photo by Davide Donelli

Ho voluto intitolare così questo articolo: Il mio WRC in Sardegna. In realtà forse non è nemmeno un articolo, è più una lettera di viaggio. Devo ammettere che, tirando le somme, è stato il mio primo rally mondiale su terra. Quindi parto già con una marcia in più. E’ il primo poiché nel tempo, a causa di problematiche relative alla mia salute, mi è stato precluso l’utilizzo degli aerei e pertanto tante trasferte ho dovuto abbandonarle, osservando i miei amici da casa. 

Beh questa volta ho potuto dire “SI”, così da poter unirmi finalmente a quelle benedette trasferte. Fino ad ora il “mio mondiale” si è limitato al Montecarlo; per questioni ovviamente logistiche di trasporto. Un rally che è definito “Il Rally” e quindi mi chiedevo se avessi potuto provare emozioni più forti o per lo meno uguali nel suolo sardo. 

Siamo atterrati all’aeroporto di Alghero la sera, quindi dal finestrino di quel traballante Boeing 737 non sono riuscito a “spoilerarmi” niente. Una volta sceso, ho tirato un sospiro e nella mia mente solo una frase è apparsa: è andata. Con il pollice in su ho rassicurato i miei compagni di viaggio. Una breve dormita e alle prime luci dell’alba la sveglia mi ha fatto aprire gli occhi. Reflex, batterie, occhiali, maschere; c’è tutto. Dopo una colazione veloce, mi fiondo insieme ai miei compagni, al noleggio vetture dell’aeroporto per prendere quello che sarebbe stato il nostro mezzo d’accompagnamento per i tre giorni a venire. Ancora non sapevo che avrei affrontato mille avventure. Il primo assaggio di polvere l’ho avuto all’Ittiri Arena, dove era già presente una calca di persone. Il posto giusto per carburare e tastare il terreno. Due foto al volo a Katsuta e Evans mentre vengono intervistati e via a vedere qualche passaggio. La giornata prosegue nel migliore dei modi e per concluderla decidiamo di vedere i famosi dossi di “Sedini-Castelsardo”. Ci inerpichiamo con la vettura più veloce del mondo: la nostra Yaris Cross a noleggio. Una strada sterrata in salita. Proviamo. Una massa inverosimile di automobili era già parcheggiata ai lati con altrettante che volevano scendere. Decidiamo di salire per arrivare il più vicini possibile alla speciale, spinti da quel benedetto adesivo “Media” appiccicato sul parabrezza. Si traballa, si sgomma, facciamo il pelo e contropelo alle macchine che cercano di scendere ma alla fine arriviamo in cima. Posteggiamo e ci avviamo alla ricerca del migliore spot. Tento la sorte posizionandomi vicino alla telecamera di Rally.tv, ma nell’arco di poco tempo ahimè mi sono dovuto spostare. Riesco a ritagliarmi un piccolo spazio tra due ragazzi spagnoli che gentilmente mi lasciano posto dopo aver attaccato bottone con un arrabattato inglese. Sono allo stacco del primo salto in discesa, sullo sfondo il bellissimo mare azzurro e Castelsardo in lontananza. 

Impugno la mia reflex e aspetto.

In lontananza si sente l’elicottero e dopo poco anche quel millesei turbo che spinge. Neuville sta arrivando. Mi preparo, nell’arco di pochi secondi mi spunta davanti il muso della Hyundai i20 e inizio a scattare. Passa talmente veloce che negli attimi degli scatti fatico a vederla. Si alza una gran polvere, portata via dal vento e subito il silenzio. Guardo il mio piccolo schermetto e vedo uno degli scatti più belli che abbia mai fatto. In quei momenti, passaggio dopo passaggio, l’emozione è rimasta sempre “Over 9000” come direbbe un famoso personaggio dei cartoni animati. Con il cuore a mille e il sorriso stampato in faccia, di chi sta passando dei momenti bellissimi.

Il sabato. Beh il sabato è stato tosto. Uscita dal C.O. dell’appartamento alle sette di mattina e timbrata di ritorno alle dieci di sera. Quasi quindici ore fuori casa, con rally e solo rally. Qualcosa di sublime. Come il Parco Eolico di Tula. Un’atmosfera da chiudere gli occhi e respirare. Però è tardi, tremendamente tardi. La speciale è già chiusa e non si può attraversare. Trovo uno spazio con i miei amici. Uno di loro si ferma mentre l’altro decide di tentare la sorte e proseguire. Così faccio anche io. 

O la va o la spacca.

Serie di spine di cardi piantante nelle gambe e arriviamo ad una recinzione. Cerchiamo di imbonirci il giovane commissario facendogli vedere i nostri Pass Media.

“Ok dai solo voi due. Però fate presto ad attraversare che sta per passare la zero.”

Con una mossa alla Metal Gear Solid passiamo sotto del filo spinato, corriamo dall’altro lato e in fretta e furia raggiungiamo quello che sarebbe stato uno dei posti migliori. Una sfilza di fotografi aveva posizionato le reflex comandate da remoto davanti a questo promontorio. 

“Direi che qui si salta” Mi dico.

Non avevo grandi aspettative ma quando la Ford di Munster ha preso il volo, in fronte mi è uscita la scritta: error 404. Anche qui, una dopo l’altra ho assaporato quei motori al limitatore mentre erano in aria, cercando di immaginarmi come fosse essere dentro quell’abitacolo. Uno spettacolo per gli occhi, il tutto incorniciato da un fantastico paesaggio.

Sarei rimasto lì per sempre. Ma è anche vero che non avrei potuto vedere il resto della giornata. Decidiamo di fermarci alla famosa inversione di Loelle, con questa enorme e verde pianta che funge da perno ad un’ampia inversione. Vediamo rapidamente le Rally1 sfilare in un nuvolone di polvere, per poi spostarci in un’altro punto della prova. Seguiamo le indicazioni per il parcheggio media. Una bella strada cementata serpeggiante, finestrino abbassato…tutto regolare. La strada ad un certo punto però, diventa sterrata. Nessun problema. Yaris Cross a noleggio è qui per questo. Una strada pianeggiante, discretamente larga che ci permette di proseguire anche a velocità sostenuta. Dopo qualche chilometro vediamo molte macchine parcheggiate e le persone che proseguono a piedi. Proseguiamo. Le forti piogge delle settimane precedenti hanno lasciato dei solchi profondissimi con pietre, in discese e salite decisamente ripide. Ma ancora una volta, nessun problema. Yaris Cross a noleggio è qui per questo. Ci avventuriamo. Prima infilandoci in mezzo a dei rovi per far passare un neofita motociclista con una guida decisamente precaria, che troveremo poi rovesciato poco dopo. Arriviamo alla base di una discesa e il canale è decisamente profondo. Canale che si dirama poi nella salita successiva fino alla cima. 

Prima le gomme davanti. Si solleva il posteriore e con un gioco di leva passiamo indenni. Giù poi il pedale per affrontare la salita. Neanche al Camel Trophy. Con un’incredibile trazione si arriva fino alla cima, dove c’è il posto per il bolide. Mi sistemo davanti a una cresta. Mi confronto con i miei compagni e conveniamo che sarà giusto un salto come quello mattutino. Trovo il posto migliore nell’area media, con sempre la mia reflex pronta all’azione. Munster è il primo a passare e vola come il Boeing 737 che ho preso due giorni prima. Incredibile. Evans si catapulta in aria tutto storto, atterrando non so quante decine di metri dopo. Non penso servano altre parole. Con le vetture volanti si chiude il sabato. O meglio: si chiude ripercorrendo la strada da Camel Trophy. Momento di stallo nel canale, ma la Yaris Cross a noleggio è qui per questo. Passiamo indenni, meritandoci un’abbondante cena.

Il tempo è passato velocissimo ed è già domenica. In programma solo la speciale ad Argentiera. Arrivati sul posto, una costa spettacolare con già le persone arroccate in ogni dove. Prendiamo posto in un lembo di speciale dove oltre la carreggiata c’è solo uno strapiombo sul mare. Stupendo. Indescrivibile. Indimenticabile. Passato Prokop però è ora di andare. Purtroppo. Scatto l’ultima fotografia a Rossel mentre circumnaviga l’ammasso roccioso costellato di persone, salutando così definitivamente la Sardegna. 

Voglio ringraziare i miei amici, compagni di viaggio, colleghi. Aldo il maestro organizzatore e top driver offroad Toyota. L’anno prossimo lo vedremo fare la Dakar con la Yaris Cross a noleggio. Max il motivatore di paninari sardi e assaggiatore ufficiale di pietre. Non da meno, ringrazio anche mia moglie Giulia, che ha fatto parte di questo viaggio facendoci anche da badante.

da sinistra: Max, Aldo, Davide

L’emozione provata non mi è possibile trasferirla qui dentro, perchè è talmente oltre, insieme alla passione, che le parole non sono sufficienti. Spero solo di avervi trasmesso almeno un pizzico di tutto questo.

Infine: AJO’!

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