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Questo post vi porta le parole del team PanDAKAR direttamente dal Sudamerica. Cominciamo con il racconto di Simon.
Questa Dakar 2014 è davvero una gara infernale. Non ne ricordavo una cosi dura veloce e pericolosa. Il Team Pandakar la sta affrontando con un impegno e dedizione che nessuno immaginava. Meccanici, piloti e tutti gli altri sono concentrati sulla gara e sul ripristino dei veicoli, di sera e di notte. Un esempio di dedzione? I meccanici da inizio gara dornmono una media di due ore a notte.
Vediamo molti ritiri tra auto e moto ma anche tra i camion, con protagonisti di tutte le categorie già in enorme difficoltà. Noi stiamo tentando ogni strategia per portare avanti la Panda che risponde bene ma – tocca ripetermi – il percorso di quest anno è davvero impressionante per durezza e lunghezza.
Io e il mio Daily stiamo bene. Si dorme pochissimo, il fisico di tutta la squadra è segnato dalla stanchezza. Ma andiamo avanti.
Dakar, la terza tappa
Una tappa sconvolgente. La Panda si trova ad affrontare la prima sabbia e dune con gomme che cedono per ben tre forature. Uscire dalla prova di San Rafael-San Juan per Giulio e Antonio diventa un’impresa quasi pericolosa quando vengono speronati da un camion Daf olandese e la Panda riporta seri danni di carrozzeria alla fiancata sinistra.
Scossi ma sempre determinati i nostri piloti terminano la prova con un ritardo che li porta in fondo alla classifica, arrivando a sera tardi al bivacco.
Io e i meccanici ci prodighiamo per tutta la notte per rimettere in sesto la Panda che al mattino può partire in orario.
Dakar, quarta tappa
La tappa da San Juan a Chilecito è lunghissima – quasi 900 chilometri – e divisa in due parti con neutralizzazione.
Ci arriva notizia di un cedimento del semiasse sulla prima parte dellaspeciale. I camion aiutano la Panda e un grazie va sicuramente a Marino eLoris che aiutati da Paolo e me impediscono alla Panda di arrestarsi. E anche questa tappa la portiamo alla fine.
La parola ai piloti PanDAKAR
Giulio: «Prendo colpi a più riprese, il percorso è semplicemente infernale ma tengo duro e guido attento nonostante le forature. La Panda è un razzoquando il percorso permette di andare e io ne sono favorevolmente impressionato. Grazie a tutti voi che mi state accanto, io ce la metto tutta e come nel motto di Pandakar… Avanti sempre!»
Antonio: «La navigazione non è un grande problema ma sentiamo di essere una vettura piccola che talvolta davvero fatica a superare dei percorsi fatti per veri prototipi. Ma non ci arrendiamo di certo. La gara è ancora lunghissima».
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