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Pensando alla gara portoghese, è stato perfino esplicito il riferimento di alcuni piloti allo stato “infernale” di alcune prove speciali. Come una sorta di imbuto dantesco, in un viaggio sempre più fitto di precarie condizioni, fra vittime illustri e locali. A vincere, ancora una volta, è stato il “decalogo della prudenza” di Kopecky, ma per comprendere le ragioni del terzo successo in tre partecipazioni annuali all’ERC, è opportuno prima descrivere la composizione di questi “cerchi danteschi”: l’appuntamento, per gli appassionati, ha il sapore, l’odore della grande occasione, perchè sebbene non vanti, come è noto, un parco piloti eccezionalmente ampio, offre uno scenario sul piano metereologico e territoriale variegato, affascinante sia sul piano sportivo che paesaggistico. Il Rally si snoda attorno a Ponte Delgada, nell’isola principale dell’arcipelago, segnata in modo evidente dal persistere di piogge intense ed un tasso percentuale di umidità particolarmente elevato. Il saliscendi, in quest’isola vulcanica, che si distingue per una vegetazione lussureggiante, è un tratto distintivo, ma ancora più significativo è il miscuglio eterogeneo dello sterrato, un “cocktail” fra terra compatta, fangosa e ghiaiosa. Possiamo affermare che la scarsità di attrito del fondo, l’inefficacia dei freni, i “mudbanks”, anziché “snowbanks”, nonché il frequente pattinamento del posteriore, simulano una condizione analoga a quella del Rally di Svezia. Una variabilità, pertanto, sull’assetto complessivo dell’evento -fra l’incertezza provocata dalla nebbia e le mutazioni del fondo- che determinano la presenza di un fattore strategico molto marcato al fine del raggiungimento di un risultato positivo. Tanti sono i piloti che, come Ulisse e Diomede, nell’ottavo cerchio, hanno oltrepassato i propri limiti.
Dunque, il lettore, da questa premessa, dedurrà anche la rilevante importanza della conoscenza territoriale, che ha posto in condizioni di inseguire il successo un terzetto eccezionale, costituito da Magalhaes, Moura e Sousa: tre nomi, tre carriere, ma una gara in comune di spessore e qualità. Fino all’ultimo momento hanno duellato nel tentativo di riprendere il tandem Kopecky-Breen, dimostratosi tuttavia più regolare.
E’ Il fascino di questa gara – sempre attesa fra gli appassionati- poche certezze e tanto spettacolo, che trova terreno fertile a partire dalle radici di questo rally impervio.
Prossimo appuntamento in Corsica, un’altra isola che sul piano della proposta, concede un percorso di straordinaria selezione, del resto celebre, in quanto cardine di una cultura del rally la quale, a dispetto delle evoluzioni in altre categorie sportive, a partire dalla F1, che trovano nell’extra-europeo un fronte da sviluppare, è ben radicata nel concetto di centralità sportiva europea. Si pensi, per l’appunto, quanto il WRC sia tuttora legato alle esperienze storiche, mai ripudiate: sono l’elemento di solidità in tempi di vacche magre. Promosse le Azzorre, ancora una volta, ma anche il rally europeo.
CLASSIFICA DEI PROTAGONISTI
Jan Kopecky 9½
Il metodo è sempre lo stesso, noto ormai nell’ambito dell’ERC: la ricerca del successo avviene attraverso la gestione oculata della gara, senza costruire un cantiere vincente alla prima prova. Il distacco, in altre parole, si forma “in itinere”, perché così come conosciamo Kopecky, la forma perfetta la raggiunge perfezionando il proprio stile di guida, ritoccando le “sbavature iniziali”. E pensare che il pilota ceco non si possa certo definire uno specialista dello sterrato. Ricordiamo, infatti, che si tratta della prima vittoria su terra del vicecampione IRC. La lettura più adeguata si indirizza proprio in questo senso, poiché, come spesso accade, le anime della gara sono due, si intrecciano in una spirale, formando il codice del successo. Con questa espressione indichiamo appunto quanto la fase più critica, affrontata con lucidità, sia stata il precursore di una vittoria prestigiosa, di grande rilievo. L’encomio è d’obbligo, in quanto è stato altrettanto coraggioso nel superare la prova del consolidamento, con fredda e spietata motivazione, conquistando tutto e riducendo Breen, di fatto, all’impotenza. Una prova di forza da lungo tempo attesa, sebbene questo sia già il terzo successo annuale. Non è l’Hanninen pronto per il WRC, non è il Mikkelsen del 2011, ma è certamente un pilota di notevole autorevolezza, ancora da scoprire, evidentemente: classe e stile le parole chiave. RISCOPERTO
Craig Breen 8+
A proposito del coraggio e della baldanza, non possiamo non sottolineare la performance di Breen –pronunciatosi insoddisfatto delle tre piazze d’onore consecutive- che senza le due forature ad inizio gara, forse sarebbe riuscito a mettere in discussione la classifica. Del resto, dobbiamo evidenziare due aspetti di primaria importanza:
-Il ventaglio di imprevisti e di insidie, arricchito da un meteo iniquo e giustiziere arbitrario, ha trasformato la gara in un survival;
-Per il campione SWRC in carica, questa è la sede giusta per mettere in cascina quell’esperienza che ancora manca.
Indiscutibile, in effetti, è la sete di vittoria del giovane irlandese, ma a questa, si somma una consapevolezza inestimabile della moderazione. Apparentemente un ossimoro, è una delle doti che spicca maggiormente in Breen. E se è stato in corsa per il successo, fra le piste di fango, che non consentono nemmeno un controllo al limite, il bilancio non può che essere positivo. Unico tallone d’Achille, si è rivelata la capacità di reazione, che negli ultimi tre eventi, si è dimostrata insufficiente di fronte alle “riscosse” degli avversari. Per vincere, anziché rimanere incompiuti, un anno di accademia sarà fondamentale ai fini di una completa formazione sportiva, alla quale si somma un tragitto da “Odissea”, un nostos in Portogallo davvero imprevedibile, al quale Breen risponde con la regolarità. Un CV, che di anno in anno si amplia. IN CRESCITA
Ricardo Moura 8½
Se pensiamo ai leciti dubbi nati in seguito ad un passaggio di staffetta così cruciale fra N4 ed S2000, la risposta di Moura non è tardata ad arrivare: con la medesima autorevolezza da exploiter negli anni passati, oltre che da campione in carica del Portogallo, si è ripresentato ad una sfida di grande rilievo, ma in quest’occasione da protagonista, con il chiaro obiettivo di lottare fino all’ultimo in zona podio. L’atteggiamento, il piglio non muta: la migliore difesa è l’offesa. Come racconterà Magalhaes, è l’unica strada percorribile per un privato, i cui limiti sono sempre più evidenti e crudi. La ristrettezza economica limita il raggio d’azione, costringendo ciascun pilota a provare la propria vettura durante la gara. E in questo senso, Moura è il vincitore, primo privato e soprattutto primo fra i nazionali, dopo un combattimento all’arma bianca con i rivali portoghesi, in quel trenino dalla terza alla quinta posizione, dopo due giornate, racchiuso in due secondi. Gap che si sfalderà nell’ultima tappa, dimostrando e confermando, ancora una volta, di potersi confrontare ad un livello molto alto, specie in un percorso “step by step”, poiché è stato anche il debutto del campione del Portogallo con Skoda. Target raggiunto, con un margine di sviluppo ampio. EXPLOITER PER ANTONOMASIA
Bruno Magalhaes 7½
Non vince la sfida interna per il ruolo di portabandiera, ma ne esce a testa alta. Non ai rigori, ma ai tempi supplementari sicuramente. Come ampiamente dichiarato, infatti, il portoghese, che pure è uno dei massimi esperti della 207 S2000, soffre i vincoli economici, dettati dal ritiro di Peugeot Sport Portugal. Da allora, è stato un travaglio in mirate e circoscritte esperienze in rally prestigiosi. La sintesi estrema di questo weekend è amara, giacché coniuga due estremità contrapposte, confini e limiti materiali, per l’appunto considerevoli, e limiti umani ben più ampi. Due realtà che per funzionare devono essere in sintonia, in modo irreversibile. Pertanto, il quarto posto, deve essere considerato, ragionevolmente, come un traguardo positivo. Anche perché, di spettacolo, Magalhaes, ne ha offerto, giungendo, con una vettura instabile e nervosa, ad oltrepassare i suoi avversari, catturando la terza posizione. Nel momento di assisterlo, diciamo così, la 207 lo ha abbandonato, perché alla ripartenza lungo la tappa finale, il terreno si è ripresentato in tutti i suoi ostacoli, obbligando il portoghese ad una resa definitiva: la carenza del mezzo, del supporto, è stata determinante da questo punto di vista. La gloria, il successo del 2010, alle Azzorre, sembrano solo un lontano ricordo. GARA FRA LIMITI UMANI E MATERIALI
Jérémi Ancien 6/7
Prosegue in modo incessante l’attività del campione in carica del Volant Peugeot, con un obiettivo di fondo, cioè il raccoglimento di esperienza, in un percorso di “skilling” fondamentale e decisivo per un bilancio, al netto delle prime due performance disputate, discreto, seppur non eclatante. Su terra, per quanto superficiale e inattendibile sia attualmente la valutazione, non è il fulmine di guerra quale si è rivelato, ad esempio, Bonnefis. L’estrazione è comunque differente. Eppure, evidenziamo come elemento portante della sua prova, un climax in crescendo, una crescita progressiva e oculata, senza strafare, raggiungendo e superando diversi “improvement targets”. Con questo approccio, può inserirsi completamente fra i protagonisti.
Robert Kubica 7
Con la stessa prepotenza del driver dal notevole talento, ma non coltivato, Kubica mostra la sua netta superiorità nei confronti dei rivali, ostentando quel vantaggio, frutto delle proprie doti, inanellando una catena di successi di prova. Perfino sullo sterrato, dove la sua esperienza è ancora ridotta. C’è un collegamento con la metafora del bisturi, utensile da utilizzare con le dovute precauzioni. Maniacale nella pulizia di guida, sensibile alle imprecisioni a cui un pilota di rally tradizionale riesce a sopperire. Si pensi alle difficoltà nel corso della PS8: paga del resto la carenza di versatilità ad alcune condizioni. Da ciò, seguirà l’ennesimo incidente nel corso della PS11, un capottamento spaventoso, originato appunto dall’imprudenza, vero nodo da sciogliere per il polacco, che pure ha dimostrato grandi capacità nell’ambientarsi una categoria lontana dalla pista. Anche alle Azzorre, dove il meteo ha flagellato il percorso. E quel sesto posto finale, conservato inspiegabilmente con cura e attenzione, senza appunto varcare i limiti offerti dal territorio, è in controtendenza con la volontà di Kubica di “conoscersi” in questa seconda carriera. Linearità e distensione solo le parole chiave per imprimere una svolta. DISCONTINUO
Bernardo Sousa 8
E’ Sousa la vittima dei “mud- banks”, a bordo pista, che come gli “snowbanks” svedesi, intrappolano il pilota in una morsa stretta, impedendo di uscirne. Possiamo partire proprio a ritroso, incominciando dal termine della seconda giornata, in cui, dopo i travagli iniziali, una vettura non sempre coerente alle volontà del pilota, non ha concesso a Sousa, nello stint iniziale di inserirsi in quella rincorsa senza fiato compiuta dagli avversari nei confronti di Breen. E’ stata invece molto incisiva l’opera del portoghese nel corso della seconda tappa, nella quale, seppur con forte discontinuità, ha mostrato di riuscire ad interpretare le insidie territoriali con maggiore finezza e arguzia: le prove più lunghe hanno rappresentato l’occasione della riscossa per i locali, esaltati da un fondo pessimo –sul quale, invece sono apparsi più sofferenti gli internazionali-.
Seppur afflitto da numerosi inconvenienti, a partire da una foratura, l’impetuosità della performance, travolgente, furiosa, è tale da essere pari a quella del vincitore Kopecky. Sulla distanza ha letto la gara come nessun’altro, con più coraggio. INTEPRETE D’ECCEZIONE
ALTRI:
Antonin Tlustak 6
Jan Cerny 6
CLASSIFICA PRODUCTION CUP
Alessandro Bruschetta 7/8
Finalmente, dopo un periodo di digiuno, un pilota nostrano torna a vincere un appuntamento del Production Cup, senza dominare, ma sorprendendo e attirando lo sguardo interessato degli osservatori: si è rilanciato con la Napoca Rally Academy, della quale è componente principale Tempestini (6,5), in buona forma alle Azzorre -avendo raccolto i primi frutti della propria esperienza internazionale- migliorandosi di prova in prova. Eppure Bruschetta proviene da un lungo stop, dal 2010, anno in cui fu protagonista di un incidente in Finlandia: da allora, solo partecipazioni sporadiche a prove nazionali. E’ stato invece un recupero di forma rapido, una ruggine scrostata in un weekend, conducendo una gara all’insegna della raffinatezza, avendo sbaragliato la concorrenza con lucidità e pazienza. Prima con regolarità, poi acquisendo confidenza e ritmo gara.
Luis Rego 7
Miguel Barbosa 7
Jaroslav Orsak 7,5
E’ stato il ceco, di lunga esperienza, il principale artefice del successo di Bruschetta, che nonostante la straordinaria rimonta, è stato aiutato dal leader, incappato in una di quella sbavature fatali in un rally in cui anche la svista è punita severamente.
Il passo gara, come rivelato da Orsak, oltre che incoraggiante, non è stato originato da forzature particolari: il nono posto, in un punto di osservazione rispetto alla top 8, si è prospettato come un piazzamento favorevole, anche per controllare Barbosa, all’attacco nella prima fase di gara. Il crollo, è stato come un fulmine al ciel sereno, ma del resto sempre all’agguato, in un cielo torbido e non certo di buon auspicio. Speranze rimandate al prossimo appuntamento.
CLASSIFICA DUE RUOTE MOTRICI
Zoltan Bessenyey 7
E’ uno dei favoriti nella corsa al titolo due ruote motrici, specie dopo la vittoria portoghese, ma in quanto a risultati sul ritmo gara, ha indubbiamente deluso. Prima lo schiaffo austriaco, ricevuto in seguito al sorpasso di Chentre con la piccola Fabia R2: in quell’occasione, l’impotenza caratterizzò la sua prova. Come se non bastasse, alle Azzorre è giunto il colpo finale, con Danzinger ed uno straordinario Lefebvre che si sono contesi le due fette più grandi. Agli altri, le briciole. Va evidenziata però la pazienza, la calma, con cui ha raccolto la vittoria finale, approfittando della progressiva auto-eliminazione degli avversari. Calcoli che andrebbero coniugati con un passo gara più regolare.
Stephane Lefebvre 8,5
Classe e stile, prodotti tipico dell’accademia francese: l’anno scorso fu lui a sfidare Ancien nel Volant Peugeot, ottenendo comunque un ruolo importante nella squadra Peugeot ERC. Gli epiteti si esauriscono per gli eroi francesi di questa serie: è la determinazione a spingerli in coraggiose imprese. Perché, nonostante il secondo posto di classe, impressionano i cronometri, migliori di numerose Gruppo N e perfino di qualche S2000. Una scrematura, uno scollamento significativo di quanto sia fondamentale la formazione sportiva e tecnica. La 208 R2, è un piccolo ma prezioso gioiello, in mano al giusto artista: è il francese uno degli interpreti più fini di questa categoria.
Hannes Danzinger 7
SPAZIO DI APPROFONDIMENTO-DENTRO IL RALLY
Rally delle Azzorre 9
Fino ad ora, è stato il rally indubbiamente migliore dell’anno. Organizzazione locale efficace, tempestiva negli interventi per riparare il danno causato dalle violente piogge, cauta e prudente al momento di salvaguardare l’incolumità dei piloti. Percorso altrettanto degno di lode, poiché è la personificazione del rally nel suo insieme completo, ricco di tutte le sfumature: il prototipo che incarna l’estrema concezione del rally. Il fondo è un mosaico, con un insieme di tasselli modellati che danno vita ad un intreccio straordinario, così come è eccezionale la composizione dello sterrato, fra terra bagnata e compatta, fango e ghiaia. Con la nebbia vero avversario dei piloti, l’imprevedibilità ha giocato un ruolo centrale nel determinare la classifica, l’umido ha invece messo in luce le doti dei drivers, premiando i locali, poiché tale condizione ha simulato un effetto ghiaccio “endemico”.
Pilota del Rally delle Azzorre: Bernardo Sousa
A proposito delle letture di gara, ottima è stata quella di Sousa, che dopo aver dedicato un anno allo sviluppo della Lotus Exige GT, è ritornato in grande stile sulla vetrina internazionale, interpretando tutte le insidie locali a proprio favore, sfruttando l’elevato potenziale della RRC e soprattutto cogliendo e spremendo tutti i propri strumenti a disposizione, salvo essere vittima successivamente degli stessi elementi di aiuto precedenti. Da incorniciare la furiosa rimonta.
Eurosport 9
A chiudere un weekend eccezionale, ci ha pensato Eurosport, con una lunga dettagliata cronaca in diretta, curata anche dal noto pilota Guy Wilks, seguendo ben tre prove live. E’ lo spettacolo che pretende lo spettatore di oggi, in quanto il rally deve abbandonare i suoi tabù, fatti di ostacoli facilmente valicabili. E’ pur vero che le attuali ristrettezze impediscono lo sviluppo della diffusione mediatica, ma a premiare l’ERC è stata proprio questa scelta, ripartire dalla diretta, ricostruire da zero innovando. E’ il modello vincente, al quale il WRC dovrebbe fare riferimento.