I piloti dell’ARC (African Rally Championship) hanno affrontato le prove di quello che è stato il Safari Rally 2019. Come abbiamo visto i giorni scorsi, la corsa era sotto i riflettori dalle maggiori autorità del WRC, per decretare l’idoneità al rientro nel calendario del World Rally Championship dopo ben diciassette anni di assenza. La gara si è diramata per tre giorni, lasciando battagliare il favorito e cinque volte vincitore Carl Tundo, il quale ha dovuto proteggere la corona dai forti avversari nonchè connazionali Chager Baldev e Singh Baryan. Dopo una brutta partenza per la Mitsubishi EVO X #1, è stato un rally all’inseguimento per il pilota keniano che ha spremuto il tutto per tutto dal 2.0L Turbo giapponese. Tuttavia Singh Baryan con la più performante Fabia R5 aveva un distacco di oltre un minuto su Tundo; ma nelle fasi finali della corsa la Skoda si ferma, lasciando così libero passaggio a Chager Baldev, che supera Baryan e vince la corsa. Ottimo secondo posto all’inseguimento per Carl Tundo, mentre la Fabia R5 #2 precipita al terzo gradino del podio. Presente un equipaggio italiano, ovvero quello di Varese Leonardo a bordo di un Toyota Run-X; purtroppo si sono dovuti ritirare sull’undicesima prova speciale.
Ma oltre a Chager Baldev c’è stata anche un’altra vittoria. L’evento è stato un grande successo e il sostegno da parte delle autorità insieme a quello dei tifosi è stato significativo. Oltre in 5000 erano presenti alla partenza del rally. Oliver Ciesla, promotore del WRC, ha definito: “[…] Cruciale per l’evento e il ritorno in calendario del Safari la presenza in forza delle autorità[…]”. L’attenzione si è rivolta poi non solo alle fasi cronometrate della gara ma anche a tutto il contorno. In particolare le zone assistenza, la gestione dei trasferimenti e tutto ciò che concerne l’organizzazione dietro le quinte di un’evento di quest portata.
Come per tutte le cose tuttavia c’è un “ma“. Come ben sapete la FIA ha affidato a Michèle Mouton il compito di osservare e correggere tutto quello che concerne la sicurezza dell’evento. Mrs. Mouton ha partecipato al Safari nel bel mezzo degli anni ’80, dove le Gruppo B spopolavano e le distanze erano simili a quelle di un raid odierno. Basti pensare che al tempo la distanza percorsa fu di 5035 km. E’ per questo motivo che la madrina del WRC si è sbilanciata, chiedendo agli organizzatori dell’evento che la corsa fosse più dura. La somma delle prove speciali di questo Safari 2019 è stata di 255km, con un totale percorso di 786km.
“Il Safari deve rimanere come un tempo: una vera prova tra uomo e macchina. Niente a che vedere con la serie di rally “velocisti” presenti nel calendario oggi.”
Michèle Mouton si esprime schiettamente, sostenendo una causa la quale gli organizzatori dell’evento hanno tenuto conto ed hanno controbattuto in questo modo:
“Il percorso era perfetto, ma può essere migliorato per renderlo più duro ma pur sempre mantenendo la sicurezza bene in mente.”
Ritornare alle vecchie distanze sarà un’utopia, per diversi aspetti che posso essere sia di derivazione logistica/monetaria, sia dal fronte sicurezza sia dalla via di resistenza delle auto. Le WRC+ per quanto siano performanti e veloci, sono comunque vetture tarate su standard rallystici con un chilometraggio relativamente basso. Come se fosse uno sprint.
Adattare la tecnica delle auto a queste tipologie di percorso significherebbe stravolgere completamente la vettura. Anche se, vedere una Fiesta Plus piuttosto che una Yaris o una i20 con snorkel e bull bar, corredate con un paio di fari supplementari direzionali mentre attraversano un guado fangoso sarebbe il sogno di qualsiasi appassionato presente ora.