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Sudore, fatica, dedizione e determinazione sono solo alcune delle cose che ci vogliono per affrontare la Dakar. A maggior ragione per questa edizione. David Castera non si è risparmiato, disegnando un percorso veramente degno di nota con difficoltà naturali ma soprattutto dal lato navigazione, in cui, come abbiamo visto, anche il minimo errore ha portato a grandi perdite di tempo. Questa è una corsa che è stata denominata “la più dura del mondo” già dalle prime edizioni e gli equipaggi sono consci a ciò che vanno incontro. Purtroppo il motociclista Pierre Charpin, dopo una brutta caduta, è stato portato in ospedale con un grave trauma cranico. E’ notizia di poco fa che il pilota francese è venuto a mancare. Ci stringiamo alla sua famiglia e in questo clima, che dovrebbe essere di festa, si stende anche un velo grigio sul volto di tutti.
AUTO – THE KING PETER – La tappa di oggi non era una passeggiata e per chi doveva tentare il recupero era un’ultima speranza di successo nei 200km di speciale. Un ultimo sforzo caratterizzato da sabbia, dune e terra mentre si costeggia il meraviglioso Mar Rosso. E’ così che termina la corsa Carlos Sainz, che vince la 12^ e ultima tappa con 2’13” su Al-Attiyah.
“Non posso dire di essere contento al cento per cento. Abbiamo avuto l’opportunità di lottare ma non abbiamo capito il road-book nei migliore dei modi e abbiamo pagato per questo. […] Stèphane ha fatto un ottimo lavoro ed è anche per questo che viene chiamato Mr. Dakar. Non so ancora se l’anno prossimo saremo ancora qui. Vedremo che opportunità ci saranno.”
El-Matador, campione uscente si congratula con il compagno di squadra ma non nasconde l’amaro per non aver potuto lottare come avrebbe voluto. Amaro che colpisce anche Nasser Al-Attiyah; il qatariota ha mollato la presa sul francese già la tappa scorsa, affermando che al momento i buggy sono troppo avvantaggiati rispetto ai 4×4 e che non avrebbe potuto andare più forte di come stesse facendo. Affermazione condivisa anche dallo stesso David Castera, che si metterà all’opera quanto prima per la prossima edizione. Possiamo dire un buon successo anche per Prodrive; Nani Roma porta l’unico BRX sopravvissuto, al 5° posto generale alle spalle della Toyota di Przygonski. Doppietta in top-ten per l’ormai “obsoleto” Peugeot DKR, con Despres che riesce con una zampata a passare Lavieille in 10^ piazza e Al-Qassimi 7° ad un soffio da Vasilyev. Un grande lavoro, come detto da Carlos Sainz, da parte di Stèphane Peterhansel che a trent’anni dalla sua prima vittoria nel 1991, aggiunge una quattordicesima medaglia al suo palmarès. Bravo Stèphane!
MOTO – HONDA E QUELLA DOPPIETTA – Era il 1987 quando Honda riuscì a centrare una doppietta. Oggi lo squadrone giapponese si ripete, a distanza di trentaquattro anni con la vittoria di Kevin Benavides e Ricky Brabec 2° per 4’56”. Terza, la prima KTM di Sunderland seguita da Sanders e Howes. Uno smacco per la casa austriaca, che era arrivata in Arabia Saudita con i migliori propositi per poter tornare al vertice della Dakar. Purtroppo una serie di rotture e la grande caduta di Toby Price hanno fatto si che KTM perdesse i suoi piloti di punta. Buona prestazione per Lorenzo Santolino che porta la Sherco nella top-ten così come Pablo Quintanilla che inserisce Husqvarna al settimo posto.
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