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Piazza Grande a Modena, il posto previsto per l’arrivo della Modena Cento Ore, è per molti il luogo più straordinario visitato in questi giorni. A suo favore, da un lato l’emozione e l’eccitazione per avercela fatta, dall’altro il contesto architettonico splendido della piazza, a cui si aggiunge l’emozione di essere nei luoghi dove è nato l’automobilismo sportivo italiano. E’ facile infatti chiudere gli occhi e immaginare Enzo Ferrari, Stanguellini o i fratelli Maserati passeggiare sugli stessi ciottoli che oggi ospitano le vetture accolte da un bagno di folla.
Sono stati quattro giorni intensi, vissuti sempre al 110% e i segni mostrati dalle macchine sul podio all’arrivo, indicano chiaramente come nessuno si sia risparmiato.
L’espressione sorridente e finalmente rilassata dei partecipanti nel momento in cui si degustano la tanto desiderata e meritata birra, vale più di mille parole.
Mancano parecchi amici: sono 47 le vetture della sezione competizione riuscite a terminare la gara e 35 quella della sezione regolarità; 22 le vetture che non ce l’hanno fatta e che hanno dovuto dichiarare forfait prima di Modena, e questo è l’unico rimpianto.
Ma questa è la Modena Cento ore: una gara dura e sfidante, ma assolutamente strepitosa. Non a caso, molti degli equipaggi rimasti a piedi hanno comunque raggiunto Modena per vedere gli amici e dar loro un saluto, un appuntamento, un arrivederci e lanciare il guanto di sfida per il 2020.
Cento ore possono sembrare poche nell’arco temporale della vita di una persona, ma tutti hanno le certezza che le ultime 100 Ore trascorse sulle strade e sulle piste del centro Italia, abbiano lasciato ricordi indelebili.
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