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Come ben sapete non trattiamo solitamente di moto. Ma personalmente mi sembrava doveroso dare un omaggio a questo grande pilota, che ha fatto molto per la Dakar e ricevuto altrettanto. Il gigante buono nasce a Castiglion Fiorentino il 31 Dicembre del 1957, a sua insaputa il medesimo giorno che sanciva anni orsono la partenza della gara. Fabrizio masticava moto già da ragazzino, quando a diciassette anni comprò la sua prima moto: un’Ancillotti 50. La vocazione per le due ruote lo portano a lasciare gli studi di ingegneria per dedicarsi al 100% al suo amato sport. Già nel 1978 vinse il Campionato Italiano Enduro 125. Dopo una pausa causata dalla leva militare, Meoni riprende a gareggiare in sella a SWM nel 1981. Ma non era abbastanza: nello stesso periodo aprì, insieme all’amico Paolo Acciai, un’officina per moto da cross e enduro. La svolta arrivò otto anni dopo, quando il pilota toscano scoprì per la prima volta il deserto: fu amore a prima vista. La sua carriera si impennò iniziando a collezionare vittorie nei più svariati rally, come il Faraoni, il Rally D’Egitto e arrivò perfino a vincere la Coppa del Mondo. Ma il più grande sogno rimaneva sempre quello di poter salire da vincitore sulla pedana del Lago Rosa a Dakar. Nel 1997 KTM lo contattò, dandogli la possibilità di correre da pilota ufficiale. L’inizio fu funesto, con una caduta nelle prime tappe e il conseguente ritiro. Nel 1998 tornò più agguerrito, sostenuto anche dal compagno e amico Giovanni Sala alla sua prima esperienza a Dakar.
“Eravamo in albergo, quando fuori tutti festeggiavano la partenza della gara, io e Fabrizio guardavamo cartoni animati. Poi iniziammo a parlare di Dakar e li capii che nessuno poteva batterlo. Mi diede qualsiasi tipo di consiglio necessario per affrontare al meglio la gara.”
Perchè oltre ad essere un grandissimo pilota era una persona fantastica. Quando poteva condivideva tutto con tutti.
“Tutti mi chiedono del perchè la pacca sul casco alla Dakar 1998” – dice Giovanni – “Stavamo percorrendo la speciale da Taudenni a Gao dove per sicurezza venne annullata e così avevamo un trasferimento da oltre 1000km da affrontare. Fabrizio aveva un passo bestiale ma dovevo stargli dietro da buon portant d’eau, e dopo circa 800km ne avevo piene le palle di quell’andatura così gli diedi quel colpetto sul casco a 140km/h.”
Fabrizio rallentò ma la sua andatura era ancora sostenuta. Voleva arrivare presto al bivacco, ma sapeva quel che faceva. Infatti gli ultimi 150km li percorsero in mezzo al fesh fesh di notte. Quell’anno arrivò secondo.
Nel 2001 arrivò la svolta. Nani Roma era velocissimo, vicino alla vittoria. Ma Meoni era in gamba, poco distante dallo spagnolo. Poi il fatto che cambiò le sorti del rally. Nani Roma perse lucidità, sbagliò strada e si infilò in una ripida mulattiera sassosa. Mentre cercava di raccogliere la moto, vide Fabrizio sfrecciare a oltre 120km/h in una pista battuta alle appendici della montagna. Roma quando riuscì a scendere, cadde praticamente da fermo in preda ad un attacco di panico. Meoni vinse la sua prima Dakar, e si ripetè l’anno successivo.
“Strategico e combattivo proprio come un cinghiale e così lo chiamavano. Aggrediva con ferocia le prove speciale ma sapeva anche passare senza lasciare nessuna traccia. Così vinse la Dakar 2001”
Purtroppo come sappiamo il deserto non perdona. E’ il 2005. Dopo tanti anni di attività Fabrizio voleva disputare la sua ultima Dakar e ritirarsi. Fu quasi come un presagio. Aveva persino sviluppato la KTM LC8, provandola nei nei minimi dettagli. Era in onda la speciale che portava da Atar a Kiffa in Mauritania. Al km 184 cadde, giacendo esanime a terra. Cyril Despres in testa non si accorse di nulla, mentre gli altri piloti in coda attivarono subito il sistema di richiamo dell’elisoccorso. Inutile dire che l’intervento fu vano.
Indescrivibile ancora tutt’oggi lo strazio al bivacco quando giunse la notizia.
Fabrizio Meoni era molto legato all’Africa come si è potuto ben capire. Infatti non si limitò solo a a gareggiarci. Fondò l’associazione “Solidarietà in buone mani”, con la quale riusci a costruire una scuola per bambini in Senegal. Tutt’oggi quella scuola porta il suo nome. Ma l’attività non si è ancora fermata: dopo la sua scomparsa fu istituita la Fondazione Fabrizio Meoni ONLUS che opera in Africa.
Era un grande uomo, un grande pilota, un grande amico di tutti con un grande cuore. Ha portato molto a questo sport e tutti lo ricordano con un sorriso e una lacrima.
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