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“Personaggi di Raid” ritorna con un nuovo pilota da presentarvi. Proviene sempre da est, passati i settant’anni ma con la voglia di correre ancora ben radicata. Il Sig. Kenjiro Shinozuka ha portato la bandiera giapponese sul tetto del deserto, ma anche tra le speciali del mondo rally. Il pilota del sol levante nasce a Tokyo il 20 novembre del 1948. All’età di diciannove anni prende parte al suo primo rally, a bordo di un’Isuzu Bellet; al tempo lavorava come impiegato presso il quartier generale della Mitsubishi a Tokyo. Infatti non ci volle molto che il gigante produttore di auto si accorgesse delle potenzialità del giovane Kenjiro. Nel 1976 gli venne affidata una Mitsubishi Lancer GSR 1600, con cui prese parte al suo primo evento facente parte del Campionato del Mondo Rally: il Safari. Non era proprio una gara semplice per esordire, ma ciò diede conferme ben solide al team ufficiale della Mitsubishi Motors; infatti Kenjiro riuscì a terminare la corsa, piazzandosi 6°, davanti alla Datsun 160J ufficiale di Kallstrom.

Il programma del 1977 fu più intenso, correndo a bordo di una Colt Lancer arrivò decimo al Safari, mentre uscì vincitore di classe al Criterium Molson du Quebec Rally in Canada. Chiuse la stagione con un quarto posto al Southern Cross International Rally in Nuova Zelanda. Quell’anno nel frattempo, con la medesima auto, Andrew Cowan vinceva il Rally Costa d’Avorio. Ci fu anche una parentesi europea per il giovane pilota di Tokyo, in cui abbandonò il volante Mitsubishi per adagiarsi sul sedile di una Ford Escort RS1800, disputando il Lindisfarne Rally – valido per il campionato inglese – e la tappa Mondiale in Portogallo dove concluse terzo di classe e decimo assoluto.

Arrivò velocemente anche il 1986. L’anno zero per Kenjiro. Infatti prese parte alla sua prima Parigi-Dakar, una lunga serie in cui riscosse un grande successo. Venne messo al volante di un Pajero prima serie, con il quale Zaniroli vinse l’anno prima. La vettura era preparata dalle mani sapienti di Andrew Cowan e la neonata Ralliart. Quell’anno chiuse 46°. Ma l’anno successivo il “Montero” sembrava non avere segreti per lui: riuscì a chiudere al 3° posto, all’inizio di quella che sarebbe stata l’egemonia Peugeot. Quell’anno disputò soltanto l’Himalayan Rally con la Starion Turbo, vincendo. L’inizio del 1988 fu di buon auspicio per Kenjiro: riuscì a concludere la Dakar al 2° posto, portando ancora più vicina Mitsubishi a riprendere lo scettro del deserto. Seppur non vinse neanche una speciale, il giapponese arrivò dietro solo alla Peugeot di Kankkunen, dato che Ari Vatanen venne penalizzato di oltre 30′ minuti perdendo così il contatto con la vetta. L’annata prosegui collezionando apparizioni e soddisfazioni nel mondo Rally, guidando la Mitsubishi Galant VR-4. Il Nuova Zelanda non fu una buona partenza, dovendosi ritirare per un problema al cambio, ma riuscì a centrare un ottimo 3° posto in Malesia e la seconda vittoria consecutiva all’Himalayan Rally. L’anno si terminò con la tappa del Mondiale Rally in territorio britannico con il RAC, dove Kenjiro potè guidare la Galant ufficiale del team Ralliart.

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Alla Dakar iniziò tuttavia un periodo difficile. Shinozuka, insieme ai suoi compagni e al leader Ralliart Andrew Cowan, iniziarono a faticare con l’ormai attempato Pajero. Mentre Peugeot si lanciava verso il passaggio alla 405, il team Mitsubishi era arrivato al massimo di quello che poteva dare il 4×4 della casa di Tokyo. Infatti il miglior risultato del 1989 fu quello di Tamray sul 3° gradino del podio, ma l’anno successivo si metterà al volante della Lada insieme a Jacky Ickx. Nonostante il 6° posto alla Dakar, Kenjiro ebbe un prospetto rallystico più ampio, con ben quattro appuntamenti mondiali. E’ chiaro che l’indole del pilota asiatico era sempre per il deserto, ma anche nei rally di lunga percorrenza poteva dire la sua. Infatti l’anno successivo il piano rally del pilota Mitsubishi fu ridimensionato, ma partecipò al Safari dove concluse 5° dietro allo squadrone Toyota e alla Delta Integrale di Kankkunen. Il 1991 fu il trionfo per Kenjiro. Ripetendo lo stesso calendario dell’anno prima, chiude 8° al Safari ma riuscì a salire sul gradino più alto del podio al Rally Costa d’Avorio facendo doppietta con il compagno di squadra Tauziac. Nel frattempo alla Dakar giunsero grandi novità. Quell’anno arrivò la seconda arma letale francese: la Citroen ZX. Ma Mitsubishi non rimase a guardare e con il finire del 1990 decisero di mandare in pensione il primo Pajero. Serviva qualcosa di potente che potesse contrastare l’egemonia francese. Venne così presentato il Pajero Proto Dakar, un modello studiato appositamente per la gara. Le specifiche erano da capogiro, con 450cv di potenza. Per Kenjiro non fu semplice, infatti si dovette ritirare al debutto con la nuova auto. Ma come sappiamo i primi anni sono difficili per tutti; nel 1992 la corsa per la prima volta non finì a Dakar ma a Città del Capo e con lei si spezzò la serie di vittorie Peugeot/Citroen. Auriol-Weber-Shinozuka fu il podio completo. Ma i successi non finirono a gennaio; Kenjiro vinse per la seconda volta consecutiva il Rally Costa d’Avorio battendo Thiry.

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La carriera nei rally proseguì a pieno regime fino al 1997, collezionando due secondi posti al Safari con la neonata Mitsubishi Lancer Evolution. Nella Dakar invece l’impegno costante e la dedizione tipica di Kenjiro lo portarono verso la vetta. Nel 1994 si dovette abbandonare il Pajero Proto, in quanto non corrispondeva più alle specifiche redatte dalla FIA. Venne così battezzato il nuovo Pajero V20, con cui tuttavia non riuscì a concludere la corsa. L’annata successiva fu ancora di Lartigue e la Citroen, ma lo squadrone Mitsubishi era ancora vicinissimo con Saby al secondo posto e il nostro Shinozuka al terzo. Il 1996 fu da dimenticare, mentre il 1997 passò alla storia. Il percorso fu disegnato ad anello con partenza e arrivo a Dakar, transitando per Mauritania, Mali e Niger. Quell’anno le Mitsubishi erano preparate e Kenjiro Shinozuka riuscì finalmente nell’impresa, vincendo la corsa passando negli annali come il primo giapponese ad aver vinto la Dakar. A seguirlo gli altri quattro suoi compagni di squadra, mettendo un sigillo ben radicato. Il team si ripeté l’anno successivo. Nonostante i problemi iniziali causati dal fangoso prologo de “La Chatre”, Kenjiro concluse secondo alle spalle di Fontenay andando vicinissimo ad una doppietta. Il 1999 partì male; infatti durante il prologo a Granada, ruppe la sospensione anteriore perdendo oltre mezz’ora e precipitando al 79° posto. Fu una corsa alla risalita, ma riuscì a centrare comunque un incredibile 4° posto.

La Dakar 2000 non salutò il nuovo millennio nel migliore dei modi. La corsa partì da Dakar verso l’Egitto; purtroppo fu sospesa per cinque giorni ed istituito un ponte aereo tra Niamey e Sabha in quanto secondo il Ministro degli Esteri Francese, bande di terroristi attendevano la corsa sul percorso. Il tempo per recuperare fu poco, così i piloti spinsero al massimo. Nella 9^ tappa Kenjiro cappottò il suo Pajero, con conseguenze alla schiena per lui e il copilota Seryes. Dopo questo incidente riuscì a prendere un 3° posto nel 2002, per poi completare quattro ritiri in stecca negli anni successivi e un 57° posto nel 2007 con Toyota.

Kenjiro ha aiutato Mitsubishi nello sviluppo delle auto fino al 2017. E’ stato un pioniere della Dakar che ha portato grande tecnica in questo mondo con la sua dedizione e tecnica.

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