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Indubbiamente, oggi archiviamo una tappa intensa, la prima in Cile, anche piuttosto estenuante per i piloti, essendo lunga oltre 400 km. E’ la giornata dei colpi di coda, come suggerito dal titolo, ma attenzione, che ha avuto successo fra le auto, ma non tra i camion, dove De Rooy soffoca i tentativi di ribaltare la classifica a suo sfavore. E’ il giorno, inoltre, di una tragedia, di cui sono state vittime il conducente e il passaggero di un taxi, entrato in collisione con un mezzo di supporto. E’ quanto mai corretto rivolgere le condoglianze alle famiglie, considerando che la Dakar 2013 non ha mai prodotto vittime. L’augurio, è che il dolore si arresti qui.
Fra le auto, come accennato, vince Al Attiyah, dominando, de facto, dal primo metro. E nello scontro fra due personalità, Peterhansel e il qatariano, emerge una differenza a ipsilon delle tattiche di guida, il primo calcolatore, ma non per tal motivo incapace di reagire, il secondo combattente nato, il quale cancella dal proprio bagaglio sportivo la parola “gestire”: non è nello spirito del vero rallista. Non c’è dubbio però, che se l’uno è abile nel controllare il proprio vantaggio con astuzia e sagacia, l’altro firma rimonte strepitose. E’ disdicevole, parlando di rally raid, escludere prematuramente gli altri contendenti, ma i drivers sopra citati, hanno non solo più di quaranta minuti sul terzo, ma anche il giusto carattere, i giusti requisiti per dettare un ritmo ben al di sopra delle possibilità altrui. Basti notare, infatti, che l’altro matador, Sainz, ha patito l’ennesimo problema tecnico, questa volta al propulsore, che oltre a confermare la totale esclusione di una remuntada in grande stile, probabilmente comporterà il ritiro, con grande amarezza del pubblico mondiale. Caduto nel baratro anche Roma. Giungendo al nucleo della tappa, Al Attiyah, palmo dopo palmo, ha guadagnato sul restante gruppo, ma anche sul francese, sul quale ha recuperato quasi tutto il gap, quantificabile adesso in un minuto e mezzo, dai dieci di ieri. Una vera opera d’arte. Segue Gordon, privo di ambizioni in classifica in terza posizione, certificando però lo smalto e il brio.
Quarto Terranova, exploiter locale, sull’obsoleto BMW, a quattordici minuti: sebbene sia stato poco costante, è in zona punti, lottando con unghie e denti in modalità “full attack”. In altre parole, efficace e incisivo, può rappresentare una variabile in zona top ten.
Quinto e sesto Novistkiy e De Villiers, i quali hanno infiammato le posizioni di rincalzo, a cavallo fra terza e quarta posizione.
Si parte per la prossima tappa con un grado di tensione molto elevato: il pilota arabo ha trovato la chiave per dare una svolta alla propria gara.
Fra i camion, vince De Rooy che soffoca tutti i tentativi di ribaltare la testa della gara: Nikolaev ha tentato un blitz alla leadership, grazie ad una guida molto aggressiva, riuscendo finalmente ad esaltare le proprie doti di guida, ma un problema meccanico ha rallentato la sua marcia trionfale, perdendo quasi venti minuti. Tanti drivers sono emersi, secondo Karginov, che salva lo squadrone Kamaz e terzo Versluis, con il MAN, a lungo leader della tappa, caduto negli ultimi km, così come Loprais, quarto.
Chiude la top five un Biasion regolare, ma non troppo incisivo: forse la top ten è raggiungibile, magari temporeggiando e poi attaccando durante l’ultima settimana. Stacey, si è nuovamente capottato: anche per l’olandese, molto competitivo, si è auto-escludo dalla sfida.
Insomma, giornata di grande spettacolo, un duello corpo a corpo nelle auto fra personalità, fra stili di guida, in cui conta l’individualità, lo spirito dei due sfidanti.
Agli antipodi, i camion: è un confronto quasi culturale e tradizionale, fra i Kamaz della Russia, guidati dallo “Tsar” Chagin e il giovane team Iveco, che ha costruito in pochi anni una struttura solida, molto efficiente, composta da piloti di grandissimo valore.
Sono due fortezze, fra le quali, dopo un anno di transizione, sono scoppiate le ostilità. Adesso però, sono solo delle scintille, in quanto nei trucks ha molto valore la cooperazione e la collaborazione in un team; in altre parole, la collettività ne è il pilastro.