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E’ il giorno degli abbracci.
E’ bello vedere arrivare alla spicciolata tutti gli equipaggi che prenderanno parte alla Modena Cento Ore 2019; tra di loro molte facce note di amici che hanno già gareggiato nelle edizioni precedenti.
I sorrisi, i ciao e gli abbracci tra gli equipaggi quando si rivedono, riempie di gioia e di soddisfazione chi ha il piacere e il dovere di organizzare la Modena Cento Ore perché, il comportamento dei concorrenti evidenzia come la manifestazione, seppur dura e molto competitiva, permetta comunque la nascita di durature amicizie.
Rimini, capitale del divertimento italiano, ci ha accolto ancora intorpidita dal prolungato inverno, prontamente risvegliata dal suono dei motori delle vetture che arrivavano in Piazzale Federico Fellini per le verifiche.
Fin dai primi minuti di apertura, i commissari tecnici sono stati impegnati nelle verifiche delle vetture, dei loro dispositivi di sicurezza e delle attrezzature dei piloti.
La prima macchina ad essere verificata, è stata la Shelby American Mustang GT 350 del 1965 dell’equipaggio inglese Roddie Feilden Simon Jefferies, seguita a ruota dalla Maserati 250S del 1956 di Stephen Bond e Terry Hopley.
Dopo le verifiche, la prima tappa d’obbligo per i concorrenti, è stato il tavolo dello sponsor Blackfin per ritirare il sempre gradito paio di occhiali loro riservato.
Tappa successiva, eseguita sia dai meccanici, che direttamente dai concorrenti, ha avuto luogo il rito della applicazione dei numeri di gara.
Alcuni esperti hanno usato il sapone, altri, si sono affidati più al colpo d’occhio per azzeccare al primo tentativo la posizione del bollo.
Con la consegna dei roadbook hanno cominciato a mettersi al lavoro anche i navigatori, che si sono messi all’opera per segnare i riferimenti loro necessari e per dare una prima occhiata alle note delle prove speciali.
Gli occhi di tutti si sono poi puntati su Christian Geistdörfer, il simbolo del navigatore di successo, capace di vincere il mondiale rally a fianco di Walter Röhrl per ben 3 volte.
Molto alto il livello medio delle vetture in gara, valide rappresentanti degli anni dai 60 agli 80 da corsa.
Il tedesco Albert Otten, con il figlio Julius, ha portato la sua splendida BMW 328 Roadster del 1939, unica vettura anteguerra presente alla Modena Cento Ore.
All’estremo opposto, sorprendente nella sua bellezza e aggressività, la Aston Martin V8 Vantage Zagato del 1986, portata in gara dall’equipaggio inglese John Dennehy Paul Halford.
Modena Cento Ore, come da tradizione, comincia con gusto e stile, questa sera si terrà la prima delle cene presso il felliniano Grand Hotel di Rimini, e, le tute ignifughe, cominceranno a lavorare domani mattina, quando alle 8.30 partirà la prima tappa destinazione Arezzo e Misano.
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