Il Rally di Svezia ci abitua regolarmente alle sorprese, agli imprevisti, a gare con il fiato sospeso, essendo l’insidia dietro l’angolo: le precipitazioni nevose, molto frequenti nella regione in cui si è svolto il rally, la Svealand, quest’anno non sono state copiose durante lo svolgimento, ma la presenza degli “snowbanks”, i banchi di neve a bordopista, hanno rappresentato un fattore decisivo nel raggiungimento di questo esito. In effetti, parliamo di “svolta storica” in virtù del fatto che a dominare la scena non sono stati più gli scandinavi, bensì gli europei ed in particolare i francesi, espressione di eccellenza e prestigio, ma anche di dinamicità e di continuità: oltre Loeb, c’è una scuola assai efficace. Anche per tale motivo, inneggiamo al cambiamento di rotta, perché dopo una era assai lunga, concentrata su una singola figura, dalla reputazione unica, si rompe il tabù di Loeb, ma anche quello dei finlandesi imbattibili in casa: prima è riuscito il nove volte iridato nell’impresa, oggi Ogier, a testimonianza del fatto che, qualunque sia il risultato finale della stagione, tutt’altro che scontato, si apre effettivamente un nuovo periodo del WRC. Perché, sebbene colui che scrive l’articolo è convinto dell’inattendibilità della prova svedese, in quest’occasione sembra rispecchiare non solo i valori in campo, ma anche esaltarli: tre squadre, tre leader sul podio. La sorpresa Ogier sulla appena svezzata Polo, già in forma, Loeb appartenente al passato ma tuttora diamante della serie, irraggiungibile a priori, perché resta un pilota leggendario, e d’altro canto un singolo appuntamento non può raccontare tutte le verità. Infine, c’è Ostberg, punta della Ford, per tutto il weekend convincente, dalle doti ineccepibili. Sordo e Hirvonen, sulla carta primo e secondo pilota Citroen, sono stati invece gli attori di un fiasco assoluto, zero punti e mai incisivi, mai in auge: è questa l’eredità di Loeb?
Ribadendo che è inopportuno trarre conclusioni da questi due rally, chiudiamo, affermando che, almeno psicologicamente, Volkswagen può cautamente considerarsi leader e sin dal Messico, prossimo evento, Citroen e Ford dovranno imprimere un energico cambio di direzione per riprendere in mano quell’onore strappato con violenza dalla casa tedesca.
CLASSIFICA DEI PROTAGONISTI
Vista l’ampiezza del ventaglio di prestazioni, trovo opportuna una breve premessa per la classifica assoluta e per il WRC 2. La classifica è quindi composta dai primi nove piloti: possiamo dire, in sintesi, che la sua composizione è molto variegata, suddivisa in evidenti gerarchie. Il WRC in Svezia è stato quanto mai competitivo, ed il valore cronometrico è emerso, con Ogier, Loeb Ostberg più in forma, Latvala stabile quarto, che funge da transizioni al gruppo successivo, formato da Tidemand e Novikov, precipitati per problemi di disparate origini. Ricordiamo infine l’abbondante novero di drivers per la zona punti, Neuville, Hanninen, Prokop, Solberg e Sordo, fra i quali sono emersi, in seguito, i più regolari.
Sébastien Ogier 10 e lode
Ogier, come accennato nell’introduzione, apre una nuova pagina, un nuovo capitolo, rompe la tradizione locale, in quanto sbanca il Rally di Svezia, vincendo tutto, gara e Power Stage, ma soprattutto sconfigge Loeb, nello stile con cui il suo rivale ha vinto nove titoli: domina tutte le tappe, conquista metà delle PS, mettendo in atto una vera raffica di prestazioni de facto uno scalino al di sopra dei diretti avversari. E’ l’eleganza, insomma, con cui un nemico vince in terra straniera, o con una metafora calcistica, una squadra vince in casa del team perdente. Insomma, si contraddistingue per un inizio sfolgorante, incisivo, prendendo tutto il bottino, ad eccezione delle SSS. Mezzo minuto su Loeb, il che significa un solido vantaggio e stabilità; tuttavia, sappiamo bene che quest’ultima parola è sconosciuta in Svezia, dove la variabile metereologica può impazzire e mettere in scompiglio le squadre. Sebbene non sia caduta neve in abbondanza, la massiccia presenza di ghiaccio e cumuli nevosi, ha trasformato il percorso, ma Ogier non si è accontentato, andando ancora a vincere nelle giornate successive, costruendo un vantaggio per un totale di quarantuno secondi. Un distacco sulla carta esiguo, per un rally non certo da perfezionisti come quello svedese, ma concretamente pesante, perché tutto costituitosi sul campo, sul cronometro. E’ così che un progetto grande, di un colosso come Volkswagen, accostato ad un protagonista, come Ogier, dà vita all’equazione del successo, ma in modo imprevedibile: chi avrebbe immaginato una debacle di Citroen e soprattutto di Ford?
Allora se la classe non è acqua, quanto ottenuto è veramente storico ed unico, proprio, appunto, di un equilibrio spezzatosi. Con un dieci e lode esaltiamo, a priori, un’impresa difficilmente ripetibile in passato; nonostante sia ancora presto per sbilanciarsi con troppa enfasi, Ogier, qualunque sia il comportamento degli avversari su terra, ha già dimostrato la dose giusta di carattere e determinazione per ambire all’iride. “PILOTA DA RECORD”
Sébastien Loeb 9,5
Andiamo controcorrente e affermiamo senza dubbio che Loeb conduce uno dei suoi migliori Rally di Svezia, senza pressione, senza ambizioni, se non quella di vincere. E’ stata, per una volta, una gara da inseguitore “in affanno”, non con il respiro prolungato, privo della consapevolezza di poter gestire il proprio avversario. E’ noto ai lettori che né Loeb né la Citroen hanno mai mostrato un feeling particolare con la neve svedese, ma è chiaramente amaro il sapore della sconfitta, perché giunge, da quasi un decennio, una minaccia concreta e soprattutto, in assenza del suo leader, lo stesso Loeb, pronto a lasciare Citroen nel WRC. Conduce, tuttavia, una gara solitaria, mai troppo vicino ad Ogier, mai troppo lontano: in altre parole, si ripete la sfida di un 2011 travagliato, ma in quest’occasione, il colpo sferrato, è prima di tutto psicologico. Loeb, dal canto suo, va oltre e il limite ed ha dimostrato, nonostante la sconfitta, di poter chiaramente duellare anche contro degni avversari di tutt’altro stampo: quella dell’ultimo decennio, non è stata, pertanto, una giostra. Si evince, quindi, da questo scenario, l’importanza di una scuola solida, attraverso la quale la Francia è ormai leader, una Spagna nel calcio, per proseguire nella serie di metafore calcistiche: sembra il ritratto di un’era. Il Rally di Svezia sarà ricordato per il passaggio di staffetta?
Presto per dirlo, ma Loeb e Ogier si posano su solide certezze, come confermato da questa gara: velocità pura e ritmo, combinati alla costanza sono state le tre chiavi di lettura della gara svedese, che hanno lasciato a bocca asciutta i veterani Latvala e Hirvonen, i quali, con questo scossone, sembrano appartenenti ad un tempo assai lontano. La rincorsa, infatti, è stata una questione fra i due. “LOTTA IN FAMIGLIA”
Mads Ostberg 9-
Chiudiamo la pagina del podio, di chi ha veramente movimentato la gara, con prestazioni di valore e lodevoli, efficaci indiscutibilmente. Partiamo affermando che la sua performance è stata da prima guida M-Sport, in quanto, considerando i problemi al motore e la conseguente penalità, forse Ostberg si troverebbe in tutt’altra posizione: la motivazione è anche in parte sfumata, in virtù del fatto che da mattatore della top 3 è diventato tallonatore, con un distacco troppo rilevante in un’edizione sul filo dei secondi. Così, si può raccontare la sua gara, decimo per decimo, d’altronde costretto a questo atteggiamento, prima nel tentativo di riprendere Loeb, poi per difendersi da un Latvala competitivo, anche se a intermittenza. Invece il norvegese ha utilizzato come arma proprio la conoscenza del tracciato svedese, una sintonia quasi naturale, innata, che lo rivaluta, dopo l’incerta prova monegasca, fra luci e ombre. Nel serrato duello fra gli ufficiali, Ostberg può infilarsi nel ruolo di co-protagonista, grazie ad una sensibilità e ad una raffinatezza che stupisce. TERZO INCOMODO
Jari-Matti Latvala 7+
Latvala conquista, finalmente, un quarto posto che lo rilancia nella top five, dopo il disastro del Montecarlo; tuttavia, sulla neve svedese, fondo a lui favorevole, non coglie un risultato da ribalta, da sbigottimento, piuttosto piatto e privo di quel forte colore personale che Latvala attribuisce alle proprie prestazioni, non c’è forza e non c’è grinta: si può osare, dicendo che il finlandese è stato impotente, costretto ad un ruolo di satellite, secondario rispetto a quello dei primi: infatti, pur essendo stato positivo ed entusiasmante il confronto con Ostberg, in linea teorica i piani in cui dovrebbe competere sono ben altri, specie in virtù del fatto che è due volte vincitore del rally e ne ha dominato la scena, insieme ad Hirvonen, dal 2008. Definirla comunque debacle, non è corretto, in quanto ha posto una sua personale zampata nella PS10, duellando con convinzione; è stato inoltre afflitto dal malfunzionamento dell’intercom. Se pensiamo a quanto ha ottenuto fino ad ora, possiamo affermare che può rappresentare un passo in avanti: ma davvero questo quarto posto è indice di una calma ritrovata? ANDAMENTO INCERTO
Thierry Neuville 6/7
Non è il Neuville che pretende troppo, quello consapevole di poter dare il massimo del proprio potenziale: decisione determinante al fine del raggiungimento della top five, risultato “buono”, al quale tuttavia non siamo abituati. Non è, insomma, il Neuville dei luoghi comuni, la cui fama è ormai nota ai più, a causa di una freddezza mai trovata. In un rally in cui è maturato, anche grazie alla consulenza della scuola di Makinen, ad ogni modo, mantiene un atteggiamento di stabilità, forse nella consapevolezza di dover cambiare, forse nella volontà di dover optare per un’altra strada: il successo si crea su solide basi. Approccio che peraltro ha premiato molto il belga, giacché dall’ottavo posto ha scalato la classifica, non certo in modo sorprendente, grazie ad una serie di errori e problemi degli avversari. Il passo mantenuto, sebbene piatto, lo ha condotto nei pressi di grandi specialisti come Solberg e Hanninen, fino, appunto, a prendere i dieci punti in palio, utili in uno scenario abbastanza incerto della classifica. PARSIMONIOSO
Juho Hanninen 6/7
Hanninen non è lo stesso show-man del Montecarlo, dove, complessivamente, ha ben figurato al debutto, nonostante il ritiro. Invece, così come detto per i due piloti sopra, in particolare per Latvala, connazionale, conduce un rally positivo, in una competizione così serrata, essendo inoltre al debutto, ma non abbiamo, francamente, denotato una spiccata armonia alla guida: anche in funzione di questo particolare, possiamo completare l’analisi posta in modo centrale rispetto alle pagelle, ovvero il colpo accusato dai finnici e più in generale dai nordici. E’ mancata, a questa categoria di piloti, in un certo qual modo la tempra, con la quale nei decenni gli scandinavi si sono distinti. In effetti, mai, come invece accade frequentemente in Svezia, un pilota della zona punti, ha improvvisato una prestazioni decisa, di valore. E allora, seppur sia possibile ritrovare una serie di piazzamenti discreti nella top ten, l’impasse non è stata certo salutare nell’insieme. REMISSIVO
Martin Prokop 6+
Ormai, a guadagnare delle “disgrazie” altrui, c’è regolarmente Prokop, di fatto fra i piloti WRC meno competitivi, una costante. Certo, lo abbiamo già ribadito al Montecarlo, è un atteggiamento fruttuoso, senza alcun dubbio il ceco riesce a infilarsi in poco tempo nella top ten, ma senza stile, senza aggredire la posizione. La condotta mi ha ricordato, ahimè, un Matthew Wilson, che non è riuscito nel salto di qualità, che durante tutto il weekend è affondato nelle retrovie. Il ceco, invece, ha dalla sua una familiarità consistente con i percorsi del WRC, tale, comunque, da potersi comunque complessivamente distinguere: è preciso e mai orientato ad errori o sbavature, fa della regolarità il suo punto nevralgico; tuttavia, senza vigore, sarà difficile, ambire a conquiste più stimolanti dei punti. TEMPOREGGIATORE
Henning Solberg 6,5
Solberg non è l’exploiter di turno degli ultimi anni, quello che in Svezia riusciva a cogliere prestazioni eccezionali, da incorniciare. D’altronde, non ha potuto curare la preparazione, nessun test e quasi un anno sabbatico alle spalle. Tuttavia, nonostante la larghezza delle nuove sfide, delle nuove possibilità, ma anche in periodi di ristrettezza economica, Solberg senior agguanta un ottavo posto, pesantemente danneggiato da un ritardo al TC, causato a sua volta da un problema di affidabilità; sfidarsi con presenze ormai ben salde al WRC, quali Sordo, Prokop, ma anche Neuville, è stato un piccolo successo personale, perché anche le lotte dei “piccoli”, dei privati, sono una delle risorse di questo WRC.
Evgeniy Novikov 6
Una vera beffa per Novikov il nono posto, dopo aver combattuto in modo ardimentoso, con coraggio da vendere; poca sostanza, tuttavia e quel ruolo di protagonista in Ford, che è assolutamente lecito, sembra dissolversi nel tempo. Due gare, due punti, ma potenzialmente, potevano essere almeno venticinque, sufficienti per collocarsi in una terza posizione, proprio davanti al team mate Ostberg. In ordine cronologico, quella di Novikov è stata una progressione costante, una fiducia con la vettura lentamente migliorata. Solo Tidemand, il primo giorno, aveva messo in discussione il russo, con il quale aveva innescato un acceso “botta e risposta”, successivamente è stata una marcia solitaria, ma tutt’altro che mesta e conservativa: tant’è che per un eccesso di foga, si è impantanato in un cumulo di neve, mandando in fumo un prezioso risultato, anche nell’aspetto più pragmatico, cioè quello dei punti. Non è il modo migliore di iniziare una stagione, ormai tutta in salita, anche se ci sono ampie possibilità di rimonta, ma solo “con la testa” potrà farsi strada. IMPULSIVO
CLASSIFICA WRC2-S2000-R4-N4
Discorso diametralmente opposto è valido per il WRC2, dove un “cocktail” di piloti davvero formidabili ha dato vita ad un mix da seguire, con Grondal, Al Rajhi, Solowow e Wiegand sullo stesso piano. Una mischia, dalla quale è spuntato il pilota arabo.
Yazeed al Rajhi 9,5
E’ il pilota arabo senza dubbio il meritato vincitore del Rally di Svezia: generalmente, è apprezzato, è cresciuto con vera e genuina perseveranza e assiduità, diventando così, insieme ad Al Attiyah, punto di riferimento nel contesto del WRC, fra i mediorientali. Una piccola scuola, che dagli sterrati sabbiosi, da Rally Dakar, è stata esportata fino alla gelida Svezia. Il successo, è assolutamente di pregio: di fronte a drivers dal calibro di Grondal, Solowow, ma anche Wiegand, si è portato subito nei piani alti della classifica, nell’ammucchiata con Grondal e Solowow, altra rivelazione su S2000. Dopo aver accusato il colpo, rispetto al norvegese, in impeccabile stato, nell’ultima giornata ha rotto gli indugi, riprendendo subito la leadership, per certi versi, sempre nel mirino. Ed è giunta, successivamente, anche la soddisfazione dell’ultimo punticino in palio nell’assoluta. E’ da considerarsi, con questa giravolta alla vetta della classifica, un pretendente al titolo; c’è grinta in abbondanza…
Anders Grondal 9,5
Sbagliato non spendere qualche parola per il giovane norvegese, il quale, con spirito bellicoso, ha intrapreso una gara senza tatticismi, senza calcoli, nella consapevolezza di dover necessariamente attaccare per ambire al risultato massimo. Un’illusione durata giusto il tempo di quasi due giornate, senza poter ovviamente, respirare, soffocato dall’ombra vigile di Al Rajhi. Ha gestito la pressione con stile, senza mai cadere nelle trappole dei settori più insidiosi, un’’accortezza congiunta ad una “spietatezza”, in senso lato, che ha prodotto i conseguenti frutti; in altre parole tiene alto l’onore scandinavo, scalfito prepotentemente dai sempre più emergenti francesi.
Michal Solowow 8+
Non partecipa al WRC2, ma conferma le discrete sensazioni già assimilate negli ultimi anni sulla neve, sulla quale trova un particolare feeling: possiamo ormai definirlo uno specialista dei fondi viscidi, sui quali trova, evidentemente, un certo affiatamento. Si diletta bene nei confronti dei due piloti sopracitati, risponde con risultati cronometrici molto efficaci, inserendosi nel disordine delle prime prove speciali; al momento del bilanciamento reale delle posizioni, ha accusato un gap quasi “naturale”. Da amatore qual è, sul campo attacca e si confronta a tutto campo, interpretando al meglio le difficoltà presentate dal tracciato ed arricchendo una sfida già gustosa.
Sepp Wiegand 8
Non possiamo non premiare il tedesco, destinato a crescere; attualmente ricerca un’evoluzione nel proprio stile di guida tale da poter crescere in casa Volkswagen, che da un paio di anni a questa parte, lavora per costruire un driver nazionale per il WRC vincente, assente dalla vetrina mondiale dai tempi di Rohrl. Wiegand, dopo un 2012 a dire il vero acerbo, ha iniziato bene il 2013, con una vittoria al Montecarlo e il terzo posto in Svezia; è tuttora un po’ aspro, non è eccezionalmente pulito e paga ancora molto il dazio sui numerosi specialisti di classe, ma dopo una prima giornata un po’ cauta, un po’ troppo “ingessata”, si è mostrato più versatile, recuperando sui principali avversari. Non è ancora un talento puro, ma il miglioramento è tangibile.
Lorenzo Bertelli 7
Qualche riga è anche dovuta a Bertelli, il quale, con l’intenzione di migliorare sul fondo svedese, è riuscito non solo nel tentativo, reso più complicato da numerosi imprevisti, a causa dei quali è precipitato in fondo, interrompendo un duello entusiasmante con Protasov, secondo del gruppo N. Fra i pochi italiani in gara, è il meglio piazzato, ma in prospettiva è molto “speranzoso”: mediamente, si comporta bene ed è capace di raggiungere alcuni acuti assolutamente apprezzabili.
Evyind Brynildsen 8,5
CLASSIFICA SPECIALE
Mikko Hirvonen 4,5
Non vogliamo “infierire” fin dall’inizio e per tale ragione, ci limitiamo ad evidenziare la gravità di questo “zero” in classifica. E’ certamente un colpo duro subito, uno scossone che rimescola la sua posizione; perché, se nel rally c’è una certa flessibilità rispetto ai punti -un paio di jolly in una stagione si possono sempre giocare- bisogna pure affermare che il finlandese ha fatto della costanza il suo cavallo di battaglia, senza il quale, perde molto credito rispetto agli avversari, che hanno sempre qualcosa in più nel taschino. Per i simpatizzanti della F1, è una rilettura di un Button “prendere o lasciare” nel WRC, capace di tirare fuori dal cilindro prestazioni eccellenti dove molti cadrebbero in tribolazioni. Chiusa la lunga digressione, il fallimento è stato servito subito, su un “piatto caldo”, neanche il tempo di ingranare la marcia. Escludendo questi pochi chilometri, la gara è quasi finita per Hirvonen, perché a parte una vittoria nella Hagfors Sprint, ha solo condotto la vettura al traguardo. Manca solo l’ultima e cocente delusione, la Power Stage, nella quale, impotente, non è riuscito a reagire alle schegge impazzite, le Polo. Tinte fosche di una performance buia e cupa, in un rally imbiancato tendenzialmente favorevole al finlandese. La reazione, deve giungere con estrema celerità, riprendendo in mano un morale “a pezzi”.
Dani Sordo 5
Nello squadrone Citroen, l’unico a salvarsi è stato Loeb, mentre per i restanti componenti è stato un flop storico, da segnare, direi secondo solo a quello del Rally Australia 2011 nel triennio della DS3; oltre a Sordo e Hirvonen, ricordiamo anche Khalid al Qassimi (5), in pessima forma, autore di diversi “pasticci” e regolarmente lontano dalla top ten.
Rispetto a quanto si diceva dello spagnolo, il calo è stato verticale, l’anno scorso con MINI, dopo un anno di assenza, si distinse, infilandosi sin dall’inizio al vertice. Invece, volendo raccontare questo rally di Svezia, narriamo innanzitutto di un’angosciosa rincorsa fra i piccoli, per i punti e non per le posizioni di un top driver. Il feeling è stato, senza giri di parole, pessimo, ma non ha avuto l’acume di chi si difende quando è in condizioni pessime: prima ha urtato un banco di neve, perdendo conseguentemente posizioni, in seguito ha ripetuto lo stesso errore l’ultimo giorno, il che lo ha costretto al ritiro. Dunque, ad un “weekend no”, somma anche due personalissimi “sfregi” alla propria prestazioni. Sarà importante riprendersi subito, in modo analogo a quanto detto per Hirvonen.
Pontus Tidemand 7/8
Straordinario. E’ la parola che meglio riassume un pilota che, all’inizio, è riuscito “a mettersi dietro” il team Ford Qatar, per mezzo di un rendimento davvero spontaneo, efficace: al primo contatto con la WRC, ha già trovato il giusto accordo con la Fiesta privata, con la quale si è presentato per distinguersi, per divertire e per divertirsi: le sensazioni di una WRC, certamente, sono senza pari, proprio in Svezia, perfetta pista di pattinaggio, dove la potenza di una WRC è avvertibile più che altrove.
Con la supervisione esperta di Ola Floene, lo svedese ha prima provato ad avvicinarsi al podio, strepitosamente, poi si è infiammata la lotta con Novikov, nell’alternarsi di colpi in successione. La sua gara è durata solo una giornata, ma abbiamo raccolto molta sostanza, un concentrato di qualità. Infilarsi fra i “big” della serie, in modo folgorante, ha avuto grande impatto, considerando la sua esperienza ridotta nel WRC. E sebbene questo rally faccia storia a sé stante, abbiamo già ammirato le doti velocistiche di Tidemand nel WRC Academy, nient’altro che rafforzate da una prova di prestigio più rilevante.
Jari Ketomaa 6-
Jarkko Nikara 6,5 e Michal Kosciuszko 6
A proposito della Mini, una WRC dal grande potenziale, dissolto in uno sviluppo ad oggi in stallo, Kosciuszko e Nikara ne sono stati i portabandiera: il primo ancora inesperto, il secondo troppo irruente nonostante le prestazioni, i privati del marchio inglese sono tornati a secco, all’asciutto senza un bottino degno, quantificabile in punti o vittorie di PS. E’ stata, in altro modo, un’occasione di crescita, per prendere contatto con la sfida più impegnativa, quella del WRC; nonostante l’esito negativo, troppo foga nel primo, c’è carne al fuoco, ed elementi incoraggianti, per condurre una stagione comunque all’insegna dei limiti economici.
CLASSIFICA SQUADRE
Volkswagen 10
In una gara dalla cornice straordinaria, Volkswagen vince e per qualche istante ha guardato alla possibilità di segnare una doppietta, dal nirvanico alla realtà; perché, in fin dei conti, alla vigilia, le parole di circostanza di Capito erano poco convincenti, ma l’esordio, in Svezia, è stato troppo fulmineo per non stupire, anche perché giunto in facilità. Sul tavolo, ci sono tematiche importanti, perché l’affidabilità gioca un ruolo chiave nel campionato, ma anche l’efficienza della vettura, garantire grip e contemporaneamente un rendimento abbastanza lineare; sembrerebbe, questa Polo, avere qualche problema di stabilità al retrotreno, per un degrado eccessivo degli pneumatici. Tuttavia, a questa osservazione, accostiamo l’esplosività della vittoria di Ogier, per i motivi già più volte indicati ed inoltre in virtù del fatto che è stato sviluppato un prodotto già “etichettabile” come eccellente; sebbene siano attese le dure prove su terra, è innegabile che la guidabilità della Polo sia già ad un livello molto alto, ancor più se avvicinata a piedi “pesanti” come Ogier e Latvala. Il dieci, dunque, indica un vero “boom”, un colpo di coda quasi, perché Volkswagen ha colto l’avversario di sorpresa, impreparato. Un’incursione trionfale.
Citroen 6,5
In merito all’incursione appena introdotta, è stata proprio Citroen, leader da un decennio, team con “i piedi per terra”, come Volkswagen d’altronde, a subirla, perché, se Loeb –massima espressione della casa delle due spighe- non è riuscito a difendersi in Svezia, territorio decisamente ostico ai francesi, da sempre, Hirvonen, la punta d’attacco, è stato artefice di un flop dalle sfumature clamorose. Colui che è stato generalmente prescelto come favorito, è in crisi, dovuta da una pressione davvero opprimente; come diverse volte sottolineato nel nostro percorso, serve una reazione per rispondere all’urgenza, giacché pende una cosiddetta spada di Damocle sul team, il quale, a questo punto, deve già abbandonare i tatticismi del duopolio Ford-Citroen.
Ford 7
Ford, invece, gioca il ruolo importante di terzo incomodo, non potendo, realisticamente, pensare di rincorrere il successo finale, sebbene qualche rally sia alla portata; inoltre, Ostberg figura in terza posizione assoluta, quindi, con una collaborazione di squadra opportuna, giacchè ci sono attaccanti di prima selezione, una formazione “a quadrato”, non risulta irrealizzabile un progetto di “offensiva”, per ambire, come accaduto in Svezia, regolarmente al podio e garantirsi, mediante la regolarità e l’incisività, un collocamento ai piani alti. Novikov, Neuville, Ostberg e Hanninen formano, come già ricordato, una categoria molto giovane di drivers di scuole variegate, un insieme di grandi promesse, nate e cresciute in circostanze differenti. E’ per mezzo di questa differenza, che si può la strategia della casa dell’ovale blu.
SPECIALE-ANALISI DELLA GARA
Rally di Svezia 8/9
Qualità del percorso 9,5
Qualità spettacolo (incluse le mutazioni nella classifica) 7
Qualità organizzazione (inclusa la partecipazione live) 9,5
Non c’è che dire, i nostri voti esprimono l’eccellenza di questo rally, nato per sorprendere, con un’unica pecca, come vedremo a breve, una suddivisione un po’ “classista”, perché il podio è stata una questione fra pochi. Non eludiamo, comunque, il grande effetto del ribaltone di Ogier: una qualità, che nel complesso, è discreta per quanto riguarda lo spettacolo, il monologo di Ogier non è stato troppo marcato, ha lasciato con il fiato sospeso, seppure sia insolita in Svezia una superiorità abbastanza schiacciante. Sette, per esprimere un po’ strozzato da questa suddivisione netta delle posizioni. Ciò però non pregiudica il voto d’insieme, considerando la preparazione e l’organizzazione quasi proverbiale di questo rally; la diretta live, discontinua, ma già esemplare in un WRC in cui il live è tuttora elemento di dibattito e di grande disappunto, essendo affidato alle emittenti locali. Confermiamo, certifichiamo, dunque le sensazioni e le suggestioni del post-gara-
Le gerarchie del rally
E’ evidente che le prime quattro posizioni sono sempre state una questione fra i francesi e i due scandinavi Ostberg e Latvala, con quest’ultimo più in zona rincalzo. Con Novikov, invece, si è formata una catena di drivers di assai variegata estrazione, da Neuville a Solberg, che hanno animato sfide interne, ma non si è creato un “gruppone” in corsa per il successo, come invece accade spesso; potrebbe essere un indice di un campionato più stabile?
Pilota del Rally di Svezia: Sébastien Ogier
Andiamo avanti nella nostra rubrica, ricordando il vincitore del rally di Montecarlo, Andrea Crugnola, premiato per aver dato “un tocco di tricolore al Montecarlo”. Oggi, è inevitabilmente il momento di una consacrazione, di un Ogier, concedetemi il termine di uso colloquiale, entrato in un periodo di “gavetta” in Skoda e maturato in modo straordinario, con rigore, lanciandosi nella sfida da vero leader, con l’esperienza di chi ha acquisito esperienza nella vasta gamma di ambienti in cui è cresciuto. L’Ogier della Citroen, sembra un lontano ricordo. Non c’è solo competitività, dai primi feedback ottenuti nelle prime due gare, ma anche grande consapevolezza.