Rally.it

…E tu come li vivi i Rally?

Prima di entrare in romanticismi vari e similitudini spensierate vorrei chiederti un piacere. Si, tu che stai leggendo queste righe. Vorrei che lasciassi da parte ogni tipo di polemica sterile, inutile e sfrancata di questi ultimi tempi e ti facessi trasportare dalle parole. E’ tutto puramente soggettivo, di come io, Davide Donelli, vivo tutto questo con una punta di riflessione.

Detto ciò direi che possiamo iniziare.

E’ passato diverso tempo da quella che è stata la 91^ edizione del Rallye Montecarlo. Non starò qui a parlare di quale pilota è stato più bravo, chi ha fatto scelte sbagliate e di chi ha detto cosa. Grazie anche alla posizione favorevole in calendario, questo evento molto apprezzato da ogni appassionato mi ha dato modo di riflettere molto; di analizzare una situazione che forse ultimamente sta sfuggendo di mano. Il 2023, per me, vorrei fosse un nuovo anno di miglioramento e di svolta.
Come ogni appassionato di Rally che si rispetti, la passione deve essere stata scaturita da qualcosa. Nel mio caso, ad esempio, le auto le ho sempre adorate sin da “pistolino” come si dice dalle mie parti. In famiglia i motori sono stati masticati ogni giorno, sia dal fronte auto che quello moto. Le svariate Dakar viste prima di andare a scuola e le VHS Mondocorse hanno gettato le basi, mentre i vari videogiochi hanno fatto si che si consolidasse il tutto. Una passione radicale, che mi avvolge a trecentosessanta gradi ancora oggi.

Una passione che mi spinge a svegliarmi alle tre di mattina dopo tre ore di sonno, per andare a vedere quattro macchinine, come spesso mi è stato detto. Quelle quattro macchinine aprono però nella mia mente un mondo fatto di tranquillità, adrenalina e gioia. Emozioni che possono essere capite soltanto dai veri appassionati. Quest’ultimi si contano sulle dita di una mano ormai, ma posso definire tali quelli che da diversi anni sono diventati miei colleghi. Quando si avvicina il periodo natalizio, gli incovenevoli degli auguri lasciano spazio a come organizzarsi per andare al Monte. Il quartetto è ormai ben collaudato: Aldo, Giovanni, Massimo e il sottoscritto. A pochi giorni dalla partenza solitamente sale la cosiddetta scimmia ma prima è doveroso accordarsi su quali viveri portare, in base alla posizione geografica di ognuno. Vivande che, smaltite nell’arco di due giorni, in condizioni normali sarebbero bastate per una settimana. Ma amici miei, siamo al Monte.

Così come quel GTI rosso ci scarrozza da anni su e giù per i monti francesi, è di consuetudine la punta al parco chiuso a Monaco, con annessa birretta di congedo allo Stars ‘N Bars il quale ahimè quest’anno chiude i battenti. Arrivati a questo punto però la mente si focalizza sul giorno successivo. PROVA SPECIALE. Si inizia a sistemare l’attrezzatura, caricare i vari dispositivi e controllare che ogni cosa sia al posto giusto per far si di non farsi sfuggire ogni attimo, di quello che sarà uno spettacolo senza eguali. Uno spettacolo che è iniziato già quando il sole era ancora ben lontano dal nascere. Non ricordo precisamente l’orario, ma era molto ben prima delle sei di mattina. Ci incamminammo in speciale per trovare un posto e l’aria era già cambiata; si sentiva quel profumo di festa, di competizione che stava per arrivare. Come se fossimo entrati in un varco temporale. La vallata poi si aprì agli occhi, nell’oscurità, abbagliata soltanto dai fuochi accessi dalle tante persone già arroccate nei meandri della strada in attesa dei loro beniamini. Un sorriso e niente più. Qualche parola abbozzata in francese per abbonarsi il commissario e la posizione è presa. Uno sguardo veloce all’orologio. Manca un’ora e mezza alla prima macchina. Dai che ci siamo.

Il tempo sembra non passare mai, ma nel frattempo pensi e rifletti. Ti guardi in giro battendo i denti e pestando il terreno per cercare di mantenere un minimo di sensibilità ai piedi.
“No no l’anno prossimo col c**** che torno”

Ma puntualmente, eccoci qui.

Il sole intanto cerca di nascere timido e il tempo stringe, con i commissari che lottano con le persone ancora in mezzo alla strada o in posizioni improbabili. Allora qui inizia a salire l’adrenalina e via a sistemare la macchina fotografica per riuscire a scattare e congelare uno dei momenti di assoluta felicità. Si sente arrivare, in lontananza, con un rumore secco immaginando nella tua testa le curve che sta percorrendo in base ai giri del motore. Obbiettivo in mano, i primi scatti e la Ford Puma che si allontana in lontananza pennellando i vari tornanti del Saint Roch.

Oh si. In quel momento svanisce tutto. Tutti i problemi, il lavoro, la stanchezza…tutto cancellato. Un’emozione che, a parole non può essere descritta ma soltanto capita.

La mattinata prosegue, tra focaccia genovese con crudo di Parma e scamorza. Qualche parola in francese, in inglese e qualche gesto per farsi capire da tifosi tedeschi i quali avevano chiesto informazioni. Il tempo scorre inesorabile e ti rendi conto che hai avuto la testa immersa nel tuo mondo per più di un giorno, parlando anche con perfetti sconosciuti come se fossero conoscenti di una vita. Beveraggi offerti, costine distribuite a chiunque passasse. Questo signori è il clima dei Rally.
Capisci in quei momenti che è ancora uno sport genuino. Uno sport dove se metti insieme dieci persone che tifano dieci piloti diversi non si accoltellano. Anzi. Si sbracciano insieme a bordo strada per incitare gli eroi di uno e dell’altro.
Ed è qui, che dopo due giorni intensi, durante il rientro inizi a riflettere. Pensi a tutte quelle persone che attendono solo di criticare e di essere, in qualche modo, superiori a piloti o addirittura team.
Persone che offendono e mancano di rispetto ad altre persone che cercano di esercitare il loro mestiere meglio che possono.
Persone che millantano disgusto nel vedere vetture ibride correre.
Persone che schifano questo mondo che si sta evolvendo con i tempi.

Il Montecarlo così come ogni rally, è fatto dalle persone. Ma persone con la P maiuscola. Veri appassionati con i quali basta due parole per intendersi a dovere. Chi ha il coraggio di criticare ed essere indignato è perchè non ha mai solcato una prova speciale o non è un “malato” vero. La mia riflessione quindi, è rivolta a tutti coloro che si fanno il sangue amaro per portare avanti un ideale sbagliato, o meglio dei concetti che lasciano soltanto dell’inquietudine in una situazione in cui la fratellanza, la gioia e il sorriso dovrebbero farla da padrone. State sereni. Sorridete per un traverso fumante all’uscita di una curva, spingete l’equipaggio che si è arenato in un campo, incitate anche i piloti con le macchinette più piccole, siate felici di far parte di questo meraviglioso mondo.

Io i rally li vivo così. Con il cuore. Cuore che uso nello scrivere ogni singola parola che leggete in questo sito.

Ora sai un pochino di me e spero tu sia arrivato fino a qui. Per cui…tu come li vivi i Rally?