Abbiamo evidenziato, con un po’ di ironia, il successo di un Kopecky che posa per la terza volta la propria firma sul Rally Isole Canarie. Un rally “classico”, composito, viste le intersezioni di tratti veloci e più lenti. Un appuntamento che attrae, generalmente, il novero principale dei piloti in corsa per il titolo e in questo senso, possiamo già definire una via maestra: Breen e Kopecky, allo stato attuale, sono i principali indiziati per il titolo iridato. E sebbene si sia verificato uno scontro “diretto”, un duello anche di nervi, possiamo certamente affermare che questo aspetto può passare in secondo piano. L’appeal dell’evento si è concentrato nella figura di Kubica, l’altra faccia della medaglia di questo rally. E’ il confronto fra l’animo irruente del polacco, tutt’altro che disposto a lasciare metri all’avversario, essendo un lottare genuino, e la “volpe” ceca, Kopecky, consapevole della propria inferiorità sulla carta. Su questo piano si può, infatti, leggere la gara: in un evento decisamente imprevedibile, condito dalla nebbia, dall’umido e della pioggia, la sensibilità di un calcolatore ha avuto la meglio. Il polacco invece, può vantare un feeling straordinario: la sua guida pulita, combinata ad una vettura stabile e precisa come la DS3 RRC, hanno dato vita ad un binomio il cui potenziale è stato sin dall’inizio irraggiungibile.Tuttavia la pressione generata dal risultato, forse ancora una cognizione delle proprie capacità non del tutto maturato, sono state le principali cause del ritiro. “Fa parte del gioco”, è la risposta di Kubica. Isolando il singolo evento, riconosciamo la superiorità tattica all’ex pilota di F1, ma l’altrettanta spiccata supremazia di Kopecky in ambito strategico. Una gara, dunque, fra risorse ottimizzate, da un lato, e dall’altro usurpate. Un paradosso, che coincide con l’opposizione diametrale della formazione sportiva dei due piloti.
CLASSIFICA DEI PROTAGONISTI
Jan Kopecky 8½
Nell’assegnare il voto, certamente evidenziamo quanto gli imprevisti esterni alla prestazione del ceco abbiano influito sulla vittoria finale. E’ stato, infatti, un successo alquanto ambiguo, privo delle sfumature del risultato “ottenuto sul campo”. E’ stato, in certo qual modo, un trionfo sin dall’inizio ricercato non sul passo gara, considerando che nelle fasi iniziali si è dovuto difendere da un Breen molto aggressivo, bensì sulla regolarità che non di rado lo ha premiato: gli appassionati ricorderanno proprio il Rally Canarie 2012, vinto negli ultimi chilometri, grazie ad un problema al motore di Mikkelsen. La gara, in effetti, ha preso forma nel nome di Kubica, il quale, nella prima tappa di 150km, ha rifilato ben settanta secondi al ceco, in preda ad una crisi di prestazione. Non è stata, tuttavia, una parabola discendente, tutt’altro: è stata l’ennesima applicazione vincente di una strategia da predatore, cauto, prudente, forse fin troppo guardingo. E dopo il colpo accusato nella giornata di venerdì, in cui ha palesemente sofferto la superiorità nel ritmo altrui, ha ritrovato sabato l’integrità giusta in un rally le cui condizioni meteo sono peraltro variabili e spesso incerte. In senso inversamente proporzionale, alla riacquisita fiducia ritrovata di Kopecky, è corrisposto il nervosismo del polacco. L’intuito del rallysta, più pragmatico e accorto, è stato sufficiente per riconfermarsi in terra spagnola. “L’ACUME DEL VETERANO”
Robert Kubica s.v.
In occasione del debutto in un rally di alto profilo, ci prendiamo la libertà di non assegnare nessun voto, per le forti contrapposizioni che esso comporterebbe. Infatti, alla lodevole prova, nient’altro che una conferma in ambito internazionale, essendo una figura ormai ben consolidata nei piani alti della classifica, si può accostare l’altra metà, decisamente più scura, del ritiro. Se la conferma, in un certo senso, è stata comunque schiacciante, distruttiva nei confronti degli avversari, è ben nota la propensione dell’ex pilota Renault in F1 a perdere un giusto bilanciamento “psicologico”, una sintonia che crolla improvvisamente fra vettura, navigatore e guida. Alla natura dell’incidente c’è naturalmente un ritmo gara davvero martellante, anche dopo aver conquistato un vantaggio consistente, che può implicare un incidente come quello di Kubica: la perdita di aderenza sul fondo scivoloso, causata da un ingresso sbagliato in curva, ha inevitabilmente condotto la sua DS3 al ritiro dalla gara. Bisogna –e questo è un obiettivo ben più arduo- trovare le origini, perché ai lettori, riflettendo sulle analogie, verrà in mente sicuramente un protagonista del WRC, Jari-Matti Latvala. Una velocità assoluta difficilmente raggiungibile, accompagnata da una cattiva amministrazione non solo strategica, ma anche dei mezzi. La formazione sportiva, come abbiamo scritto nell’anteprima, è quella della pista e, in un certo senso, si denota chiaramente quanto si sia ispirato dalla sua precedente carriera. Accompagnato dalla efficace DS3 RRC, è il miglior interprete nel disegnare le curve, la pulizia è il suo cavallo di battaglia. Si avventura in prova con la tenacia del combattente, ma il bottino, fino ad ora, è stato magro. Sarà molto importante rivedere l’approccio in gara: è l’unico sentiero praticabile per completare un processo di maturazione che avvia il pilota verso il vertice, il WRC. PASSIONE E ISTINTO
Craig Breen 8
L’irlandese promettente della Peugeot Rally Academy si è concesso un weekend da incorniciare, un cardine di una carriera che trova in questa parte dell’ERC un vigoroso passo in avanti: giunto nell’IRC nel 2012 per trovare il ritmo sull’asfalto e progredire sulla terra, adesso è diventato un protagonista della serie europea, come candidato credibile al titolo. Infatti, Breen è diventata una presenza al top ben affermata, efficace globalmente, probabilmente superiore a Kopecky su terra, fondo sul quale potrà avere la meglio. Dalla splendida vittoria nel WRC Academy, passando per il trofeo SWRC, si potrebbe annunciare un triennio di trionfi: i diciotto punti che lo separano da Jan Kopecky sono un gap colmabile, specie in virtù di importanti sviluppi nell’evoluzione della stagione, a partire dal debutto della 208 R5. C’è un programma in otto gare, incentrato molto sulle doti di Breen: dopo la crescita, bisogna anche ottenere risultati ed è in questo senso che si può leggere la prova delle Canarie, utilizzata al fine di comprendere i propri limiti. E sebbene i due minuti siano un distacco pesante, non rappresentano correttamente l’iter di gara, inizialmente molto più combattuto. IN RILANCIO
Luis Monzón 7+
Furioso, ardimentoso, coraggio inestinguibile nonché implacabile: l’epiteto è forse il mezzo migliore per descrivere il podio raggiunto dallo spagnolo. Il portabandiera nazionale, infatti, si è ripresentato all’evento di riferimento spagnolo con nuove volontà e speranze, a partire dalla nuova Mini RRC, che lo ha supportato egregiamente. L’ex campione Monzon, pur senza puntare mai alla vittoria, è stato prima autore di un audace inseguimento al podio, ad un passo da quest’ultimo: il parziale cedimento dei freni e poi una foratura hanno costretto il piloto ad un arretramento brusco e drastico. Ammirevole è stata invece la vitalità con cui si è rilanciato, senza obiettivo, alla caccia degli avversari, spiccando non solo fra i nazionali. E’ il racconto, in estrema sintesi, di uno smalto persistente, di un pilota esaltato e sostenuto dal numeroso pubblico locale, ripagandolo con una guida spettacolare. “LA TEMPRA DEL REDUCE”
CLASSIFICA PRODUZIONE
Andreas Aigner 7
Torna nell’ERC Aigner che, dopo il terzo posto l’anno scorso nell’IRC, non vuole perdere l’occasione di ben figurare nell’assoluta e, soprattutto, puntare ad una vittoria alquanto prestigiosa: il parco piloti è ricco e le sfide da affrontare sono numerose, a partire dai rivali più agguerriti. Il binomio Consani-Bonnefis è stato fortemente penalizzato dall’inferiorità tecnica della loro vettura, pertanto un confronto sarebbe quanto mai improprio; nell’insieme, il successo nel Production Cup, posto a cerniera fra due estremità molto distanti, è un risultato magro. Non è mai apparso in piena forma e sintonia con la vettura e non ha cercato i limiti del proprio potenziale, mettendo insieme una performance positiva ma non certo straordinaria. E’ sembrato abbastanza lontano da quel lottatore agguerrito dell’anno scorso. SENZA INFAMIA E SENZA LODE
Germain Bonnefis e Robert Consani 6/7
I francesi del team Renault, presentatosi con una coppia particolarmente apprezzato nel contesto internazionale, svettano nella classifica dell’ERC, raccogliendo un quinto e un nono posto, oltre che il secondo posto di Bonnefis nel Produzione: del resto, l’obiettivo primario, cioè quello di assimilare esperienza, è stato raggiunto e conquistato. Bonnefis e Consani sono un punto di riferimento nazionale e l’occasione è ghiotta: andare a caccia del trofeo con un tandem molto affiatato, il quale, al debutto sorprende e materializza risultati importanti, dando vita ad un lungo processo di crescita su asfalto, nell’ERC. Da seguire. TANDEM EFFICIENTE
CLASSIFICA DUE RUOTE MOTRICI
Gorka Antxustegui e Joan Vinyes 6/7
A proposito di tandem “efficienti”, dobbiamo anche segnalare i due team mates della squadra iberica della Suzuki, che ogni anno propone prima nel Rally delle Canarie, successivamente in quello asturiano, un “duetto-modello”, rispettivamente alunno e maestro, efficace: competitivi, outsiders per eccellenza, sono l’espressione spagnola del combattimento “a oltranza”, correre per esaltarsi sulle proprie strade, essendone esperti. Su questa via, il primo ha recuperato il successo fra le due ruote motrici e il secondo, la soddisfazione di aver lottato ad altissimi livelli, neppure a grandi distanze da un avversario di spicco qual è Aigner. DUETTO COMBATTIVO
Enrique Garcia Ojeda 6+
Torna nella top ten della classifica il campione IRC 2007, lottando egregiamente fra i rivali di classe, ma anche infilandosi fra le N4 del team Renault Sport: con rimarchevole continuità nei risultati, raggiungendo e imboccando “la corsia di sorpasso” al termine della prima tappa, nei confronti di Joan Vinyes, fino ad effettuarlo. Un episodio insolito invece lo ha costretto al ritiro anticipato, in quanto ai controlli la vettura è risultata leggermente sottopeso. Gara gettata al vento, dopo una performance positiva. DISTRAZIONE
ALTRI:
Hermann Neubauer 6
Zoltàn Bessenyey 6+
CLASSIFICA MISTA
Janos Puskàdi e Jean-Matthieu Leandri 6
In questo gruppo riconosciamo quella fascia dell’ERC effettivamente meno performante, sulla soglia della top ten, non troppo incisiva sul ritmo, parte del vivaio nazionale ungherese e francese, a cui è mancato quel passo in avanti, quell’evoluzione indispensabile per confrontarsi con i migliori interprete dell’Europeo. Prove discrete, ma nulla di più.
Jérémi Ancian 7+
Proprio a dispetto di quanto appena detto per Puskadi e Leandri, Ancian è stato il debuttante che ha destato più curiosità e interesse nel gruppo di testa, perché se Kopecky, Breen, ma anche lo stesso Monzon, sono nomi abbastanza noti, non lo è affatto il francese, straordinario prodotto di una miracolosa accademia: il Volant Peugeot. Un trofeo che ogni anno permette ai nazionali di crescere e di formarsi a tutto tondo, fra terra e asfalto. Infatti, la partecipazione di Ancian con la Peugeot Rally Academy è la conseguenza della sua vittoria in un campionato che ha dato vita a nomi alquanto popolari, fra cui lo stesso Loeb. Il francese della Peugeot, purtroppo, è stato vittima prima di un problema ai freni, in seguito di due forature che non hanno permesso al pilota di raggiungere il parco assistenza, costringendolo al ritiro. Bisogna tuttavia osservare lo scopo raggiunto: la prova spagnola è stato solo un esercizio di un percorso di “training” formativo, da cui si può ricavare certamente la validità della prova, condotta alle spalle solo dei più titolati. I risultati, arriveranno presto.
Daniel Oliveira 5½
Oliveira dopo due stagioni –concedetemi l’incisività del termine- fallimentari, si è rilanciato in una nuova esperienza, tentando, su un fronte ostile al brasiliano, qual è l’asfalto, un’opportunità di crescita e miglioramento, ma soprattutto nell’obiettivo di misurarsi in una sfida contro gli avversari. Purtroppo, il verdetto è ineludibile: il distacco, in modo spietato, è più efficace di qualsiasi analisi: “affannandosi” nelle retrovie, lottando con le due ruote motrici, disponendo invece di una Regional Rally Car, ha concluso la gara “affogando”. Chiusa la metafora, si evince molto chiaramente quanto, in queste condizioni, sia mancato il passo la consistenza. E in Corsica, prossimo appuntamento per il brasiliano, si prevede una soffernza ancora più intensa, in funzione di un parco piloti ancora più ricco e agguerrito, ma soprattutto considerando la difficoltà delle prove.
ANALISI:DENTRO IL RALLY
Rally Isole Canarie 7½
Metro di misura efficace, è un rally “classico”, come abbiamo già avuto occasione di raccontare, in sostanza caratterizzato da una composizione variegata di prove. Le variazioni altimetriche e la pioggia hanno ancor più mescolato le carte in tavola, senza tuttavia nascondere i valori in campo: la superbia con cui Kubica ha gestito il rally è stata così netta da non influenzare la sua gara. Analogamente, possiamo delineare lo stesso profilo per tutte le categorie: Kopecky e Breen hanno condotto una gara inizialmente a brevi distanze, in seguito il gap ha assunto i suoi contorni marcati, mentre Aigner è stata la figura centrale nel Produzione. Un rally fra pianura e montagna, fra sole e pioggia, che trova quindi nell’interprete dall’ingegno più aguzzo il suo meritato vincitore.
Pilota del Rally Isole Canarie: Robert Kubica
Essendo Kubica un protagonista dell’attuale frangente sportivo, in “chiaroscuro”, fra luci e ombre, viene da pensare alla calviniana figura del “visconte dimezzato”, un personaggio in certo qual modo incompleto, appunto suddiviso in due parti troppo estreme, che solo combaciando possono formare, realizzare un driver “integrale” non privo delle sfumature di cui necessita un talento cristallino, tutt’altro che grezzo. E’, in un certo senso, un “diamante” da salvaguardare. E per quanto fossimo convinti della solidità del suo ritmo gara, l’ultimo giudizio di un campionato di rilievo internazionale ha sempre un valore eccelso, specie quando il confronto avviene fra i migliori interpreti dell’ERC. Il tatto con cui ha letto la gara non ha precedenti ed apre una nuova pagina, la fine di un monopolio del pilota di rally di “professione”. Per i motivi suddetti, si può individuare nel polacco la ragione per cui è da considerarsi il vincitore “morale” dell’evento, come del resto lo fu Mikkelsen nel 2012. Sperando, dunque, che raggiunga l’equilibrio allo stato attuale assente.