E’ notizia di pochi giorni fa che il grande Jan De Rooy ci ha lasciati. Alla veneranda età di quasi 81 anni, ci lascia una persona che ha fatto tanto per la Dakar. Quest’ultima era la sua casa, il suo trampolino di lancio. In perenne sfida con gli italiani e i russi. Lui e Giacomo Vismara si sono sempre contesi la carta di “boss del deserto su camion“. Una sfida tutt’altro che semplice. Johannes De Rooy è nato ad Eindhoven il 19 febbraio 1943. La sua carriera però non è iniziata subito con le quattro ruote. Infatti ha collezionato diversi trofei nel mondo dell’enduro che conservava nel suo ufficio. Ufficio dal quale portava avanti la sua solida e grande realtà lavorativa, incentrata sui trasporti pesanti.
Da qui, l’inizio di un’era.
Affascinato dalle quattro ruote, Jan iniziò nei rallycross. Non a caso scelse DAF, marchio che accompagnava la sua flotta anche al lavoro. Si vedeva quella DAF 55 gialla saltellare e sbandare nel tracciato, con questo omone al volante che lottava per impossessarsi del primo posto, spremendo ogni singolo cavallo dal piccolo motore Renault da 1.1L. Già al tempo era proiettato nel futuro il grande De Rooy; la particolarità della sua DAF era la trasmissione a variatore, con sistema Variomatic. Un sistema relativamente rudimentale, studiato, messo in atto con cinghie e pulegge proprio come gli scooter odierni. Ma la parentesi “veicoli leggeri” durò poco. Nel 1979 rimase affascinato dalla partenza di questa strana e dura gara. La Dakar. Non passò molto e l’imprenditore olandese prese parte all’edizione 1982 a bordo di un DAF 2800. L’intesa con la sua amata casa autoctona fu subito ai massimi livelli, in quanto entrambi avevano gli stessi obbiettivi. Concluse con un ottimo terzo posto per poi ripetersi l’anno successivo sul DAF 3300 4×4. Dopo un ritiro ed un secondo posto, Jan De Rooy voleva vincere. Per questo motivo la stessa DAF lo coinvolse per progettare un nuovo camion. Performante e veloce. Un’arma letale contro le auto. Ebbene si, perchè l’obbiettivo primario di Jan era quello di essere più veloce delle auto.
Un pensiero che solo un pazzo poteva concepire. Ma questo faceva parte del grande animo di Jan De Rooy.
Nel 1986 arrivò così il primo DAF TurboTwin. Il debutto fu segnato da un ritiro, ma il 1987 arrivò in un baleno presentando l’evoluzione di quel mostro su ruote. Due motori turbo abbinati, con una potenza di 1220 cavalli e una velocità massima di 220 km/h. Parliamo di un’accelerazione da zero a cento in otto secondi e mezzo. Le appendici aerodinamiche lo aiutavano a stare incollato al terreno. Quella sfilza di fari incutevano timore, chiedendo strada. E’ risaputo che più volte Jan era stato criticato per il suo modo di correre; immaginatevi questo affare enorme che arriva dietro la vostra auto in pieno deserto, lanciato ad una velocità smisurata che vi chiede strada, accecandovi con quei fanaloni rotondi. Solo a pensarci viene la pelle d’oca. Se non vi spostavate, state sicuri che in qualche modo vi faceva capire che dovevate scansarvi.
Famosissimo anche il video dove si vede quel DAF lanciato in un tratto pianeggiate a 200 km/h superare la Peugeot di Ari Vatanen che può soltanto stare in disparte. Questo però fu un campanello di allarme inziale, di un disastro annunciato. Quell’anno Jan De Rooy vinse a mani basse classificandosi 11° assoluto.
Nel 1988 voleva riuscire nell’impresa. Ma poi il disastro. Il secondo DAF TurboTwin guidato da Teo Van de Rijt si ribaltò per sei volte alla folle velocità di 180 km/h. Il navigatore, Kees van Loevezjin, fu sbalzato fuori dall’abitacolo e proiettato a centinaia di metri dal mezzo distrutto. Lo trovarono esanime ancora attaccato al sedile con la cintura allacciata. Una scena orribile. Jan De Rooy ritirò il team e l’organizzazione decise di bandire i prototipi T4, limitando anche la velocità massima dei camion. Si allontanò dalla Dakar per oltre dodici anni per poi ritornare ad inizio anni 2000, sempre su DAF, disputando nel 2007 l’ultima Dakar in Africa con il GINAF. Nel 2009 ottenne anche la vittoria alla prima edizione dell’Africa Eco Race. Il figlio Gèrard ha portato avanti poi l’attività sportiva della famiglia, vincendo due volte a bordo dell’Iveco.
Jan De Rooy ha scritto una pagina importantissima di questa disciplina, facendoci sorridere con le sue gesta e facendoci sollevare la pelle d’oca con evoluzioni spettacolari sulle dune.
Ciao Jan.