanto sia infida la sfida con piloti dalle notevoli ambizioni. Resta ad ogni modo una prova in controtendenza con quelle precedenti, non da lottatore nato qual è Delecour, sebbene sia di rilievo la consistenza e la regolarità. DISCRETO
Julien Maurin 6+
In certo qual modo Maurin presenta numerose affinità con quel pilota incompiuto, non del tutto realizzato qual è Martin Prokop. La regolarità, la linearità premiano il risultato finale, ma se questi aspetti vengono coniugati con l’inconsistenza producono risultati altrettanto inconcludenti, specie per un giovane che cerca l’emersione, il guizzo, un tentativo di sussulto. Il sesto posto finale, ad una distanza notevole dal battistrada, velleitariamente lontano non solo sul piano “algebrico”, ma anche nell’insieme di operazioni legati alla conduzioni di una gara, fallimentare –ad esempio- la scelta di montare a lungo la mescola morbida. INCOLORE
J.M. Leandri e J.M. Raoux 6
Anche quest’anno il Tour de Corse è la cartina tornasole di tanti francesi, i quali si confrontano con standard molto elevati in casa. In realtà, entrambi partecipano a programmi internazionali ed è emerso in modo limpido come la “forgiatura” professionale sia diametralmente opposta. Il primo, proveniente dalla scuola su asfalto, il secondo, semi professionale, veterano della terra e vincitore dell’IRC 2WD Cup nel 2011. Specchio, in seguito, di due risultati positivi, in piena top ten.
CLASSIFICA PRODUZIONE
Andreas Aigner 7/8
Vince, ribalta la classifica del Produzione, si conferma nella categoria, ma nell’Assoluta, che dovrebbe essere comunque suo terreno di caccia, fatica abbastanza. Ha sofferto in principio l’iniziativa di Bonnefis, superato l’ostacolo (dopo una tappa intera!) ha cercato la rincorsa ad un piazzamento più onorevole: c’è lo scotto del fallimento 2012, troppo evidente e persistente. E’ ripartito con più grinta, senza tatticismi, nel tentativo di catturare subito quel trofeo atteso, primo passo di una nuova arrampicata al vertice.
Germain Bonnefis 8+
E’ Bonnefis il vero mattatore del Rally di Corsica, lo ha animato con uno spirito inconsueto in un’edizione fatta di frenetiche attese, di tatticismi e manovre. Anzi, sul fondo misto è stato l’unico a spremere fino in fondo la Megane RS, opponendo alla superiorità tecnica di Aigner una difesa strenua e feroce. Ottimale anche il bilanciamento della vettura, che pure in diverse occasioni si è rivelata nettamente inferiore. Chiude secondo ma l’onore delle armi è concesso: la resa è stata più che gloriosa. La terra è il suo terreno di battaglia, ma sull’asfalto ha mostrato rapidi progressi. GUERRIERO
Jaroslav Orsak 6/7
Robert Consani 5½
ERC 2WD CUP
“Csucsu” 8
Molly Taylor 7
Vasiliy Gryazin 7+
CLASSIFICA RITIRI
Lorenzo Bertelli 6
Dopo il quinto posto al Ciocco, prosegue il processo di training sull’asfalto, in un tentativo di rilancio personale con la Fiesta RRC, al fine di acquisire un bagaglio di esperienza più ampio: obiettivo raggiunto a metà. Non è in uno stato di forma eccezionale, emerge d’altre parte il livello dell’asticella dell’evento. Ciò non significa comunque che Bertelli abbia sfigurato: l’asfalto è sempre stato il suo tallone d’Achille. L’incendio divampatosi sulla sua Fiesta RRC ha chiaramente ribaltato i piani; i tempi in zona top ten, ad ogni modo, rappresentano un primo, seppur simbolico, traguardo per ambire a risultati più prestigiosi.
Robert Kubica s.v.
Inconsistenza, carenza di risultati sono state le prime accuse formulate in seguito al bilancio chiaramente inconcludente ed in netta controtendenza con il passo gara dei primi appuntamenti. Caparbietà improduttiva, mentre proprio Kubica ha bisogno di essere redditizio per poter proseguire. Invece, per quanto concerne l’appuntamento francese, il polacco non può recriminare nulla a sé stesso, in quanto ad abbandonarlo non è stata l’accortezza bensì un problema inerente il pescaggio della benzina. E’ un ostacolo, ma non un valico insormontabile, il tempo coronerà ad ogni modo il talento di Kubica, ma solo qualora esso venga coltivato. Se per Kopecky è stato un trittico vincente, per Kubica il raccolto è povero, magro e inconsistente. La ricostruzione, tuttavia, può ripartire proprio dalle macerie.
Daniel Oliveira 6
DENTRO IL RALLY / APPROFONDIMENTO
Tour de Corse 9
Scomposizione del voto:
Copertura televisiva 9
Qualità delle prove 9
Qualità dell’evento 9
Organizzazione 9
Indubbia è la qualità del Rally di Corsica, che rappresenta una pietra miliare del rally europeo; molto abbiamo detto già in precedenza, quindi non ci soffermeremo sulla raffinatezza delle prove, naturalmente inestimabile. Il fascino locale non si esprime solo nella selettività di ciascuna prova, ma nello straordinario contesto. E’ una sorta di certificato di garanzia, a partire dall’organizzazione dell’evento, passando per la riconferma delle prove, eccezionali come di consueto, una sorta di rimpasto del rally tradizionale; lo spettacolo è assicurato e soprattutto trasmesso live da Eurosport: un servizio lodevole e che rende l’ERC, nell’anno della sua rinascita, molto più fresco e dinamico di un WRC privo di rinnovamento da oltre un anno.
Pilota del Tour de Corse: Germain Bonnefis
Fra le numerose eccellenze di questa gara, vogliamo segnalare, andando controcorrente, un pilota che spunta dalle retrovie: è Germain Bonnefis, un pilota cuore e passione che, come Bouffier, è capace talvolta di spezzare i confini tecnici, aggiungendo l’ingrediente del talento. Un prodotto fenomenale, derivato dalla scuola francese, capace anche di sorprendere su terra. Un percorso inverso a quello di numerosi connazionali. Eppure, con Renault Sport, sono già emersi risultati incoraggianti. Un esperimento riuscito e che offre indicazioni positive per il futuro, su quello che sarà lo schema del rally internazionale del futuro.