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Sta per andare in stampa il libro dal titolo “Rally ’70. Una storia, tante storie” scritto da Emanuele Sanfront. Si tratta di una serie di racconti di alcuni rally che ha disputato in dieci anni di corse cui fanno da corollario la descrizione di come si correvano i rally anni ’70, delle auto e dei piloti con cui ha corso, delle altre star di quell’epoca.
E ancora. Parlano i protagonisti: meccanici, piloti, co-piloti, giornalisti, fotografi. Raccontano gli appassionati: tifosi, collezionisti e modellisti d’auto da rally. Infine a rendere l’atmosfera ancor più frizzante, intrigante ed esclusiva, alcuni curiosi flash di episodi “dietro le quinte” nonché, in allegato, il filmato in DVD “La lunga corsa” che celebra la vittoriosa e straordinaria stagione agonistica 1975 del gruppo Fiat.
L’articolo che segue non fa parte di quelli pubblicati nel libro. È comunque simile a una delle tante storie che, prese singolarmente, raccontano momenti emozionanti e irripetibili di un mondo esaltante, quello dei rally appunto. Piccoli tasselli che si prestano a fare da filo conduttore in un libro dedicato agli appassionati di rally che sarà presentato al Salone Auto Moto Retrò di Torino dal 7 al 9 febbraio 2014 e sarà in libreria a partire dallo stesso periodo. Il prezzo? Intorno ai 25 euro, compreso naturalmente l’esclusivo e interessante DVD.
Protagonista mondiale
A volte capita di avere un po’ di fortuna. Così, mi è capitato di prendere il posto del co-pilota Nicky Grist sul sedile di destra a fianco di Colin McRae. Sì il fenomenale pilota scozzese campione mondiale di rally.
Luogo d’incontro, Lowther Forest. Una zona boschiva nelle vicinanze della costa occidentale inglese, nella contea di Cumbria. Il percorso? Un entusiasmante toboga su sterrato di 4 chilometri e mezzo dove saliscendi e curve a gomito si alternano a brevi rettilinei e a dossi mozzafiato. Ecco come è andata
Chissà a cosa pensava Colin McRae mentre al volante della Ford Focus WRC numero 7 stava percorrendo con l’inseparabile navigatore Nicky Grist gli ultimi chilometri del Safari rally in Kenya prima di tagliare vittorioso il traguardo. Come tutti i piloti, con l’orecchio teso al benché minimo rumore sospetto, avrà senz’altro sperato di non doversi ritirare per problemi meccanici proprio alla fine della corsa. Aspirazione legittima, del resto: pochi metri lo dividevano dalla prima vittoria in un rally valido per il Campionato del mondo. E vittoria è stata. Un risultato eccezionale, considerato che la Focus WRC aveva esordito in corsa solo tre gare prima.
L’avventura si era iniziata nel dicembre 1997, quando la Ford aveva deciso che la Focus avrebbe avuto un futuro sportivo e aveva dato disco verde allo sviluppo della versione da corsa denominata WRC (World Rally Car).
Ottobre 1998: verso la fine del mese, il 21 per l’esattezza, viene messo in moto per la prima volta il quattro cilindri 2 litri turbo e il giorno seguente la Focus da rally muove i primi passi in pista. Sono trascorsi appena 317 giorni dall’inizio del programma e il 17 gennaio del 1999, alle ore 14.07, la Focus WRC con la volante Colin McRae prende il suo primo via a una corsa: il rally di Montecarlo.
La Focus WRC, un concentrato tecnologico da 1,2 miliardi di lire (circa 600 mila euro), l’ho “provata” in Inghilterra a poca distanza dalla sede del team Ford M-Sport.
Insomma, approfittando di un turno di prove della squadra ufficiale e prendendo il posto del passeggero titolare, Nicky Grist, mi sono seduto a fianco di Colin McRae, il pilota di rally attualmente più quotato, anche come ingaggio (si parla di oltre 9 miliardi di lire a stagione, cioè 4,5 milioni di euro). Ricordo che siamo nel 1999, ben 14 anni fa.
Luogo d’incontro, Lowther Forest, una zona boschiva nelle vicinanze della costa occidentale inglese, nella contea di Cumbria. Il percorso, un entusiasmante toboga su sterrato di 4,5 chilometri dove saliscendi e curve a gomito si alternano a brevi rettilinei e a dossi mozzafiato.
Salgo a bordo della Focus WRC. L’accessibilità, come su tutte le auto da corsa, non è delle più agevoli. Bisogna scavalcare in qualche modo la traversa del rollbar a gabbia e poi calarsi nel basso e stretto sedile anatomico. Mi guardo attorno. Sorprende, trattandosi di un’auto da rally, la cura quasi maniacale con cui è rifinito ogni minimo particolare. Dai pannelli laterali di carbonio delle porte, agli inserti, sempre di carbonio, sul cruscotto e sul computer di bordo del navigatore. Dal rivestimento di velluto nero della plancia, ai numerosi pulsanti e interruttori, ognuno con una scritta d’identificazione, disposti ordinatamente sulla console centrale.
Allaccio la cintura di sicurezza e metto il casco. Colin McRae schiaccia il pulsante dell’avviamento e il bialbero turbo da 2 litri va in moto con una possente tonalità accompagnata da forti vibrazioni.
Un addetto alla sicurezza solleva il nastro bianco e rosso che segna l’inizio del percorso di prova. La Focus WRC scivola in folle per qualche decina di metri mentre McRae, terminati gli ultimi controlli, accende l’interfono e con un semplice “OK?” si accerta che sono in contatto radio e pronto alla partenza.
Un’ulteriore stretta alla cintura di sicurezza, poi il secco clac che accompagna l’inserimento della prima mi fa intuire che sto per essere proiettato nel toboga inglese di Lowther Forest.
Tre accelerate decise. Il motore sale di giri. Poi McRae rilascia di colpo la frizione e, tra frammenti di pietra che mitragliano il fondo della vettura, la Focus WRC prende velocità con un’accelerazione impressionante. Sia pure con difficoltà, a causa dei violenti sobbalzi, faccio partire il cronometro.
Prima, seconda, terza. McRae tira velocemente verso di sè la corta leva al volante. Una, due, tre volte: I rapporti del cambio sequenziale si inseriscono con notevole rapidità senza che il pilota debba schiacciare la frizione. Siamo ormai in sesta e la velocità a metà del lungo rettilineo iniziale è molto elevata. Chissà, viaggeremo almeno a 150 all’ora o forse più. Che rabbia non riuscire a sapere a quanto andiamo. Nei rally, però, è il tempo impiegato per arrivare alla fine della prova speciale che conta.
Prima curva, altre emozioni. McRae, con fulminee scalate dei rapporti e pigiando con forza sul pedale del freno, rallenta la marcia della Focus WRC, poi l’intraversa e con un calibrato controsterzo spinge il muso verso il punto di corda, quindi accelera a fondo verso l’uscita di curva, correggendo con il volante le eventuali reazioni. Colpiscono, oltre alla velocità con cui si passa, ovviamente sempre di traverso, da una curva all’altra, le risposte della Focus WRC, precise e veloci. Sorprende, inoltre, il comportamento delle sospensioni che, anche sui fondi molto accidentati, copiano tutti gli avvallamenti senza mai fare perdere aderenza alle ruote pure sulle buche più profonde. Il segreto, ci ha detto l’ingegner Guenther Steiner, responsabile del progetto Focus WRC, sta soprattutto nell’accurato lavoro di messa a punto delle sospensioni in funzione di ciascun rally. La loro taratura più essere modificata addirittura tra un prova speciale e l’altra. Contribuiscono, inoltre, al notevole equilibrio dinamico della vettura l’ottima distribuzione dei pesi e il raffinato sistema di trazione integrale.
La strada inizia a salire. Rettilineo, tornante, una rapida sequenza di curve, un altro tornante, poi dopo un dosso, la lunga e ripida discesa alla fine della quale termina il percorso di prova. La velocità della Focus WRC ora è senz’altro più elevata di prima. Vorrei ancora una volta sapere a quanto andiamo, ma questa è stata l’unica emozione che non ho potuto provare a bordo di questa Ford da rally.
Colin McRae, invece, dà un’ultima dimostrazione di come guida un campione. Mentre rallenta, fa leggermente scodinzolare la Focus WRC come fa uno sciatore di discesa libera dopo aver tagliato il traguardo.
Ci arrestiamo in pochi metri dentro una nuvola di polvere. Fermo il cronometro e controllo il tempo: 2 minuti e 10 secondi. I 4,5 chilometri di questo entusiasmante toboga inglese li abbiamo percorsi ad una media di ben 121,8 Km/h.
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