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Si è conclusa, il fine settimana appena passato, la 10^ edizione del Panda Raid, che abbiamo seguito con molto entusiasmo e curiosità. Moltissimi i partecipanti, ma altrettanti i ritiri. Ricordiamo infatti che percorrere queste lunghe distanze, per di più in ambienti poco ospitali come questi, in aggiunta con delle vecchie Fiat Panda, non è proprio semplice. Più di 3000 chilometri sono stati percorsi, passando su pietre, dune e asfalto. Tante riparazioni sono state effettuate, tantissimi pasti consumati ai campi base, litri su litri di acqua bevuti e altrettanto sudore versato, ma sicuramente per questi piloti proveniente da ogni dove è stata un’esperienza unica, ancor di più chi si trovava alle prime esperienze. E’ il caso di Andrea Gaggia, con Andrea Dal Mas, che spinti da Roberto Bianchin hanno deciso di partecipare al raid dedicato all’utilitaria italiana.
“Bellissima ma durissima”
Compare così sullo schermo del mio smartphone il messaggio di Andrea. Insieme alle foto inviateci, deve essere stata un’avventura davvero indimenticabile. Ripercorriamo allora le ultime due tappe affrontate da questi eroi nelle loro Panda.
Colombo in confronto era un novellino. Nella tappa numero cinque i piloti hanno lasciato il campo base di Tafraoute alle sette in punto della mattina. Tanta navigazione, soprattutto impegnativa nei tratti discretamente vegetativi, dove ci si poteva facilmente confondere. Inoltre le auto iniziano ad essere esauste, con diverse riparazioni da dover effettuare anche durante la notte per poter assicurarsi il posto nella linea di partenza la mattina. Il camion scopa lavora senza sosta, recuperando gli eroi caduti nell’impresa di raggiungere il campo base. La tappa si è contraddistinta per la presenza di tutti i tipi di terreni incontrati fino ad ora: sassi, sabbia, lastricato e asfalto. Tutto in uno.
“Sedici chilometri a rilento. Ero talmente disperato che ogni albero mi sembrava quello indicato nel roadbook. Mai stato così felice di arrivare al punto di controllo.”
Nicolas Alvarez, con il numero 298, rende bene l’idea di cosa sia stata questa tappa.
Panda in alto! La sesta, nonchè ultima tappa del Panda Raid si è snodata per 309 chilometri, quasi tutti di montagna. Infatti i partecipanti hanno dovuto affrontare il passo del Col du Tichka che sale fino a 2260 metri s.l.m. Quasi tutto asfalto per cui, dove i concorrenti si sono potuti gustare un panorama incredibile dalla cima del passo.
Prima dell’arrivo le Panda sono transitate per gli studi cinematografici di Cla Studios, famosi per aver ospitato il cast di Game of Thrones. Sono ubicati vicino a Ouarzazate, storica cittadina della Parigi-Dakar. Si poteva sentire l’odore dell’arrivo.
Il primo a giungere a Marrakech è stato l’equipaggio numero 403:
“La cosa più sorprendente, senza ombra di dubbio, è la resistenza di queste auto. Finchè non le vedi, non puoi capire.”
Il Pandino si riconferma “duro a morire”. Solido e avventuriero. Rinnoviamo i nostri complimenti ad Andrea Gaggia e Marco Dal Mas che hanno completato questa grande avventura. Un applauso anche agli italiani che hanno viaggiato in tandem al pandino fluo: Team 269, composto da Giuseppe Miceli e Vincenzo Rizza provenienti da Rosolini (Siracusa), detti San Vincenzo e San Giuseppe, pronti a sistemare qualsiasi guasto meccanico; Team 256 formato da Mindin e Emanuel di Cuneo. A detta di Andrea “due peperoni bagnati nel Sahara” e infine il Team 346 capitanato da Alfio Finocchiaro e Agostino Blando direttamente da Catania. Ricordiamo anche il nostro Enrico Bonaso, che navigato da Igor Marconato concludono questo Raid.
Insomma una grandissima avventura, “low cost” rispetto ai rally odierni. Questa settimana arriveranno altre novità riguardanti i Raid con il nostro amato Pandino.
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