“Non si può morire per un rally”. In sostanza è questo il messaggio che la nostra pagina vorrebbe trasmettere. Cominciamo dal presupposto che organizzare un rally non è come organizzare una partita di calcio, dove basta un pallone, un campo e i giocatori. Un rally è una cosa molto più complicata da organizzare, perchè serve la sicurezza dei piloti, degli spettatori, delle persone che non gliene frega niente. Quando c’ è la sicurezza si può organizzare. In Italia si corrono circa due rally ogni weekend, non tutti dispongono della sicurezza giusta, e non ci riferiamo a Larciano dove i soccorsi sono giunti subito sul luogo dell’ incidente. Aghini al Ciocco 2008, Guglielmini nel 2009 in Bulgaria, ora Franco Ballerini. Tra l’ altro il pubblico dei rally è “romantico”, fatica a dimenticarsi dei propri idoli scomparsi, da Toivonen a Mcrae e Burns.
Il numero di morti in Italia per i rally è troppo alto: siamo tutti piloti, la patente speciale arriva basta pagare, perciò aumentano le ronde e…diminuiscono le gare del Cir. Questo ci sembra un paradosso perchè sarebbe meglio ampliare le gare del Cir (quest’ anno solo 8) e regolarizzare meglio le ronde (che hanno sostituito gli sprint). Inoltre è giusto puntare sui giovani. Le case automoblistiche dicono per fare pubblicità ai loro trofei di correre nei rally e non per strada il sabato sera. Concetto ammirevole ma anchei giovani devono sapere a cosa vanno incontro, meglio alcune lezioni di guida in più, che una morte prematura.
Condoglianze alla famiglia Ballerini.