Dakar 2019, ma a che punto siamo? Dopo diversi ritardi con tanto di perplessità e misteri sollevati dall’ambiente “dakariano”, il 18 maggio l’organizzatore ASO ha finalmente sciolto le riserve sulla nuova edizione del rally raid più duro e più famoso del Mondo. Mesi di trattative con diversi paesi del Sud America, molte delle quali fallite. Alla fine è arrivato l’annuncio: il Perù sarà l’unico paese ad ospitare la Dakar 2019! Per saperne di più su tutto quello che è successo ma anche per avere un parere sulla Dakar che verrà, abbiamo deciso di contattare Elisabetta Caracciolo, massima esponente dei rally raid e profonda conoscitrice della Dakar, parlando di alcuni temi centrali.
— PERU’ AL CENTRO DEL PROGETTO DAKAR 2019
“In pratica gli organizzatori hanno applicato un “salviamo il salvabile”. L’ultima opzione prima di quella definitiva valutava un percorso Perù – Bolivia – Perù e questo sì che sarebbe stato un disastro, sia a livello mentale perché la gente non vuole più andare in terra boliviana (continui annullamenti di tappe, ndr) sia a livello tracciati. 100% Perù teoricamente sarebbe anche una bella idea. Come ho scritto nel mio blog, il Perù è il terzo Paese più grande del Sud America quindi sicuramente c’è tanto territorio da sfruttare. Potenzialmente. In realtà temo che i tracciatori non spazieranno lungo tutto il territorio peruviano: a nord, per esempio la zona è protetta, in gran parte, per le tante rovine Inca, quindi territorio ad alto valore archeologico/storico, senza contare la foresta, che lassù la fa da padrona. Di certo però dovranno andare a dare un’occhiata a nord, dato che il prossimo anno si prevede che Cile ed Ecuador confermeranno la loro presenza nel percorso della Dakar. Quindi nel 2020 potremmo ipoteticamente avere un percorso Cile – Perù – Ecuador e a questo punto si dovrà tracciare un percorso che conduca a nord. E’ importante pensare che i tracciatori di ASO non lavorano mai un anno alla volta, ma fanno scouting con 4-5 edizioni d’anticipo: quando partono per tracciare cercano e disegnano già le strade future, quelle che poi potrebbero tornare utili. Quindi sicuramente andranno anche al nord”.
— LA DAKAR IN UN SOLO PAESE, CI SARANNO RIPERCUSSIONI SULLA COMPETIZIONE?
“Quello che mi spaventa più di tutto è che Etienne Lavigne, direttore generale della Dakar ha detto che i piloti si dovranno scordare le tappe da 400 km, che per una Dakar sono il minimo per una bella tappa. Tappe più corte dunque perché trovandosi a girare sullo stesso territorio, il Perù, si dovranno salvaguardare alcuni passaggi per poterli usare magari il giorno dopo. Già questo lascia un po’ perplessi. Dovrebbe uscirne a testa alta la navigazione a questo punto, e con questi presupposti, con buona pace di chi ama seguire le tracce. Eh sì perché in un tracciato che si ripete la grossa incognita saranno proprio le tante tracce. Trovandosi a passare due o tre volte sullo stesso terreno i piloti andranno in confusione con le tracce – è già successo – e navigare bene diventerà essenziale. Così come dovrà per forza esserlo anche il road book. Preciso e dettagliato. Sono certa che potrebbe venirne fuori, sotto questo punto di vista, una gran bella gara.”
— MARC COMA, COSA PENSI DEL SUO ADDIO DOPO L’OTTIMO LAVORO SVOLTO?
“Francamente non mi stupisce più di tanto, me lo aspettavo già da tempo. Aveva un contratto di tre anni con ASO che scadeva appunto al termine della Dakar 2018. Ha deciso di andarsene rinunciando ad uno stipendio elevato, ma lavorare per ASO – che è una società enorme ma ha anche un modo di operare molto particolare – non penso sia facile. Soprattutto per chi alla base resta pilota nell’anima e lavora con grande passione. Bisogna mandare giù tantissimi rospi. La Dakar 2018, a livello percorso è stata bellissima, forse l’edizione migliore da quando si corre in Sud America, grazie anche al gran lavoro di Marc Coma e Tiziano Siviero, ma al di là del percorso ci sono state magagne mostruose a livello organizzativo. Ne avevo già parlato quest’anno con Coma: ” E’ inutile fare un bellissimo percorso e poi perdersi ad un rifornimento di benzina organizzato e gestito male. O ancora su un trasferimento deviato, o ancora su un paddock disastrato e sommerso d’acqua”. In una gara grande come la Dakar non conta solo il percorso ma anche tutto ciò che ci ruota intorno. Tornando al discorso di Coma e sul ruolo vacante di direttore sportivo, ASO ha contattato diverse persone ma hanno risposto tutti no. Secondo me hanno chiamato le persone sbagliate: loro cercano un pilota carismatico e famoso, ma penso che prima di tutto dovrebbero cercarne uno che sappia tracciare un road book e scegliere strade e percorsi. Non tutti sono in grado di farlo. Il pilota sa leggere un road book, anzi il copilota lo sa leggere ed interpretare, quando si parla di auto oppure di camion ed è in questo settore che ASO si è mossa. Non posso dire i nomi ma la risposta è stata negativa, sempre: alcuni non hanno accettato perchè vogliono ancora correre altri semplicemente non vogliono lavorare in questa realtà. Io mi farei delle domande sul perché di tutti questi rifiuti.”
— RIFLESSIONI SUL FUTURO, E’ POSSIBILE UN RITORNO IN AFRICA O UN APPRODO IN ORIENTE?
“Parlando di spostamenti, al momento loro (ASO e Dakar, ndr) rimarranno in Sud America. Hanno già varie offerte per il 2020 e quindi perchè spostarsi? Tornare in Africa? Ma neanche per idea! ASO in passato non si è comportata bene nei confronti dell’Africa. Nel 2008, dopo l’attentato in Mauritania, fu creato uno stato di allarmismo esagerato. Per carità c’è stato davvero un attentato e sono morte delle persone, però dire che non si poteva andare più in Africa e che c’era una situazione di stallo… Posso solo dire che io nel 2009, 2010 e 2011 sono stata in Africa con la Transafricane Classic e la Heroes Legend affrontando esattamente lo stesso percorso della Dakar e non abbiamo mai trovato problemi. E non solo: la Mauritania ci accolse a braccia aperte, proprio per dimostrare all’Europa che non c’erano pericoli. Quando una gara come la Dakar, che è una potenza a livello mediatico ti dice:” Non andiamo in Africa, perché è pericolosa” poi non puoi aspettarti che gli africani ti aprano le braccia e ti dicano torna quando vuoi. Escluderei anche le ipotesi di uno spostamento in Oriente. Sono convinta che ASO avrebbe qualche difficoltà a trattare con i cinesi. Ho esperienza diretta con loro, ci ho lavorato personalmente insieme a René Metge, che è un uomo di una pazienza infinita. Al momento ci stanno provando i russi, con il Silk Way Rally. Conoscendo comportamenti e punti di vista ASO la vedo dura una collaborazione con la Cina. Nel Medio Oriente con i Paesi Arabi ugualmente mi sentirei di escluderla. Perché anche li non è facile andare d’accordo. Certo l’idea potrebbe essere buona, e magari Nasser Al-Attiyah sarebbe anche in grado di metterci lo zampino visti i suoi agganci. Ma attenzione lui ce li ha in Qatar, e non possiamo dimenticare l’embargo e tutto ciò che ci gira intorno. Quindi no, medio-oriente inteso come penisola arabica direi assolutamente di no.
— UNA DAKAR “CASTRATA” PUO’ FORNIRE UN ASSIST ALL’AFRICA ECO RACE?
“La Dakar di sicuro perderà degli iscritti! Se a favore o meno dell’Africa Eco Race non so dirlo. Forsi sì, forse no. La gente pensa :”Ora andranno tutti alla AER.” In realtà non è così semplice. In questo momento l’AER sta lavorando molto bene proprio perché ha una misura umana che la Dakar ha ormai perso. Alla AER i piloti sono persone umane, alla Dakar sono solo numeri. Però se alla AER dovessero arrivare 250 iscritti forse le cose cambierebbero e potrebbe diventare un problema, anche per loro, il solo gestirla. E’ una gara che funziona bene perché è veramente bella. René Metge, per il quale nutro una grande stima, la disegna benissimo con i suoi collaboratori ma il numero degli iscritti ad oggi non ha mai passato i 100. Se dovessero aumentare troppo forse la situazione diverrebbe più complicata a livello gestione. Stiamo a guardare. Di certo l’AER si sta giocando bene le sue carte e sa quello che deve fare”.
Rally.it ringrazia calorosamente Elisabetta Caracciolo per averci dedicato un po’ del suo tempo. Potete visitare anche il suo Blog dedicato ai rally raid!