Dovendo raccontare la tappa numero sette, la prima parola che balza in mente è stabilità, perchè, con tutta probabilità, la maggior parte dei piloti attende già il giorno di riposo, stabilito la domenica, perchè, come noto, la vera guerra scoppia durante l’ultima settimana, anche in virtù di percorsi molto impervi e difficili.
Di fatto, è stata una marcia, certamente all’insegna dell’ingresso nella pampa secca argentina, che apre quindi un nuovo contesto, ma soprattutto i soliti noti hanno controllato la tappa. Per gli inseguitori, anche una manciata di minuti, potrebbe rivelarsi decisiva.
Fra le auto, scambio di posizioni nel tris Peterhansel-Chicherit-Al Attiyah, con il pilota Mini che ha avuto la meglio. Si è imposto anche con un vantaggio modesto sul connazionalem tuttavia ha mantenuto, come di consueto, un ritmo regolare, poco spumeggiante, ma lineare. Un mix, come diverse volte abbiamo raccontato vincente. Paga invece Al Attiyah, il quale, nella foga del pilota irruente, il passo gara nel finale lo ha perso, così come è dilatato il gap, aumentato di nuovo ad oltre tre minuti. Insomma, il titolo riassume le ultime due tappe, una sfida psicologica, nel quale c’è un continuo scambio di attacchi, a volte deboli, a volte più energici. Rompendo gli indugi, il francese si è concesso di costruire un piccolo margine da tenere, come si suol dire, nel taschino: è consapevole che l’offensiva dell’ex campione può avvenire, magari in pieno deserto cileno, assai denso di pericoli.
Chicherit, dal suo canto, corre ancora per consolidare la propria posizione in attesa di vacche più grasse, è quinto, anche se il podio non è irraggiungibile con… un pizzico di fortuna. Terzo Gordon, sempre in rilievo, nel tentativo di dare una svolta positiva alla propria gara.
Nel frattempo, la conferma dell’argentino Terranova, quarto, sarà gradita ai locali, che nel passaggio in casa, lo sosterranno nell’impresa.
DAKAR 2013, Settima tappa, 11/01/2013
Classifica generale auto (primi dieci)
1. Peterhansel/Cottret – Mini – 16.23’43”
2. Al-Attiyah/Cruz – Buggy – +3’14”
3. De Villiers/Von Zitzewitz – Toyota – +44’03”
4. Novistkiy/Zhiltsov – Mini – +48’54”
5. Chicherit/Garcin – SMG – +1.17’05”
6. Chabot/Pillot – SMG – +1.34’51”
7. Roma/Perin – Mini – +1.38’27”
8. Errandonea/Debron – SMG – +2’02″18
9. Terranova/Fiuza – BMW – +2.06’38”
10. Sousa/Ramalho – Great Wall – +2.07’29”
Capitolo trucks, avviene ciò che è accaduto fra le auto in modo analogo: De Rooy si conferma e sebbene la settima sia la tappa di metà rally, c’è di fatto ancora molta strada da percorrere. De Rooy, appoggiato a breve distanza da Biasion durante le prime battute, ha prima, insieme all’italiano, mantenuto un passo regolare, vicino a quello del leader, poi ha sciolto le briglie, con il compagno di squadra piuttosto attento a non commettere errori e a gestire la situazione, in attesa di una ripartenza molto più aggressiva. Non si deve dimenticare, infatti, che Stacey dopo il rollio di ieri, si è ritirato: troppo gravi i danni.
Insomma, quest’anno concorrenza molto tenace, ma l’Iveco risponde “pan per focaccia”, raccogliendo anche la tappa numero sette e guadagnando ancora terreno su Nikolaev, oggi insufficiente, settimo, ma ancora secondo nell’assoluta a ventidue minuti. Se è lotta serrata fra le auto, nei camion si ragiona in grandezze e distanze maggiori, così come la possibilità di cadere in qualche guaio è sempre dietro l’angolo. In questa situazione confusa, Mardeev e Karginov, Kamaz, sono quarti e quinti, sorpresa invece Kolomy, nella tappa odierna sesto, ma in classifica terzo, Loprais secondo ma sesto assoluto. Bene i MAN, settimi e ottavi ma in gran rispolvero, mentre Kuipers, con il vecchio Trakker. rimonta. in top ten. Bene anche Biasion, già quindicesimo, nonostante un atteggiamento ancora cauto e prudente, per poi lanciarsi all’assalto la prossima settimana.
Domani tappa lunga, fra cui un trasferimento su asfalto a metà percorso, quasi cinquecento chilometri in totale, mentre saranno solo 155 per i camion. Il fondo sarà variabile, inizialmente un mosaico di colori, caratteristico della pampa argentina, in seguito si dovrà attraversare un breve tratto di sabbia. Un miscuglio, ad altezze superiori a 3000 metri, che potrebbe avere interessanti implicazioni.