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PAGELLE DEL RALLY DI FRANCIA 2012
Introduzione al Rally d’Alsazia 2012:
Siamo giunti al terzultimo appuntamento della stagione 2012, ampiamente dominata da Loeb, come è noto a tutti i lettori. Volendo descrivere questo campionato, direi senza dubbio che si conferma sotto tutti i punti di vista un anno di transizione. Non solo perchè funge di passaggio, come si accennava in articoli precedenti ad un cambiamento poderoso, bensì si tratta di uno stravolgimento colossale, di proporzioni notevoli; è la fine dell’era Loeb. In realtà, il cambiamento lo si poteva intravedere già nel 2011, quando Hirvonen, con sagacia, si accorse di poter prendere in mano la guida di Citroen, almeno nell’anno successivo. Chiudendo questa parentesi, ammetto di essere stato critico con il finlandese, per una scelta controversa. Sicuramente ricorderemo Hirvonen come l’antagonista assoluto del francese. Detto questo, il Rally d’Alsazia si conferma, come nel 2011, non una delle massime delizie, ma ugualmente apprezzato in quanto ad organizzazione; la trasmissione live dell’intero rally è qualcosa di eccezionale, riuscito solo in Francia. Il contorno, è uno scenario tradizionale dell’Alsazia, anche se con un pizzico di nostalgia, ricordo con più piacere il Tour de Corse. Si accennava, precedentemente, che le prove sono il riflesso del rally su asfalto per antonomasia, un classico, in altre parole. Asfalto non sconnesso, regolare, solo a tratti viscido, molto veloce, forse uno dei pochi dove si evidenzia più nettamente la superiorità del mezzo, Sordo ne sa qualcosa. Vale a dire, la patria di Loeb, non solo in termini “anagrafici”, ma anche come conformazione, non nutro esitazioni nell’affermare che si tratta di una gara per perfezionisti. Come scritto nello spazio d’approfondimento, è senz’altro anche la gara in cui i giovani hanno avuto la possibilità di emergere, più che ovunque. Al di là anche dell’eccezionale exploit di Neuville, che ha il supporto di Citroen; mi riferisco in particolare a Chardonnet, portabandiera di tanti altri, quali Consani e Arzeno, per citarne due. Sul piano della preparazione, la Francia è il modello da esportare, nel rally proseguirà certamente il dominio nazionale se nessun altro investirà con altrettanto coraggio e destrezza. Naturalmente, non si tratta di copiare, sarà capitolo da trattare in un articolo separato. E’ una Spagna, con una metafora calcistica, difficile da imitare nel gioco, perchè in fondo la Francia è un team unico tutto compreso nella FFSA, che si preoccupa di un novero di piloti assai ampio. La lista iscritti corposa, ben diciotto WRC, su settantuno equipaggi, arricchiti anche dagli incalzatori, le S2000, il cui schieramento è anche di alto valore, sono stati il contorno vincente di un weekend preparato in modo minuzioso e perfetto. Plastico invidiabile, non ci sono modelli più efficaci di questo, a testimonianza del fatto che quello sviluppatosi in Francia è un vero e proprio culto del rally. Chiudiamo con i dovuti onori delle armi a Loeb: un pilota straordinario, eccezionale, il cui talento ha messo perfino in dubbio la credibilità dei propri avversari; la questione è un’altra, Loeb rappresenta un altro esempio di prototipo prossimo alla perfezione. Ci sarà, anche per questo, un articolo separato. Non mi resta che augurare buona lettura!
*Si noti un’altra modifica al format dell’articolo. Per arricchire lo spazio, propongo l’assaggio delle pagelle, con il commento completo dei primi tre classificati.
LINK ALLE PAGELLE COMPLETE:
http://www.rally.it/forum/f24/pagelle-rally-wrc-5159-10.htm
Sébastien Loeb 10
Oramai da anni abbiamo finito gli aggettivi per Sébastien Loeb. “cannibale”, “alieno”, “fenomeno”… tutto inutile, non c’è modo per spiegare a parole la grandezza del francese, assoluto signore e padrone del rallismo moderno ma non solo, come dimostra tutte le volte che tocca una vettura da pista, con le quali ha già mostrato un feeling eccezionale.
Anche questo Rally di Francia finisce nell’immenso medagliere di Loeb, che per vincere in casa il nono titolo di Campione del Mondo consecutivo si è autolimitato nell’ultimo giorno e dato un po’ spazio anche a qualche altro nome, dopo aver dominato le prime giornate. Per tale motivo, un dieci celebrativo nel giorno in cui, si presume, festeggia il suo ultimo titolo mondiale WRC; fino ad ora abbiamo escluso il voto corrispondente pressochè alla perfezione, perchè Loeb di gara in gara, crea sempre più aspettative e certezze, che ad oggi culminano in risultati quasi scontati. A tratti, sembra quasi capace di prendersi gioco dei propri avversari, imponendo il proprio ritmo a piacere. I numeri sono eloquenti: un solo piazzamento, un ritiro e un secondo in posto in Galles che ha tutto il sapore di un’accorta gestione delle risorse in campo in un rally ricco di insidie. Io ritengo personalmente che in funzione di questo panorama, in qualche sfumatura anche assurdo, si nasconda una ragione più ampia: definitivamente, a rendere immenso il francese, sono stati gli avversari, incapaci di dare quel colpo di reni decisivo per le sorti del campionato. Anzi, alla resa dei conti, si è rivelato il francese predominante in quanto a freddezza e preparazione. Ricordiamo, invece, che l’unico ad aver seriamente impensierito Loeb, è stato proprio un connazionale, Sébastien Ogier che promette di esserne il sostituto. C’è una ragione, forse, di formazione rallystica, ma in quest’ambito non vogliamo e non possiamo rientrare, semplicemente perchè è difficile dimostrare questa condizione con sufficiente validità. E’ certamente indubbio che la scuola francese primeggi fra le altre, anche ad un meccanismo di rotazione, un “turnover” molto efficiente. Ciò non implica affatto una rivalutazione delle nove vittorie iridate, non è vero che la storia la scrivono solo i vincitori, ma certamente la posizione di un campione non può essere sminuita al punto tale da non essere pienamente riconosciuta. In altre parole, se i numeri non bastano, si può fare affidamento a quanto costruito da Loeb: una guida che definire pulita allo stato puro è riduttivo, è quasi un modello, uno schema da nessuno applicato. Con una metafora calcistica, una Spagna compatta sul terreno di gioco, che posa i suoi pilastri in una tecnica di gioco la cui unicità è data dall’impossibilità di essere riprodotta in sede esterna. Come si suol dire, poi, la fortuna aiuta gli audaci; questa si esprime sotto forma di ricompensa dei propri sforzi. In fondo, dal 2004 bisogna impegnarsi per argomentare un titolo immeritato fra l’ampio novero costituito fino al 2012. Ad oggi, sono giunto ad un’unica conclusione, penso la più ragionevole:è stato Loeb stesso a sminuire i suoi avversari, che pur fino al suo arrivo si sono sfidati ad alti livelli. E’ stato, molto semplicemente l’uomo giusto nella squadra giusta, cresciuto nel modo corretto, vantando un Palmares ancor prima che ricco, variegato. Si può quindi congiungere ad un’idea ampiamente condivisa di una straordinaria era, a tratti forse indebolita dalla presenza di due soli costruttori, ma non certo da concorrenti poco agguerriti. Il Rally di Alsazia, in casa sua, è il riflesso, come quello di tante altre gare, non solo di una stagione, ma di un’intera carriera costellata di rally dominati in lungo e in largo, dettati da una cupidigia incontrollabile, che, in modo del tutto giustificabile, si è trasformata in voglia di cambiare orizzonti, prospettive, perchè lui, dal WRC, ha ottenuto veramente tutto. Il ritiro, d’altro canto, non ha poi destato troppa sorpresa: la possibilità circolava già da molto tempo…
Jari-Matti Latvala 8,5
Otto e mezzo per consacrare l’altro volto della medaglia: non la figura decadente, in ritiro, bensì l’astro nascente, J.M. Latvala. E’ un’espressione a cui ricorriamo ormai da diversi anni e che poi viene puntualmente smentita all’inizio di ciascuna stagione, regolarmente positiva, si vedano gli esempi 2011 e 2012, dall’ottimo slancio, ma che nel concretizzarli nella seconda fase dell’anno, si consumano invece in crisi profonda, nel buio pesto dei ritiri e degli incidenti. per poi ricongiungersi ad una rimonta troppo tardiva. E’ ormai noto che ogni errore, ogni sbavatura, in funzione di un Loeb “che non sbaglia mai”, che nel 2012 ha sfiorato la perferzione in una combinazione vincente di ritmo e controllo strategico della gara, chiave del resto dei tanti successi. E’ ciò che è mancato al binomio Ford-Latvala, la freddezza nell’interpretazione tattico/strategica, a doppio senso, gara e campionato. Anche grazie ad una rinnovata vettura, oggi molto più affidabile, in un certo senso gli ufficiali hanno a disposizione gli strumenti per duellare al vertice; tuttavia, l’uso, sebbene applicato, non si è materializzato se non in due vittorie. Anzi, pare quasi che i piloti della casa dell’ovale blu si pongano come unico obiettivo appunto il successo locale, temporaneo; si noti infatti come fattore determinante e incontrovertibile la perdita di punti “per strada”, fra Power Stage sfruttate in modo alquanto discutibile e uscite di strada rocambolesche, non ultima quella di Solberg fra i vigneti dell’Alsazia. Noi, ad ogni modo, discutiamo della gara attuale; di questa, possiamo solo evidenziare l’ottima prova del finlandese, unico capace di mantenere, -a tratti- il passo del francese, il quale, ancora una volta ha giocato al tira e molla, dal quale ne è uscito appunto campione. Il distacco in parte attendibile di quindici secondi, limitato anche in funzione della conformazione delle prove, rivela, comunque, tutta la bontà del lavoro svolto da Latvala il quale non ha mai desistito e ha cercato di artigliare un successo che non perviene su asfalto, che d’altro canto è il fondo intoccabile del nove volte iridato, sfiorato grazie ad una condotta lodevole, costruita mattone su mattone. E’ il riflesso di un pilota che può competere a livelli altissimi senza dover “strapazzare” il proprio mezzo, perchè sa sfruttarlo fino in fondo, con consapevolezza. Se questo è l’elemento di giudizio, se questo è il vero Latvala, costituisce il futuro del WRC; tuttavia, i tempi stringono e c’è ancora molto da confermare e dimostrare, nonostante ciò…
Mikko Hirvonen 8
Questa volta l’otto è tutto meritato, perchè pur in virtù di una DS3 competitiva, sviluppata sul modello Loeb, molto efficace su asfalto, caratteristica sempre “maldigerita” dalle sue Ford del passato, Focus e Fiesta, ha mantenuto quella sorta di promessa fatta in un’intervista, nella quale ha affermato di poter migliorare Nel passaggio a Citroen, invece, manca ancora la prima vittoria, quasi un divieto in questo debutto che è da considerarsi un tirocinio, per sostituire l’ambita posizione del collega e team mate. In funzione di questo mutamento, il quale è da considerarsi ancor peggio un terremoto, che inevitabilmente rivoluzionerà i valori in campi. In virtù di queste premesse, è fondamentale disporre non solo di un binomio vincente, in piena sintonia, la quale sembra essersi già creata fra la squadra e il finlandese, ma anche di un ritmo uniforme lungo tutto il calendario. Per tale motivo l’otto è un punteggio di fiducia, assegnato in quanto punto di partenza verso un progresso ancor superiore, giacchè c’è, il lettore se ne sarà sicuramente accorto, un ampio margine di crescita. E’ in primo luogo una lode: Hirvonen è un pilota concreto esperto, minuzioso, che non prende rischi se possibile oppure se non dispone del mezzo in perfette condizioni; essendo un veterano della categoria, è anche un perfezionista, il quale cura il suo setup ed ogni dettaglio inerente la gara. In fin dei conti, il terzo gradino del podio non è altro che il frutto di un prostico ampiamente atteso, ma neppure troppo. Penso che in Francia a fare la differenza sia la vettura, ma anche l’accuratezza e la finezza del pilota; in quest’ambito, è altrettanto limpido che questo sia il punto di forza del finlandese. Drivers come Sordo hanno patito l’assenza di sviluppi della propria vettura; non a caso le Mini hanno sofferto a lungo durante il rally. Le Citroen, si veda anche Neuville, nelle giuste mani, invece, hanno espresso tutto il volume di fuoco possibile, conducendo due piloti sul podio ed un altro ai bordi di quest’ultimo. Ad impressionare, a dispetto di queste analisi, è proprio il brusco calo del gap del finlandese rispetto ai passati appuntamenti su asfalto; bisogna ricercare la risposta in un incisivo progresso personale, caratterizzato da un crescente feeling con il fondo in questione. Sommando queste valutazioni, si deduce che il Rally di Alsazia è stato uno dei più importanti e fruttuosi rally del finlandese: meno di un minuto di distacco, ritmo regolare al top, un podio che in futuro potrebbe equivalere a risultati di punta. C’è la giusta serenità per affrontare un 2013 decisivo per la sua carriera…
VOTO AL RALLY DI ALSAZIA:
Rally d’Alsazia: 8
Si veda la premessa per una visione riassuntiva.
Percorsi: 6/7
Gara: 8+
Altro (Organizzazione, ecc.): 9,5