I motori si stanno scaldando, la nuova edizione della Dakar sta ormai per partire. Il 2019 sarà un anno particolare poiché come vi avevamo già raccontato, la gara si svolgerà nel solo territorio peruviano. Ridotte anche le tappe, solo 10, ma le difficoltà che incontreranno gli equipaggi al via saranno forse più numerose. Basti pensare che la Dakar 2019 si svolgerà quasi per intero su sabbia e dune (circa il 70%), e sempre parlando di dune bisogna considerare quanto siano insidiose quelle del Perù, spesso altissime e inquietanti per certi aspetti. Gli equipaggi più navigati sapranno come affrontare la gara, ma ci vorrà anche molta tattica e una buona dose di fortuna per riuscire nell’impresa di vincere e in molti casi persino per arrivare solo al traguardo.
I FAVORITI PER IL SUCCESSO
Scontato dirlo, ma ancora di più quest’anno i favoriti al successo sono gli equipaggi ufficiali. I team più organizzati la faranno da padrone, almeno teoricamente. Parliamo degli squadroni Toyota e X-Raid Mini. Nella gara “test” del Marocco, Nasser Al-Attiyah ha mostrato uno strapotere con l’Hilux 4X4 ma potenzialmente gli agilissimi e potenti buggy Mini dovrebbero avere un vantaggio tecnico sulle dune e sulla sabbia del Perù. Peterhansel, Sainz e Despres sono i piloti che sanno meglio destreggiarsi sulla sabbia e quest’anno avranno un mezzo davvero rapido. L’unico punto interrogativo per i Mini sarà l’affidabilità, tallone d’Achille in Marocco. Peterhansel parte leggermente svantaggiato conoscendo meno il mezzo rispetto a Sainz e Despres e oltretutto dovrà correre con un navigatore nuovo per lui (David Castera). Mai screditare però Stephane, vecchia volpe e 13 volte campione nella Dakar. Sainz cerca la riconferma, El Matador come sempre ci mette passione e massima professionalità e ha contribuito tanto allo sviluppo del Buggy X-Raid Mini. Despres invece potrebbe essere la rivelazione 2019, in Marocco ha dimostrato di essere davvero a suo agio sul veicolo sviluppato dalla X-Raid. Tornando agli equipaggi ufficiali di Toyota, sono da tenere d’occhio Ten Brinke-Panseri, questi ultimi migliorati tantissimi sulla sabbia, e l’ex campione sudafricano De Villiers che sarà in gara con Von Zitzewitz. In gara oltre ai Buggy Mini ci saranno anche i John Cooper Works Rally, ovvero i classici 4×4 che in passato si erano riusciti ad imporre alla Dakar con le versioni più vecchie. Su questo mezzo ci sarà Nani Roma, un pilota spesso non rapidissimo come i già citati ma molto costante e affidabile anche se nelle ultime Dakar non ha trovato molta fortuna.
GLI OUTSIDER DI LUSSO PER LA VITTORIA
Qualcuno si sarà accorto della mancanza di Loeb nella lista dei favoriti. La motivazione è ben precisa: in una Dakar ancor più piena di insidie e trappole, l’alsaziano farà fatica a trovare la giusta rotta con al fianco un Elena non troppo allenato rispetto alla concorrenza. Il duo ha mostrato di sapersi giocare le sue carte ma quest’anno partono al via su un mezzo che forse non è più il migliore, e oltretutto gestito da una struttura privata seppur sempre importante come PH Sport. Un altro nome molto interessante è quello di Jakub Przygonski, il campione in carica della Coppa del Mondo FIA Cross Country. Il polacco è passato solo da qualche anno alle auto dopo le esperienze in moto, e ha mostrato grandi doti da pilota e sopratutto poco incline a commettere errori con al suo fianco il belga Colsoul; in una Dakar come questa potrebbe esaltarsi così come il russo e veterano di raid Vladimir Vasilyev che sarà al via con Zhiltsov su un Toyota Hilux aggiornato nella versione più recente. Vasilyev ambisce a portare in alto la bandiera russa poiché molto abile nell’affrontare sabbia e dune e le lunghe percorrenze, il suo habitat naturale. Tra i possibili outsider alla ricerca di un successo clamoroso ci inseriamo anche il pilota ceco Martin Prokop. In gara su un competitivo Ford F-150 Evo, Prokop ha già ottenuto risultati importanti come il successo nel prestigioso Abu Dhabi Desert Challenge. Da non sottovalutare infine il pilota saudita Yazeed Al-Rajhi che quest’anno si è rimesso al volante di un Mini 4×4 dopo la sfortunata e disastrosa Dakar 2018 con il buggy di X-Raid. Al-Rajhi avrà al suo fianco Timo Gottschalk con cui ha vinto il Silk Way Rally 2018 insieme ad altre gare titolate FIA.
LE POSSIBILI SORPRESE
Tra le possibili sorprese andiamo invece ad inserire quegli equipaggi che potrebbero far bene, e magari entrare nella prestigiosa top10 o top15. “Orly” Terranova è uno dei piloti più amati in Sudamerica e quest’anno tenterà di concludere con un bel risultato dopo vari piazzamenti in top5. C’è molta curiosità attorno al nome di Mathieu Serradori, pilota francese pupillo di Jean Louis Schlesser e campione in carica dell’Africa Eco Race. Ha già partecipato alla Dakar versione sudamericana ma per lui sarà il debutto nella categoria Auto: correrà con un buggy SRT sviluppato dal suo team e che ha un bel potenziale. Altro nome interessante è quello del britannico Harry Hunt, pilota dotato di valigia e che sarà compagno di squadra di Sébastien Loeb. Hunt è un pilota molto veloce ma talvolta forse troppo oltre il limite nella gare che si corrono nei deserti. Vedremo cosa combinerà fra le dune del Perù. L’idolo dei locali peruviani sarà senza dubbio Nicolas Fuchs, pilota che ha vasta esperienza nei rally ma che negli ultimi anni si è fatto spazio anche nei raid; sarà alla guida di un Ford Ranger T1 insieme al navigatore Mussano, un mezzo che può facilmente entrare in top10 se ben pilotato. Yasir Seaidan potrebbe essere una delle sorprese di questa Dakar 2019 e sarà alla guida di un Toyota Hilux 4×4. Tra coloro che possono piazzarsi all’interno della top15 ci sono anche Boris Garafulic (Mini 4×4) Erik Van Loon (Toyota Hilux), il rapido pilota cinese Han Wei (Buggy SMG), il veterano Philippe Gache (Buggy SMG), Jean Pascal Besson (Peugeot 3008 DKR Maxi) che è il patron del team Easy Rally e il lituano Benediktas Vanagas (Toyota Hilux). Presenza femminile importante quella della spagnola Cristina Gutierrez che punta ad un risultato prestigioso con il suo nuovo prototipo Mitsubishi Eclipse Cross T1. Infine bisognerà capire il potenziale dei mezzi UTV di classe Open, veicoli leggeri dotati di una buona potenza e che di solito si esprimono su ottimi livelli sulle dune nonostante non abbiano i cavalli dei prototipi T1. Su questi “lightweight” troveremo alla guida piloti come Robby Gordon (Textron Wildcat XX), Reinaldo Varela (Can-Am), il russo Kariakin (BRP), Gerard Farres (Can-Am), l’ex rallista Dani Sola (Can-Am) e anche la ragazza italo-francese Camelia Liparoti (Yamaha).