Il nostro articolo di ieri riguardante il caso-Rovanpera secondo la nostra personale idea doveva servire a chiarire ciò che è capitato al Rally Adriatico e che, semmai fosse stato effettivamente un ordine di scuderia a fermare Kalle, non ci saremmo trovati di fronte al primo caso nella storia dei rally ma ad una delle tante situazioni già accadute in passato anche in palcoscenici più importanti.
In molti hanno però sfruttato l’occasione per attaccare duramente i personaggi coinvolti nella vicenda e buona parte di loro si sono chiesti come mai i diretti interessati non si sono esposti in prima persona, come a dire che questo silenzio-assenso confermasse i sospetti.
Riportiamo qui di seguito quanto è stato dichiarato da Kalle Rovanpera in merito a quanto accaduto:
“Prima dell’ultima super speciale eravamo secondi assoluti ma siccome Scandola era in testa di molto e Andreucci e Campedelli erano molto vicini, abbiamo deciso di fermarci in prova lasciandoli passare entrambi per avere una migliore posizione di partenza Domenica“.
Visto quanto abbiamo letto sui social dopo il nostro articolo, abbiamo deciso di contattare Anna Andreussi, dandole diritto di replica ai molti che hanno crocefisso l’equipaggio nove volte campione italiano.
“Noi non sapevamo nulla della scelta di Kalle. Sia Paolo che Kalle (soprattutto Paolo) sono stati attaccati duramente come se fossero loro a decidere il tutto. Mi dispiace che ci siano sempre polemiche all’italiana così come mi è dispiaciuto che il finlandese si sia stupito del polverone che si è scatenato, tipico della nostra cultura. Lui è molto giovane e non ha proprio bisogno di essere coinvolto in questi sterili battibecchi”.
Continua poi Anna: “Rovanpera è qui per imparare e crescere. Quello che si dicono i piloti prima, dopo o durante non è certo affare dei social network che invece sentenziano e scrivono come se fossero presenti, mentre invece sono a casa nascosti dietro ad una tastiera. Se tutti i tifosi pensassero a sostenere i propri beniamini invece che continuare a parlare ed attaccare gli avversari, il nostro ambiente sarebbe molto più divertente e sereno. In 15 anni che corro non mi sono mai permessa di insultare o criticare nessuno pubblicamente perché non condivido questo atteggiamento.”