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E’ noto a tutti che la Dakar è una gara di resistenza ed evidentemente anche nel raggio dei veterani, qualcuno ha sottovalutato le novità di questa Dakar: giusto un dato in fretta, si consideri la discesa a metà tappa di oltre 1000 metri spalmata in pochi chilometri!
Oggi, i piloti hanno attraversato montagne superiori ai 2000 metri, dune, terra compatta e sabbia. Ciò che è più rilevante, è che la Dakar stringe sempre di più cerchio dei pretendenti alla vittoria ad un numero ormai esiguo, sebbene i ritardi anche maggiori di un’ora non sia neppure più impressionanti. L’anno scorso, arenarsi sulla sabbia poteva significare l’abbandono ad una qualsiasi speranza di successo. Invece, è sufficiente osservare che il terzo gradino del podio, fra le auto, si colloca con un gap superiore alla mezz’ora: che cosa succederà all’arrivo a Santiago del Cile?
Ancora più dilatati i distacchi fra i camion, Stacey, è sesto a quasi un’ora dalla vetta, ma procediamo con ordine.
Al Attiyah concede il bis fra le auto, dopo una lotta serrata con Chicherit e Peterhansel, conquista la seconda tappa consecutiva, dando vigore al proprio inseguimento verso il francese, distante solo cinque minuti. Interessante notare quanto, nel confronto fra il driver Mini e il qatariano, in una tappa durissima, dalle tante sfaccettature, si siano scambiati distacchi caratteristici di una gara, ad esempio, del WRC, testimoniando quanto si sia raggiunto e forse superato il limite. Di fatto, senza voler dare giudizi affrettati, saranno con buona probabilità questi due combattenti i veri candidati al successo, non tanto per il gap accumulato dagli altri, quanto per il passo gara insostenibile per la maggior parte del parco piloti sulla lunga distanza.
A dimostrazione di ciò, ci sono i risultati di tappa, ma è opportuno andare oltre i numeri: sono pochi a fare la differenza, ma si contano sulle dita di una mano coloro i quali sono capaci di avvicinarsi alla perfezione lungo le due settimane di gara. E su Peterhansel e Al Attiyah, non dobbiamo neppure discutere: c’è talento, c’è anche un pizzico di follia, ma soprattutto genio tattico e strategico.
Lontani dalla contesa due protagonisti, i quali, comunque, possono ancora guardare alla top ten, Sainz, Gordon e Alvarez, tutti precipitati nel baratro, con qualche ora di distacco. Per lo spagnolo, inoltre, è arrivata la beffa: la penalizzazione è stata nuovamente applicata nella questione inerente il GPS difettoso, riconsegnando i 21 minuti accumulati nello smarrimento lungo la tappa 2. Decisione che sicuramente scatena polemiche, anche perchè in controtendenza con la tesi precedentemente dimostrata.
Classifica generale auto
1. Peterhansel/Cottret – Mini – 9.04’29”
2. Al-Attiyah/Cruz – Buggy – +5’16”
3. De Villiers/Von Zitzewitz – Toyota – +33’22”
4. Novistkiy/Zhiltsov – Mini – +33’48”
5. Roma/Perin – Mini – +39’06”
6. Chicherit/Garcin – SMG – +42’32”
7. Chabot/Pillot – SMG – +59’30”
8. Errandonea/Debron – SMG – +1.04’54”
9. Gadasin/Kuzmich – G-Force Proto – +1.22’07”
10. Thomasse/Larroque – Buggy MD Rallye – +1.23’56”
Fra i camion, la sintesi è ancora più ardua da compiere, un disastro multilaterale, racconti da Odissea, che narrati, sembrano a cavallo di realtà e finzione. Infatti, per la prima volta De Rooy è crollato, a causa di una doppia foratura e di un problema tecnico, perdendo 26 minuti e cedendo la testa della gara ad un altro driver a cui certamente la sorte non ha offerto il proprio aiuto, Ales Loprais, il ceco della Tatra, il quale, fra la rottura di una sospensione e una perdita di olio è giunto al traguardo con 18 minuti di ritardo. In fumo i sogni di gloria nazionali con Biasion, che non è ancora arrivato al traguardo, per il quale si ipotizza, pertanto, un arrivo con diverse ore di margine rispetto al previsto. Sembrerebbe, infatti, che la causa del ritardo sia causata da un cappotamento, il quale ha, ovviamente, danneggiato il Trakker in modo non ancora definito. Un vero peccato, in quanto era l’occasione preparata su misura per prendere il controllo di quel cavallo pazzo qual è la classifica, che sembrava pur così docile fra i camion. Scossone peraltro favorito dallo squadrone Kamaz, doppietta di Mardeev e Karginov, incalzatori ma non protagonisti. In parte deludente Nikolaev, dal quale si attendeva un colpo di coda, un blitz per assaltare la fortezza Iveco. Attualmente, invece, è terzo a sette minuti. La partita è apertissima, ma gli inseguitori dovranno fare attenzione, perchè la coppia De Rooy-Iveco Powerstar è quella che funziona meglio, che detta il ritmo della gara.
Classifica generale camion (primi dieci)
1. Loprais/Bruynkens/Pustejevsky – Tatra – 10.53’41”
2. De Rooy/Colsoul/Rodewald – Iveco – +0’56”
3. Nikolaev/Savostin/Rybakov – Kamaz – +7’08”
4. Mardeev/Belyaev/Mirniy – Kamaz – +18’00”
5. Kolomy/Kilian/Kilian – Tatra – +30’52”
6. Stacey/Ruf/Der Kinderen – Iveco – +53’48”
7. Karginov/Devyatkin/Mokeev – Kamaz – +1.22’21”
8. van den Brink/Willemsen/Veenvliet – Ginaf – +1.43’37”
9. Kuipers/Van Eerd/Torrallordona – Iveco – +1.45’04”
10. Valtr/First/Kalina – DAF – +1.55’11”
Per domani, non è assicurato affatto lo spettacolo, tappa breve di poco più di cento chilometri, un misto di terra e ghiaia, a basse quota, che condurrà i partecipanti in Cile. Insomma, si prospetta una tappa di transizione, una tregua per riprendere le ostilità con ancora più tenacia.