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Se siete qui è perchè non vi siete fermati solo al titolo e per questo vi ringrazio. Per le parole che leggerete qui di seguito vi chiedo di attivare l’interruttore della pompa del sangue e di mettere in moto il cervello, tenendolo al minimo e captare ogni singola parte e ogni minima parola scritta. Bisogna smettere di essere ipocriti e vedere le cose come sono e come devono andare. E’ il corso delle cose. Grazie a tutti i nostri lettori e saremo ben lieti di ricevere le vostre opinioni in modo civile ed educato, per poter discutere tranquillamente del nostro amato mondo.
E’ ormai più di un anno che abbiamo sotto gli occhi queste poderose World Rally Car Plus. Denominate tali per la loro “estremizzazione” dei canoni a cui eravamo abituati con le semi-sobrie WRC di ultimi tempi. Grandi appendici aerodinamiche, potenza da vendere e grip estremo. Sicuramente avrete captato alcune parole scritte qui sopra, che vi avranno riportato alla mente diverse immagini del passato, ma a questo ci arriveremo dopo. La carriera di queste vetture sicuramente non è partita con il migliore dei modi.
Ci troviamo al Montecarlo 2017. Le prime auto sfilano, l’asfalto è reso scivoloso dalle fredde temperature di gennaio. Tanta gente ad assistere a quello che è un evento storico per il mondo dei rally. Si sente in lontananza il rumore secco e inconfondibile di un’altra belva in arrivo. Il numero 4 impresso sulla portiera, e la stampa “Paddon-Kennard” sul lunotto laterale. La i20 scalpita, scivola sull’asfalto traditore della prima prova speciale, colpisce un fotografo…e sappiamo tutti com’è finita.
Naturalmente si è parlato molto di questo incidente, e dalle immagini video si evince che il fotografo era in una posizione scorretta; ovviamente questo non significa “se l’è meritato”, dato che si è assistito pure a questo. Ma ci troviamo di fronte ad un boom mediatico incredibile: vetture nuove, più potenti, più estremizzate e un incidente fatale alla prima gara. E’ il delirio. Immediatamente le principali testate giornalistiche sportive hanno rilasciato titoli da prima pagina inneggianti i nuovi mostri, salvo poi non aver più cura dei rally in situazioni di gara “normale”. Le acque si sono calmate dopo qualche tempo, fino al week end della tappa Portoghese di quest’anno. La Citroen C3 di Kris Meeke alza una gran polvere, con i tanti cavalli scaricati a terra dalle Michelin appositamente disegnate. Ma il britannico è troppo veloce; mette a coltello la sua Citroen, ma è largo finendo tra gli alberi. Il roll bar ha ceduto con il susseguirsi di colpi ricevuti dalle piante nel punto più debole. Kris viene trasportato in ospedale per accertamenti. Arriverà la notizia che è illeso. Qui ora arriva il punto cruciale. Chi si era messo il cuore in pace dopo quel 18 gennaio ora è ritornato all’attacco.
Troppo pericolose! Dobbiamo tornare indietro!
Questa frase in queste ultime ore mi sta passando davanti agli occhi migliaia di volte. Ed è qui, proprio ora, che vorrei ripescaste le immagini che vi ho fatto apparire davanti agli occhi all’inizio dell’articolo.
Esatto. Le Gruppo B. Proprio loro. Ma non sono qui a dirvi che siamo tornati a metà anni ’80, che dobbiamo tornare indietro prima che sia troppo tardi e via dicendo. Assolutamente no. Questa pagina dei rally è ben dislocata da quello che è stata una parte oscura di questo sport, ma che ha portato anche enorme progresso. Sono passati ormai trentadue anni dall’abolizione delle vecchie belve con potenze smisurate scaricate a terra da tecnologie ancora acerbe e sicurezze non ancora tali. Perfino per i piloti era difficile concentrarsi alla guida:
“Devi mantenere una velocità di pensiero tale che sia più veloce della vettura stessa.”
Non sono mie parole. Sono parole di un pilota che l’ha vissuto, toccato con mano. Inoltre voglio ricordare i ritiri da parte dei team per le folle incontrollate a bordo strada, che con il minimo errore sarebbe stata una carneficina. Ne è stata la dimostrazione di Santos, con la sua RS200 nel 1986; incidente che, insieme alla scomparsa dei due grandi equipaggi Lancia, ha decretato la fine di quest’era.
Anche qui è un termine su cui non possono esserci paragoni; se prima la FIA lasciava in mano agli organizzatori dell’evento la sicurezza, ora viene misurata insieme a Michele Mouton, che contribuisce alla massima sicurezza di un rally potendo decidere se annullare la prova speciale o estromettere l’evento dal calendario. Nel frattempo le tecnologie si sono evolute, incredibilmente, trovandoci vetture estremamente sicure. Le velocità di percorrenza in curva oggi, ad esempio, sono nettamente inparagonabili a quelle di allora, e dobbiamo allegarci anche le prestazioni degli pneumatici che vanno a braccetto con l’evoluzione generale della vettura. Ovviamente non potranno mai esserlo al cento per cento perchè questo è fisicamente impossibile, ma sono certo che abbia contribuito alla salvezza di Kris Meeke. Questo può sembrare conflittuale, ma è proprio per questo che non si può fare un paragone con vetture di oltre trent’anni. Per principio. L’opzione è sempre quella di diminuire la potenza. In moltissimi pensano sia la soluzione migliore, ma che siano 380, 200, oppure 100 cavalli, pur sempre si corre. E’ chiaro che i rischi sono differenti, ma cadere da un precipizio con una Twingo R1 piuttosto che una Fiesta R5, poco ci cambia.
Un pilota è consapevole a quello che va incontro. E’ consapevole cosa comporta sfrecciare a 180 km/h tra i boschi finlandesi. Sono persone che hanno scelto questo, persone che hanno un talento, che l’hanno coltivato per esprimerlo al 100% e a sviluppare tecnologie per vetture che verranno poi (generalmente parlando) utilizzate per le auto di tutti i giorni. Se vogliamo parlare di costi di sviluppo è un conto, ma bisogna smettere di guardare al passato per proseguire nel futuro. La pagina Gruppo B è stata inserita in archivio, come una delle più affascinanti e pericolose allo stesso tempo. Le WRC + hanno ancora l’inchiostro fresco, e non si è ancora pronti per chiudere il quaderno. Il progresso deve continuare, per permettere di evolversi continuamente ed evitare passi indietro che potrebbero risultare dannosi.
Concludo dicendo che se avessi la possibilità, correrei, anche con una semplice Racing Start; ma sono consapevole dei rischi a cui andrei incontro. E se posso saperlo io, come può non saperlo un pilota professionista?
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