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Oggi, per Peugeot, doveva essere il giorno delle (prime) conferme. Doveva accertare la sua affidabilità su un percorso che comincia a farsi duro, con più fesh fesh, sabbia e polvere. Così è stato: i francesi hanno passato la prima fase del test egregiamente, piazzando un 1-2-3, senza incontrare difficoltà alcuna. Non è però finita, anzi: stasera nessuno potrà toccare la vettura e domani le prime dieci vetture in classifica partiranno assieme, contemporaneamente, alle prime dieci moto e primi cinque camion. Sarà proprio da domani che Peugeot potrà pronunciarsi sulla propria maturità.
Nel frattempo, però, dopo una serie di tappe sussurrate, un po’ criptiche, un po’ inespressive, Peugeot si mette in testa e detta legge. L’inconveniente di Sainz a inizio gara era il punto interrogativo più grande venutosi finora a formare all’interno della Casa del Leone. Allarme rientrato, almeno per ora.
Stephane Peterhansel ha infatti rotto gli indugi e si è preso per un’inezia il successo di tappa, per appena undici secondi sul rientrante Carlos Sainz, che continua a rosicchiare qualcosa dalla testa della corsa, ma alla fin fine si trova sempre lì, a tredici minuti.
A dimostrare “l’andazzo” di questa Dakar è il terzo posto di Loeb, con il risultato di mettere in scena una vera e propria “lotta in famiglia”; potenzialmente letale. Ci è passato più volte Peterhansel, che si guarda ben dal ripiombarci.
In un’ottica più di ampia portata, tuttavia, il terzo posto odierno di Loeb vale più dei due successi di tappa che fanno sì scalpore, ma la Dakar è anche altro, molto altro. E’ pragmatismo, prima di tutto: non ha perso quasi nulla sui compagni di squadra, ma ha rifilato al restante schieramento distacchi dai cinque minuti a salire.
Non è ancora un riadattamento di fine anni 80’, con un dominio senza paragoni nella storia della Dakar, ma è una possibilità assolutamente da non escludere: gli uomini della Mini X-Raid sono parsi impotenti, disarmati.
Ce l’ha messa tutta Al Attiyah, ma ai primi passaggi su un fondo tendenzialmente più favorevole per Peugeot, la forbice prestazionale è iniziata ad allargarsi: il risultato finale è che dopo un inizio brioso ed incoraggiante, il qatariota ha dovuto deporre le armi, rischiando quasi il sorpasso di Despres.
Adesso in classifica ci sono oltre otto minuti dalla vetta per Al Attiyah: non un’infinità, tutt’altro. Ma d’ora in poi sarà dura recuperare, specie in prossimità dei terreni più vantaggiosi.
Il francese della Peugeot, infatti, nonostante l’imperizia, è stato vicino a piazzare il poker per la casa del Leone, piazzandosi comunque a personaggi molto più titolati, fra i quali tutti gli ufficiali Toyota e diversi ufficiali Mini.
In giornata ci sarebbe stato pure Yazeed Al Rajhi, sesto alla fine, ma con dei parziali eccellenti nei tratti più complessi per Toyota. Tuttavia, la pioggia di penalità non ha risparmiato nemmeno il saudita, con cinque minuti in più sul tempo che finiscono, di fatto, per annullare l’eccellente lavoro svolto in una delle tappe più critiche per un veicolo aspirato.
Un sottovalutato Poulter su Toyota mette a segno il settimo tempo a sei minuti, conquistando di lena il quarto posto in classifica.
Delude il duetto Roma-Terranova, ancora arretrati e inconsistenti: con altri setti minuti sulla groppa, Al Attiyah è sempre più solo nel difendere l’onore Mini.
Decimo chiude un redivivo Robby Gordon con il suo Gordini, che paga evidentemente il massiccio affluire di squadre ufficiali rispetto agli anni scorsi, accontentandosi di posizioni di rincalzo; discreta anche la prova del debuttante compagno di squadra Creed, diciassettesimo e vicino alla top ten.
Più opachi oggi Hirvonen e De Villiers: in questa occasione è certamente venuta affiorando una qual certa inesperienza del primo, mentre il sudafricano, attento a non frantumare le proprie ambizioni, ha optato per un’andatura costante in quella che, probabilmente, è la tappa più problematica di tutto l’evento per la vettura giapponese.