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Chi stamattina aveva vagamente pensato che una speciale di soli 23 chilometri non sarebbe riuscita a creare alcun problema, ovviamente si sbagliava. Di tutti i concorrenti in gara, ben 129 fra moto, auto, ssv e camion non uno solo oggi non ha commesso un errore di navigazione. Perchè era una speciale complicata a livello di navigazione, piena zeppa di trappole e trabocchetti che tradotto significa piste parallele, buche, solchi, alberi e tracce più o meno evidenti. Come se non bastasse ci si sono messe anche le pecore e anche i pastori a creare ulteriore confusione e così, sin dalle prime moto, la speciale si è popolata di rumori e di persone. Moto che si incrociavano una contro l’altra, alla ricerca della pista corretta, camion completamente fermi mentre consultavano il road book, sguardi perplessi di fronte a un fondo sabbioso ma senza tracce, o meglio con talmente tante tracce da non permettere in alcun modo di seguirle.
Questa insomma, l’atmosfera della prima tappa di questa Africa Eco Race 2020, partita stamattina dal porto di Tangeri alle 8 per la prima moto e alle 9,20 per l’equipaggio composto da Stefano Rossi e Alberto Marcon. La loro Nissan Patrol in livrea rossa e bianca ha lasciato Tangeri per affrontare i primi 241 chilometri di trasferimento, per fortuna per gran parte in autostrada, e raggiungere così la partenza della prima prova speciale della gara. 23,18 chilometri tostissimi, caratterizzati da una foresta di eucalipti all’interno della quale era stato ricavato un settore selettivo sinceramente complicato. “La prova era estremamente tecnica anche se corta – hanno dichiarato al traguardo praticamente all’unisono Rossi e Marcon. – Il fondo sabbioso e gli alberi ci hanno impegnato tantissimo, soprattutto per la navigazione che non lasciava un attimo di respiro. Noi però non abbiamo forzato, oggi c’era molto più da perdere che da guadagnare” conclude Rossi.
“Come se non bastasse c’erano molti rami bassi e abbiamo fatto attenzione a non danneggiare la macchina e il parabrezza perchè la nostra Nissan è alta – aggiunge Alberto Marcon. – Non posso negare però che la tappa era veramente molto bella e come sempre l’Africa Eco Race si dimostra una gara difficile, fin dalla prima tappa”.
Una volta usciti dalla speciale con la tredicesima posizione assoluta nella categoria auto i due si sono messi subito in viaggio per raggiugere il bivacco di Tarda, a 489 chilometri di distanza. Un trasferimento non veloce e tanto meno semplice visto che i concorrenti hanno raggiunto e superato quota 2000 metri perdendo non poca potenza sui loro veicoli : “Abbiamo toccato quota 2190 metri – spiega Marcon che oltre ad occuparsi della navigazione segue anche tutta la strumentazione e tiene sotto controllo il comportamento a livello elettronico e meccanico del mezzo – e abbiamo viaggiato per qualche chilometro con una pressione atmosferica di circa 0,74 bar”.
Al bivacco i nostri due piloti arriveranno con il buio, e non prima delle nove di sera e a quel punto toccherà ai meccanici, che comunque oggi hanno ugualmente affrontato il trasferimento in camion fino a Tarda, di 700 chilometri per loro, concentrarsi sulla Nissan Patrol.
Domani seconda tappa, da Tarda a Mhamid e dopo la tanta strada di oggi i piloti non troveranno trasferimento nella loro seconda giornata di gara. La seconda prova speciale dell’Africa Eco Race 2020 partirà direttamente dal bivacco alle 8,20 (per la prima moto) – i piloti avranno dunque modo di riposarsi stanotte – per 329 chilometri di prova e al termine avranno solo tre chilometri di trasferimento per raggiungere il bivacco di Mhamid, in pieno deserto marocchino.
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