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Se l’idea iniziale era quella di fare nuove esperienze per il team Rossi 4×4 allora di sicuro l’obiettivo è centrato. Scherzosamente, ovvio !
Al Lago Rosa ieri il sorriso stampato sui visi dei cinque ragazzi del Rossi 4×4 all’Africa Eco Race era la ricompensa più bella e più preziosa per chi abbia seguito con trepidazione questa avventura, soprattutto negli ultimi giorni di gara.
Per la terza volta consecutiva, su tre partecipazioni, l’equipaggio Stefano Rossi e Alberto Marcon arriva al Lago Rosa e poi a Dakar, al termine dell’Africa Eco Race 2020.
Per la prima volta però la loro Nissan Patrol porta davvero i segni della fatica e qualche acciacchetto in più. Il parabrezza è distrutto e davvero ci si chiede come abbiano potuto vedere attraverso per gli oltre 600 chilometri che ancora restavano da fare. Il tetto è più aerodinamico, schiacciato sul davanti e ribassato di qualche centimetro, ma il motore non ha ceduto di un millimetro e suona allegro quando salgono sul podio, sotto un sole accecante, attorniati da una pubblico davvero sempre più numeroso.
“Siamo davvero contenti e ho una sola cosa da dire – sorride Stefano Rossi – tre su tre”.
Ma questa forse, proprio per le sue maggiori difficoltà, è l’edizione senza dubbio più goduta, quella più sudata, quella che davvero si aveva paura di non finire, non tanto per il mezzo quanto per le situazioni logistico organizzative. Il rischio della frontiera che chiude fra Mauritania e Senegal, la corsa folle per arrivare, con la strumentazione in panne, al bivacco di Saint Louis, la guida attraverso uno spazio di poco più di 10 centimetri sul parabrezza per vedere fuori, l’ultima speciale sul Lago Rosa: sono solo alcuni dei momenti salienti delle ultime tre giornate, vissute davvero sul filo dei secondi e della paura.
L’attesa dell’assistenza al bivacco di Idini per quasi due giorni e poi l’arrivo della Nissan, un po’ sgangherata, che compare in una nuvola di polvere come un miraggio: meno di 15 minuti per ricontrollare che tutto funzionasse e poi via per il trasferimento fino al Senegal, su una strada che non si riesce neanche a spiegare da quanto è brutta e pericolosa.
Ma il Lago Rosa, ieri davvero rosa, e la festa, gli abbracci, gli occhi lucidi, i sorrisi, ripagano da tutte le fatiche.
“Mi piace chiamare il team ‘I Magnifici Sette’ – prosegue Rossi – perchè non ci siamo solo noi cinque qui, in gara, ma a casa grazie a Debora e a Luca, siamo sempre stati seguiti anche quando eravamo in difficoltà. Alberto è un valore aggiunto incredibile sia come navigatore che come supervisore di tutto, non si è mai risparmiato, Paolo Denis e Diego unici in assistenza. Un team unito, dove si respira l’amicizia e dove anche quando c’è tensione, arriva sempre un sorriso o una parola a stemperare l’atmosfera. E’ stata un’esperienza bellissima”.
Quando Stefano scende dalla vettura Anthony Schlesser va personalmente a mettergli la medaglia al collo e lo abbraccia, mentre Rossi non fa che ringraziare tutti.
“La gara è stata molto più dura degli altri anni, ed averla finita ci rende ancora più orgogliosi”.
La corsa contro il tempo si è conclusa: 35. assoluti su 49 al traguardo, settimi nella categoria T1, terzi nella T1 benzina, e noni nella classifica riservata alle sole auto.
Ma primi per passione, tenacia, buona volontà, altruismo (viste le volte che si sono fermati ad aiutare altri mezzi in difficoltà), caparbietà, resistenza.
E ora nell’elenco delle esperienze si possono spuntare anche Capotamento nelle dune, Notte trascorsa nel deserto, dormire all’aria aperta senza sacco a pelo.
Si rientra in Italia, nei prossimi giorni, dopo un bel pescetto gustato sulle rive dell’Oceano Atlantico e le storie da raccontare saranno davvero tantissime
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