Partiamo da una curiosità fine a se stessa: gli amici francesi di Forum-Rallye ci dicono che Thierry Neuville è il primo pilota dal 2009 ad oggi a vincere consecutivamente due gare nel mondiale senza chiamarsi “Sebastien”. L’ultimo a riuscire in quest’impresa fu Mikko Hirvonen. Tanto per dare un’idea di quanto i Loeb e gli Ogier siano stati dominanti negli ultimi otto anni.
Citroen Racing, desiderosa di rispolverare i fasti di un tempo, si è concessa un 2016 sabbatico per concentrarsi al meglio sullo sviluppo della nuova C3 WRC con l’intenzione di portarla subito al vertice, o almeno queste erano le speranze preventivate alla vigilia. Il successo in Messico colto da Meeke in modo veramente rocambolesco rappresenta il più classico dei “contentini” per coloro che si aspettavano decisamente ben altra posizione in classifica piloti (Craig Breen, il migliore dei suoi, occupa la settima posizione provvisoria) e costruttori (ultimo posto).
POST-ARGENTINA SILENZIOSO – Magari in pochi ci avranno fatto caso, ma le dichiarazioni dopo la gara argentina ci hanno messo un attimo ad arrivare, tanto da farci pensare a possibili clamorosi ribaltoni in seno al team, soprattutto dopo le minacce poco velate di Yves Matton nei confronti di Kris Meeke nel post-Messico.
“Abbiamo le capacità per raggiungere i nostri obiettivi, ovvero vincere i rally. Kris ha registrato una serie di ottimi tempi sulle prove speciali, dimostrando che la C3 WRC è un’auto consistente. Anche Craig durante la Domenica ha confermato tutto ciò. Purtroppo non siamo riusciti a trasformare questo ottimo passo in un buon risultato. Dall’inizio di stagione abbiamo pagato a caro prezzo ogni ostacolo che si è presentato sul nostro cammino. Continueremo a non mollare e a lavorare sodo perchè siamo convinti che i nostri sforzi verranno presto ripagati”. Queste le parole del team manager Citroen, quasi a sottolineare che se proprio bisogna trovare un colpevole per un inizio di stagione sottotono, i maggiori indiziati sono i tre piloti.
Ovviamente era impossibile chiedere a Craig Breen o Stephane Lefebvre di puntare al titolo iridato. L’irlandese sta fino ad ora svolgendo il suo compito al meglio, rallentato più da problemi tecnici che da sui errori. Per il francese il discorso è leggermente diverso. Dopo l’incidente in Germania nel 2016 il galletto sembra essersi un pò smarrito. Ovviamente l’età è dalla sua parte e sembra strano che Sebastien Loeb possa aver sbagliato previsione. Il nove volte Campione del Mondo promosse a pieni voti il connazionale dopo la vittoria del JWRC tessendone le lodi. La realtà è che in questo momento Lefebvre assomiglia molto di più ad un Pierre Campana che ad un possibile erede di sua maestà Loeb: una meteora del WRC più che un campione pronto a fare il salto di qualità e collezionare titoli. E’ vero che il processo di maturazione è ancora in atto e varia da pilota a pilota, ma normalmente si vede subito chi è in grado di fare la differenza rispetto alla concorrenza.
Probabilmente peggio di lui ha però fatto il suo caposquadra, colui che in tempi non sospetti vinse la concorrenza (non irresistibile) del teammate Ostberg e fu investito del ruolo di primo pilota e sviluppatore del nuovo progetto 2017: stiamo ovviamente parlando di Kris Meeke.
NEL NOME DI COLIN – Facciamo un passo indietro, Anno del Signore 2002. Un giovane Meeke vince il titolo britannico Junior supportato da colui che più di tutti ha rivisto un pò di se stesso in quel ragazzo tanto veloce quanto falloso. Colin McRae fu finanziatore, consigliere, mentore e amico di Meeke, almeno fino a quando il destino infame si portò via l’iridato 1995. Per quanto la filosofia dei due sia pressochè la stessa, quel “if in doubt, flat out” diventato leggendario, i freddi numeri raccontano una storia ben diversa. L’unico dato veramente in comune tra i due è l’elevato numero di ritiri.
Sfogliando il database di EWRC, è facile vedere come Colin abbia una percentuale di ritiro del 36,2%, molto vicina a quella di Meeke, 33,5%. Il curriculum dello scozzese però è di ben altro spessore: un titolo mondiale (il più giovane in assoluto a laurearsi campione) e 25 successi totali; quattro invece le affermazioni per il nord-irlandese che ha la pecca di essersi affacciato tardi al palcoscenico mondiale, con l’IRC 2009 unico titolo internazionale in bacheca. Annus horribilis di McRae il 1999, primo in Ford, con ben 10 tra ritiri e guasti tecnici su 14 gare (più l’esclusione da Montecarlo). Non molto diverso il ruolino di marcia del suo adepto: 6 ritiri nelle prime otto gare disputate nel WRC, tre uscite di strada ed un inconveniente tecnico in questo primo scampolo di 2017 assolutamente da dimenticare.
NUOVA AUTO, VECCHIO KRIS – Il 2016 a mezzo servizio ci aveva regalato un Meeke inedito, costante e veloce tanto da portare a casa due successi, che avrebbero potuto essere tre se nel primo appuntamento di Montecarlo una roccia non avesse rovinato la sua splendida gara. Molte sono state le condizioni favorevoli che hanno permesso di ottenere questi risultati: possiamo citare la posizione di partenza, ma in particolare la libertà di pensiero ed il correre senza apparenti pressioni hanno fatto la differenza.
L’unico dubbio di questo 2017, partendo dal presupposto che Citroen dalla Xsara alla C3 non ha mai sbagliato clamorosamente un progetto, era verificare se Meeke fosse stato in grado di fare bene anche sotto lo stress di dover lottare per l’iride. Una situazione che, almeno per il momento, lo vede sconfitto. Errore e ritiro a Montecarlo, errore in Svezia, vittoria con brivido in Messico, problemi al motore in Corsica e doppia uscita di strada in Argentina (la seconda definita la peggiore nella sua carriera) relegano il britannico ad uno scialbo nono posto nella generale, distante 75 punti da Ogier.
L’essere in scadenza di contratto, le continue voci di mercato con un Mikkelsen che preme per aver un sedile e la fiducia a gettone concessa da Matton non fanno altro che peggiorare la situazione già precaria di Meeke, costretto già dal Portogallo a rispondere con i fatti e risollevare le sorti di una stagione che davvero potrebbe essere la sua ultima ai massimi livelli.
Riuscirà il pilota di Dungannon a rialzare la testa e a dimostrare di valere con pieno merito l’accostamento al suo celebre mentore? E poi, è davvero Meeke il responsabile di tutti i mali di Citroen?
“You’re here for a good time, not a long time” – Ricordatelo, Kris.